Giovedì, 30 Luglio 2015 00:00

Accordo internazionale sul nucleare in Iran #6

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Di Marco Fantechi

La Repubblica Islamica iraniana ci guadagna politicamente, non è più lo "Stato canaglia", rientra nello scenario internazionale e diventa un possibile partner per contrastare Daesh (il Califfato Islamico) in espansione pericolosa in Iraq, potrebbe anche agevolare contatti diplomatici in Siria tra governo di Al Assad e occidente. Inoltre in Yemen lo stallo dei combattimenti potrebbe significare che la coalizione a guida saudita non riesce a sconfiggere le milizie sciite Houti e i loro alleati e con possibilità di aiuti dall'Iran, non più reietto internazionale, sarebbe costretta a aprire trattative.

Ci guadagna economicamente, con la ripresa dei commerci e degli investimenti internazionali, garantendosi fondi per l'ammodernamento strutturale e per attenuare l'emergenza occupazionale, con particolare riferimento al mondo giovanile, molto esteso e acculturato, che vede attualmente poche possibilità all'interno del paese e sceglie l'emigrazione, infine una maggiore apertura internazionale agevola l'emancipazione femminile, che ha visto durante l'ultimo decennio una forte attenuazione delle misure restrittive, lavorative, culturali e di costume.

Della presidenza di Mahamoud Ahmadinejad, prima sindaco di Teheran (ex Pasdaran del gruppo che nei 1979 partecipò al sequestro dell'ambasciata USA che durò oltre un anno) etichettato come ultraconservatore, si può avere molte critiche, ma per il progressivo allentamento degli obblighi di indossare il rigido chador di impianto khomeinista, di maggior partecipazione femminile alla vita pubblica sia politica che lavorativa va dato atto, rispetto ai dogmi religiosi sul controllo di abbigliamento e costumi, preferiva interessarsi del controllo del mercato petrolifero, sia interno che internazionale, si era trovato in accordo con il presidente venezuelano Hugo Chavez su la necessità di costituire una OPEC alternativa a quella a guida saudita ed occidentale. Non è stato perdonato ne in Iran dalle vecchie oligarchie ne fuori, delle petromonarchie arabe e dal mondo delle multinazionali energetiche.
È stato sotto il suo governo che sono stati avviati i primi impianti di ricerca nucleare.

Gli Stati Uniti cosa ci guadagnano? Principalmente la stabilità del mercato petrolifero, oggi il basso prezzo del greggio è dovuto principalmente alla maggiore autosufficienza energetica degli USA, sia per aver dato il via a sfruttamento di giacimenti di "riserva" interni (Alaska e coste oceaniche) sia alla pratica del fracking (la procedura di frantumazione forzata, pompando liquidi nelle rocce per aprire la strada alla perforazione di profondità) ma anche alle sanzioni internazionali imposte per volontà USA, ai "rivali" Iran, Venezuela, Russia, che tolgono molte opportunità economiche, aiutati dal rifiuto dell' Opec, a guida saudita, di non ridurre l'estrazione per far rialzare il prezzo come sempre fatto.

Internamente Obama si deve però scontrare con una crescente opposizione locale, che contesta il ricorso al pericoloso fracking (rischio terremoti in Oklahoma) alle trivellazioni profonde in mare (disastro della piattaforma davanti alle coste della Louisiana) al passaggio dei nuovi oleodotti (Linea Keystone dal Canada al New Messico). Internazionalmente le sanzioni non decollano, il Venezuela vende all'interno del circuito sud americano dei paesi sempre meno ubbidienti al gigante del nord, la Russia ha trovato sbocco nell'assetato mercato cinese e anche i perfidi iraniani non restano isolati, inoltre il basso prezzo, alla lunga, riduce anche i redditi dei produttori amici.
Bombardare l'Iran per impedire l'attivazione delle centrali nucleari, oltre alla difficoltà bellica e al relativo solo rallentamento del programma iraniano, significherebbe causare il blocco di ogni trasporto marittimo dal Golfo Persico come ritorsione iraniana, sarebbe bloccato circa il 30% del greggio mondiale.
Il mondo degli affari non se lo potrebbe permettere.

Malgrado l'impegno saudita, israeliano, turco il governo di Al Assad in Siria non è caduto, la presenza della base militare russa a Tartus ha impedito che USA e Francia (e a seguito l'intera NATO) attaccassero la Siria nel 2013 (come in Libia nel 2011) e con l'apporto dei combattenti Ezbollah libanesi e la resistenza dei combattenti curdi del Rojava, la situazione militare è praticamente bloccata. Senza il crollo della Siria non è possibile ipotizzare nuovi oleodotti che trasferiscano via terra il greggio, riducendo l'impatto di un ipotetico blocco navale iraniano. In aggiunta si sono presentati alla ribalta internazionale gli sciiti dello Yemen, paese strategicamente posto all'ingresso del Mar Rosso, altro fondamentale passaggio di trasporto petrolifero e non solo.
Meglio arrivare ad un accordo. Se ratificato, sarà un ulteriore problema smantellarlo da un probabile nuovo presidente USA anche se repubblicano.

Altro vantaggio USA, bloccare il terrorismo di matrice sunnita.
Obama (Nobel per la pace preventivo) primo presidente ad ottenere dal Congresso il via libera per l'assassinio di nemici, anche capi di stato, continuatore della guerra asimmetrica, fatta localmente da milizie alleate e diretta e coperta dal cielo dal Pentagono (vedi Libia, vedi Ucraina) assertore della guerra video game, fatta con i droni, aerei armati senza pilota, comodamente diretti da centrali USA nel mondo, si rende conto che anche se usa i droni per colpire jahidisti in Libia, Yemen, Pakistan, Somalia ecc si ritrova come risposta gli attacchi dei "lupi solitari"(sunniti gli uni e gli altri), se vuol impedire di dover tornare con truppe terrestri a controllare il dissolto Iraq o in Libia o Siria, prede delle milizie, sunnite anche loro, del Califfato, ma anche se vuol mantenere la promessa elettorale di far rientrare i soldati statunitensi dall' Afghanistan deve trovare, il modo di allentare lo storico, soffocante abbraccio, con il mondo sunnita diretto dai sultani e con il potente e ingombrante, alleato israeliano, entrambi sempre più impresentabili.
Costringere tutte le maggiori potenze regionali alla trattativa, anche obtorto collo, potrebbe essere un "effetto collaterale", forse positivo, di questo accordo.

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Luglio 2015 16:10
Beccai

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