Venerdì, 31 Luglio 2015 00:00

Accordo internazionale sul nucleare in Iran #7

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Di Marco Fantechi

Si muovono i contrari

Non è ancora asciugato l'inchiostro delle firme sul testo dell'accordo tra Iran e Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che introduce possibilità diplomatiche, all'interno di uno scacchiere mediorientale sconvolto da conflitti che durano da oltre mezzo secolo, che si stanno muovendo tutti i poteri contrari.

- Negli USA i parlamentari stanno vagliando l'accordo e i settori repubblicani, maggioranza nel Congresso, si muovono per respingerlo, sensibili alle pressioni delle lobby israeliane (già nel marzo 2015 hanno invitato a il premier reazionario israeliano Benjamin Netanyahu a parlare nel Parlamento, contro il parere di Obama) e a quelle degli stati del Golfo. L'area più oltranzista punta a farlo respingere, per costringere Obama a mettere il veto presidenziale sul voto parlamentare e loro incassare un dividendo elettorale nelle prossime elezioni presidenziali.

- La monarchia saudita e i suoi alleati hanno attaccato i ribelli Houthi nella città yemenita di Aden non disdegnando il contributo delle milizie di Al Queida presenti nel sud Yemen, per tentare di rimuovere il pericolo sciita prima che prevalga la diplomazia.

- Israele ha spedito, a Gerusalemme, i reparti speciali dell'esercito ad attaccare la Moschea palestinese di Al Aqsa, considerata il terzo luogo santo dell'Islam, tentando di innescare una nuova Intifada (in stile passeggiata di Ariel Sheinermann Sharon, il militare responsabile delle stragi dei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano nel 1980) sulla Spianata delle Moschee nel 2000.
Un nuovo conflitto con i palestinesi può permettere alla propaganda israeliana di riproporre il cliché dello stato assediato e minacciato dai terroristi, "amici" presunti, dell'Iran, nei confronti della accondiscendente comunità internazionale.

- La Turchia dell'islamico Recep Tayyip Erdogan, aspirante ad un ruolo di potenza regionale, frustrato dallo sfaldamento del Movimento dei Fratelli Musulmani, il gruppo storico dell'estremismo islamico, su cui aveva puntato per portare l'ombra neo ottomana sull'Egitto del dopo Mubarak, ma il governo presieduto da Mohamed Morsi è stato abbattuto dal golpe militare capeggiato dal generale Al Sisi, su Gaza del movimento Hamas (e sui giacimenti sottomarini di gas, Grande Leviatano, davanti alle sue coste!) ambizione sepolta sotto le macerie causate dai bombardamenti israeliani, sulla Siria, puntando sulla cacciata di Al Assad, bloccata dalle resistenze delle truppe governative e dall'apparizione del Califfato, sostenuto dalle alleate petromonarchie del Golfo ma poco disponibile ad essere controllato da non arabi.

Inoltre, le ultime elezioni hanno sancito un bello stop alle sue aspirazioni di modifica costituzionale, per non avere limiti alle rielezioni come presidente, il suo partito non ha raggiunto la maggioranza dei seggi e, non solo, non riesce a fare un nuovo governo di coalizione, ma per la prima volta, un movimento di sinistra, della minoranza curda e del mondo femminile e giovanile, emerso dalle rivolte di Gezi Park, ha superato l'alto sbarramento elettorale e ottenuto tredici parlamentari. Beffato nelle urne, ma soprattutto, preoccupato delle vittorie del movimento progressista curdo nella confinante regione siriana di Rojava, dove ha sconfitto le milizie del califfato e di future possibilità di avvicinamento tra i vari gruppi curdi, dalla regione autonoma del nord Iraq, al Rojava, fino alle zone curde iraniane, dove alle finestre sventolano le bandiere con il volto del capo storico del PKK, il movimento indipendentista dei curdi di Turchia, "Apo" Abdullah Ocalan (detenuto in Turchia dal 1999, grazie al comportamento del Governo italiano, guidato da Massimo D'alema, che ne rifiutò l'asilo politico)

Il "nuovo sultano" Erdogan ha prima permesso ai gruppi dell'Isis, ospiti del suo paese, di attaccare a tradimento, passando dal confine turco, la città liberata di Kobane, emblema della vittoria militare curda, causando strage di civili, a giugno 2015 e pochi giorni fa di effettuare un attentato al centro culturale Amara di Soruk, (trentadue morti) contro i giovani socialisti curdi e turchi che andavano a ricostruire la città martire di Kobane, adesso pretende, in nome della "lotta al terrorismo" di rifarsi una reputazione, dopo che da mesi, sono emerse palesi complicità dei servizi segreti turchi, nel garantire il passaggio dei combattenti dell'Isis verso la Siria, assieme ad armi e rifornimenti, effettuando alcune incursioni aeree su postazioni Isis in territorio siriano, ma approfitta di questo paravento per bombardare contemporaneamente basi del PKK nel Kurdistan iracheno e reprimere tutte le opposizioni interne, di sinistra e filo curde, oltre quattrocento arresti, alcuni morti e attacchi polizieschi alle manifestazioni di protesta.
Per uscire dall'angolo in cui si è trovato, ricorre alla ricerca di un conflitto interno ed esterno, come l'amico/rivale Israele e i fratelli sunniti dell'Arabia Saudita.

Ultima modifica il Giovedì, 30 Luglio 2015 15:48
Beccai

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