Venerdì, 25 Maggio 2018 00:00

Violenza contro la legge 194: quarant’anni di lotte per farla rispettare, ma la vittoria è ancora lontana.

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Violenza contro la legge 194: quarant’anni di lotte per farla rispettare, ma la vittoria di questa battaglia è ancora lontana.

In occasione della festa della festa della donna l’8 marzo, il tema principale insieme alla lotta contro la violenza di genere è stata la ricorrenza dei quarant’anni della legge 194 sull’aborto. Oltre a celebrare la data, sono stati messi in luce quei dati impietosi che dimostrano quanto questo provvedimento sia ancora ostacolato. Questi numeri sono la testimonianza di come ancora la dignità e il ruolo della donna siano poco rispettati in questo paese.

A parte la nostra regione Toscana, assieme a Veneto ed Emilia Romagna, il numero delle strutture ideate per tutelare la salute della donna continua a essere ben lontano da quel che prevede la legge. Provvedimento che infatti prevede una struttura ogni 20 mila abitanti, ma come si legge nell’ultima Relazione annuale del ministero della Salute sulla 194 il rapporto si ferma allo 0,6. Oltre a non aumentare, i consultori registrano una carenza d’organico ormai strutturale, come denunciato da ultimo in Liguria, dove in questi giorni Regione e opposizione si scontrano sul destino dei consultori pubblici.

I consultori non sono nati per occuparsi solo di aborto e contraccezione, ma per programmi di prevenzione, corsi di educazione sessuale, assistenza psicologica. Sono otto le figure professionali previste per legge, ma nell’ultimo monitoraggio del ministero della Salute solo il 4% delle strutture garantiva la compresenza delle diverse figure professionali. Non tutte le Regioni hanno fornito di anno in anno i dati utili a capire non solo quanti centri pubblici esistono, ma anche di che cosa si occupano.

Anche i numeri dei medici obiettori (60% al Nord, oltre 80% al Sud) continuano a preoccupare, con i diritti della donna si scontrano con un’applicazione a macchia di leopardo della legge. I numeri delle interruzioni di gravidanza crollano, mentre aumentano quelli della pillola del giorno dopo, con un aumento vertiginoso soprattutto tra le giovanissime. Dal 2009 è possibile interrompere la gravidanza indesiderata con il metodo farmacologico, la cosiddetta RU486. In Italia è usata solo nel 15% dei casi, in Francia nel 57%, nel Regno Unito del 60%, in Svezia del 90% (numeri da Relazione Ministero della Salute 2017).

Cosa è cambiato in questi ultimi anni? Vi è una contraddizione apparente legata al tasso di disoccupazione, in cui la donna senza la dignità lavorativa si ritrova relegata nel suo ruolo conservatore di serva della casa e del marito. Questo fattore comporta una perdita della sua emancipazione sociale e il ritorno alla visione maschilista (sempre diffusa nel nostro paese) della donna come strumento di procreazione. Un elemento accompagnato dalla mancata equiparazione dei salari tra uomo e donna, sintomo di una profonda ingiustizia sociale legata a questa chiara discriminazione di genere. In un momento di crisi occupazionale come questo, è il soggetto considerato più debole a pagare il prezzo.

Alla base vi è un enorme problema culturale, legato alla concezione della donna. Un pregiudizio figlio della dottrina conservatrice nata dall’intreccio tra cattolicesimo intransigente e nazionalismo maschilista. Dove la donna ha il ruolo della “vergine” Maria, sottomessa a una figura maschile e dedita alla procreazione di figli. Una concezione tornata ad essere diffusa nel nostro paese, anche a causa di un analfabetismo di ritorno causato da una istituzione scolastica sempre più smantellata dalle riforme dell’ultimo ventennio. Che lascia le stesse donne in balia di una società maschilista e patriarcale come quella italiana. La pericolosa unione tra una retorica nazionalista maschilista e una concezione religiosa conservatrice ha fatto danni ai diritti delle donne anche in tutta Europa, come in Polonia e in Ungheria dove è in corso una lotta feroce contro l’aborto.

In Italia questa retorica viene giustificata con il crollo della natalità, come se fosse la donna responsabile e colpevole di una situazione come la nostra senza occupazione e senza la possibilità di una prospettiva futura. La politica scarica sulle spalle delle donne le sue lacune nel lavoro e nei diritti, togliendo sempre più tutele. Nascondendosi dietro alla ipocrisia delle quote rosa e dell’alternanza di genere. Quando battaglie ben più importanti di civiltà come l’IVA alta sugli assorbenti intimi o la regolarizzazione della  prostituzione vengono abbandonate. La mancata applicazione della 194 e il relegare in un cassetto battaglie come queste sono un pericolo per la salute della donna, a rischio con il ricorso all’aborto clandestino e altre pratiche pericolose.

La violenza contro la 194 è solo un altro aspetto della violenza contro le donne quindi. Una dimostrazione di come l’obiezione di coscienza debba essere regolarizzata partendo dal presupposto fondamentale del diritto alla salute. Le restrizioni devono essere attuate negli ospedali e verso i medici. In passato non si mancò di penalizzare gli obiettori che rifiutarono il servizio militare obbligatorio. Smantellando o impedendo l’applicazione della 194 si mettono a rischio anni e anni di battaglie per l’emancipazione delle donne.

La politica si deve mobilitare perché questo non accada, lavorando per la costruzione di una visione statale senza discriminazioni di genere affinché siano accolti i diritti di tutti. Tutti importanti, concetto molto difficile da imparare in Italia e nella sinistra italiana. Anche quelli di una donna che in sua libera scelta rifiuta di donare al mondo una nuova vita. Un dono che una visione maschilista, conservatrice e patriarcale vorrebbe trasformare in un sacro dovere.

Immagine ripresa liberamente da commons.wikimedia.org

Ultima modifica il Giovedì, 24 Maggio 2018 21:37
Marco Saccardi

Nato a Bagno a Ripoli (FI) il 13 settembre 1990, sono uno studente laureato alla triennale di Storia Contemporanea presso l’Università di Firenze, adesso laureando alla magistrale di Scienze Storiche. Appassionato di Politica, amante della Storia, sono “fuggito” dal PD dopo anni di militanza e sono alla ricerca di una collocazione politica, nel vuoto della sinistra italiana. Malato di Fiorentina e di calcio, quando gioca la viola non sono reperibile. Inoltre mi ritengo particolarmente nerd, divoratore di libri, film e serie tv.

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