Anche se con molta cautela e non rinunciando alla sua natura localistica - resta molto ancorato al territorio irlandese e fa del processo di pace nel Nord una delle sue priorità- sta respirando una nuova atmosfera internazionale. I membri del Parlamento Europeo siedono insieme ai deputati di Syriza e di Podemos, condividendone le battaglie. Anche se l’idea di Europa che propugnano è molto diversa.
I due piatti della bilancia
Il Sinn Fein è sempre stato un partito fondamentalmente anti-liberista. A ottobre è stato pubblicato sul sito ufficiale un budget per il nuovo anno, alternativo a quello del governo in carica – la coalizione tra il centro destra del Fine Gael e dei laburisti. I punti cardine sono l’investimento pubblico per la creazione di posti di lavoro, per la salute e l’educazione, e l’abolizione delle tasse dirette – la property tax e le tasse sull’acqua. Fondamentalmente si tratta un programma basato sulla spesa pubblica a sostegno dei più vulnerabili e sugli sgravi fiscali. Si evince dal Manifesto per le elezioni europee 2014 che il centro di interesse del partito in Europa resta la crescita di posti di lavoro in Irlanda e la protezione delle comunità agricole, di allevatori e pescatori.
Dal punto di vista dello sviluppo politico dell’Unione, il Sinn Fein non sposa la causa della sinistra europea di riformare le istituzioni tramite una risposta comune, ma punta sull’indipendenza e la neutralità dell’Irlanda, sullo sviluppo regionale e sulla centralità della nazione. Spinge per una maggiore importanza degli stati membri e dei parlamenti e rifiuta con decisione qualunque approfondimento dell’integrazione.
Ci sono due piatti della bilancia: la tradizionale impostazione nazionalista da un lato e la volontà di farsi protagonisti in un contesto europeo.
L’ombra del passato e l’ombra del futuro
Gli anni 2015 e 2016 potrebbero essere – a sud dell’Irish border - gli anni del boom per il partito repubblicano di stampo socialista. In un paese ancora in ripresa dopo il baratro della crisi, con una forte esigenza di giustizia sociale, il radicalismo del Sinn Fein è ciò che molti considerano la soluzione.
Secondo alcuni sondaggi risalenti a dicembre il Sinn Fein oscillerebbe tra il 25% il 30% dei consensi: primo partito d’Irlanda. Oltre al tradizionale successo con la working class, il nuovo bacino elettorale comprende anche una fetta della middle-class impoverita dall’implosione economica. Anche Alexis Tsipras si è dichiarato convinto della vittoria del Sinn Fein alle prossime lezioni generali irlandesi, previste per il 2016.
Il panorama appare florido, e l’ex braccio politico dell’IRA è in marcia verso il successo, pronto ad allinearsi a Syriza e alle sinistre degli altri paesi più vulnerabili del continente nelle sfide politiche dei prossimi anni. Non mancano tutta i punti oscuri e le vicende non risolte: l’arresto, in maggio, del Presidente Gerry Adams, coinvolto in un caso di omicidio risalente al 1972 e l’accusa al partito di aver coperto l’abuso sessuale da parte di militanti dell’IRA dell’allora sedicenne Mairia Cahill.
Punti che andranno chiariti e con cui il partito dovrà fare i conti, se, come previsto, entrerà a far parte del governo il prossimo anno della Repubblica d’Irlanda.
Immagine ripresa liberamente da www.indymedia.ie