Lunedì, 13 Gennaio 2014 00:00

Centro Ascolto Uomini Maltrattanti: quando il problema si affronta alla radice.

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Violenza sulle donne. Un tema attualissimo, scottante, delicato, che soprattutto negli ultimi tempi appare quasi quotidianamente su qualsiasi mezzo di comunicazione. Molto spesso però, per quanto paradossale possa essere, si tende a trascurare l'altra faccia della medaglia: gli autori dei maltrattamenti. Se da un lato di rado ci si chiede perché agiscano così, cosa scatta dentro di loro e come fare per evitarlo, dall'altro si impiegano giustamente molte risorse per aiutare le donne senza pensare che forse si potrebbe intervenire alla radice del problema. Il tema dell'aiuto nei confronti degli uomini maltrattanti è spinoso, spesso vengono demonizzati al punto che la sola idea di poterli “aiutare” viene rifiutata se non considerata addirittura offensiva. Eppure intervenendo su queste persone si può fare davvero tanto, come testimonia Mario De Maglie, coordinatore del CAM, Centro di Ascolto uomini Maltrattanti nato a Firenze da una costola dell'associazione Artemisia ed oggi associazione ONLUS indipendente.

Il CAM ha tenuto in terapia più di 200 uomini in quattro anni e mezzo di attività, con risultati eccellenti. Le violenze fisiche si interrompono quasi subito nella maggior parte dei casi, e nel giro di un paio di anni si può fare molto anche per quanto riguarda le violenze psicologiche”

Come spiega De Maglie, la differenza sostanziale sta nella modalità di accesso al CAM:

Chi accede spontaneamente ha molte più probabilità di miglioramento rispetto a chi obbedisce ad un obbligo giudiziario, ma per fortuna la stragrande maggioranza degli uomini si presenta di propria iniziativa. Le motivazioni possono essere diverse, dall'evidente sofferenza dei figli al desiderio di non perdere la compagna fino allo spavento per un episodio di violenza che supera i limiti personali del soggetto. In ogni caso, è la volontarietà che fa la differenza, e si percepisce da subito: Chi si presenta spontaneamente nei primi colloqui tende a minimizzare la gravità dei fatti, ma chi è obbligato quasi sempre nega. E in questi casi, se non si apre uno spiraglio nel giro di pochi incontri, c'è poco da fare.

Come è strutturato il percorso clinico?

Si comincia con pochi incontri, 5 in media, tenuti di solito da uomini. In questo lasso di tempo se possibile viene contattata anche la donna interessata. Questo è utile sia per avere un feedback sul comportamento dell'uomo che per informarla del percorso che si sta attivando. Dopo questo periodo, se l'utente è ritenuto idoneo, viene inserito in un gruppo guidato da un operatore e da un operatrice. La figura femminile serve soprattutto per aiutare a vedere la situazione con gli occhi delle donne, anche perché sono professioniste con esperienza con le vittime, che conoscono bene le dinamiche che si attivano nelle donne maltrattate. Per finire, quando la situazione appare decisamente migliorata, di solito in 1-2 anni, il soggetto viene trasferito in un gruppo di follow up che si incontra mediamente una volta al mese, per monitorare la situazione. Abbiamo potuto verificare quanto la terapia di gruppo possa essere efficace: ci sono uomini maltrattanti che con il tempo imparano ad analizzare e gestire i loro impulsi tanto bene da risultare un ottimo aiuto per tutto il gruppo.

Certo si tratta sempre di rimediare a danni già avvenuti, ma se davvero si può eliminare, o quantomeno tenere sotto controllo, un problema di tale portata, il lavoro del CAM appare quanto mai fondamentale e utile. Nella speranza che un un giorno non ci sia bisogno di arrivare a questo punto, e che la non-violenza non sia più un lungo percorso terapeutico o un motto da pacifisti, ma un valore intrinseco in ciascuno di noi. Un punto di partenza e non un faticoso traguardo. Ma per questo purtroppo ci vorrà ancora molto, e allora grazie CAM.

Immagine tratta da: www.untagliosolidale.org

Ultima modifica il Sabato, 11 Gennaio 2014 22:38
Bianca Porciatti

Classe 1986, senese di nascita e fiorentina d'adozione.

Laurea triennale in psicologia, educatrice, interprete di lingua dei segni e aspirante giornalista, da sempre interessata al sociale e all'ambito dell'istruzione.

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