Lunedì, 02 Giugno 2014 00:00

Unione Europea, le elezioni 2014 e la sfida della democratizzazione

Scritto da
Vota questo articolo
(3 Voti)

Elezioni europee, queste sconosciute. Domenica scorsa si è votato, ma sui media e tra gli elettori stessi è palpabile una buona dose di perplessità. Qual è effettivamente il senso di eleggere un’istituzione così isolata e apparentemente inutile, nel labirinto della burocrazia europea?

In Italia la partecipazione al voto (58%) è stata tra le più alte dei Paesi Membri. La consapevolezza politica sembra però tradursi in una sorta di referendum sul neonato governo Renzi; così come tutti i temi della campagna elettorale sono stati prevalentemente di stampo nazionale, a esclusione di alcune frasi di circostanza non veramente sentite come “vogliamo costruire un’Europa dei popoli e non delle Banche”. Nessuna discussione concreta su questioni di cui è possibile occuparsi in Parlamento Europeo e che per l’Europa dovrebbero essere priorità (il social dumping, la costruzione di una politica estera più integrata, l’implementazione di politiche energetiche sostenibili…). E così i cittadini hanno percepito ancora una volta le Europee come una promozione o una bocciatura de governo in carica, promozione di cui Renzi (nemmeno lontanamente legittimato democraticamente a governare) aveva disperatamente bisogno.

Tuttavia, c’è un aspetto cruciale che non viene spesso sottolineato. Queste sono state le prime elezioni parlamentari dell’Unione dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Partecipare era quanto mai importante, ma non certo per dare la nostra opinione sul governo Renzi: per la prima volta infatti, i cittadini europei hanno avuto la possibilità di esprimere un’indicazione chiara sul Presidente della Commissione – una specie di capo dell’esecutivo europeo, con la responsabilità di modellare le proposte legislative- che verrà successivamente eletto a maggioranza dai parlamentari. I capi di stato e governo, nel designare il presidente della Commissione sono obbligati dal Trattato a tenere conto del risultato elettorale: il che può essere una finestra straordinaria, se ben sfruttata, verso un’Unione Europea più trasparente e partecipata.

Jean-Claude Juncker, candidato del Partito Popolare, ha già rivendicato il diritto a formare la nuova Commissione. Il Parlamento Europeo, per salvaguardare questo piccolo spiraglio di democrazia che sembra si sia aperto nel sistema europeo dovrà imporsi sulle altre istituzioni, e non votare nessun candidato senza una legittimazione popolare. Tutto dipenderà, ovviamente, dall’atteggiamento degli eletti, ma anche dalla consapevolezza politica dei votanti: con un rafforzamento del Parlamento, forse, si potrà davvero arrivare a un’Europa meno complessa e burocratica e più soggetta al controllo democratico.

Immagine tratta da: www.livesicilia.it

Ultima modifica il Domenica, 01 Giugno 2014 22:51
Irene Doda

Nata a Mirandola nel 1994, studio Relazioni Internazionali all’Università di Pavia. Sono caporedattrice di Inchiostro, giornale studentesco del mio ateneo, e ho diverse esperienze di collaborazione con blog e giornali online.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.