Facciamo un passo indietro: è la notte del 4 ottobre, giorno delle consultazioni, spostandomi tra i vari comitati elettorali elettorali presenti dei partiti politici presenti a Lisbona vengo a conoscenza dei risultati. “Portugal à Frente” ottiene il 36,8%, a cui va sommato l’1,5% (5 seggi) ottenuto dal solo PSD (Partido Social Democrata) con delle liste locali nelle regioni autonome. Questa lista-coalizione è l’unione dei due partiti del governo uscente, il PSD e il CDS-PP (Partido Popular), che alle precedenti politiche del 2011, andavano separati e avevano ottenuto rispettivamente il 38,5% e il 12%, andando a formare un governo che contava complessivamente oltre il 50% dei consensi.
Il PS (Partito Socialista) si attesta al 32,4% mentre la vera sorpresa di queste elezioni è il BE (Bloco de esquerda) che supera di poco il 10%, i comunisti del PCP confermano invece il loro zoccolo duro elettorale e ottengono l'8,3% in coalizione con i verdi – la CDU (Coligação Democrática Unitária) è l'alleanza tra il partito comunista portoghese e i verdi – la curiosità di questa tornata elettorale è l'entrata in parlamento, per la prima volta nella sua storia, del PAN (Partito animalista e naturalista) che riesce a eleggere un deputato con l'1,39%.
Oltre ai risultati delle diverse formazioni politiche c'è stato un altro protagonista, l'astensione, oltre il 43%, record in Portogallo post Rivoluzione dei garofani.
Dopo le elezioni c'è stato un discorso del Presidente della Repubblica in televisione, nel quale chiedeva un governo stabile e duraturo per il paese e fortemente europeista: in sostanza, si premeva per le larghe intese tra il centro destra e il Partito Socialista. In Portogallo viene denominato “Bloco central”, è già successo già nel 1983. Unica esperienza al riguardo e mai ripetuta, durò poco più di due anni. In quell'occasione il PS aveva vinto le elezioni ma senza una maggioranza che gli consentiva di governare da solo e formò un esecutivo insieme al PSD.
António Costa, leader del PS e già sindaco di Lisbona, nelle scorse settimane ha incontrato diverse volte Passos Coelho, l'intesa però non è nata e anzi, Costa ha avviato delle consultazioni con i leader del BE e del PCP, per la formazione un possibile governo di sinistra, governo, ricordiamolo, che avrebbe la maggioranza numerica in parlamento. Accordo difficile ma non impossibile e soprattutto rivoluzionario. Mai il PS aveva “aperto” a possibili alleanze alla propria sinistra nella storia repubblicana post Rivoluzione del '74. L'annuncio di un possibile patto tra i partiti di sinistra è stato una vero e proprio pericolo “rosso” per Cavaco Silva, il Presidente della Repubblica, che pochi giorni fa, quando ha incaricato Passos Coelho di formare il governo, ha dichiarato pubblicamente:
«In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche anti europeiste, di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla Nato. Dopo aver affrontato il programma di assistenza finanziaria, con pesanti sacrifici, è mio dovere, e rientra nei miei poteri costituzionali, fare tutto ciò che è possibile per prevenire l’invio di falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati».
Nella storia dei governi portoghesi ci sono stati già esecutivi che hanno governato senza la maggioranza assoluta in parlamento – questo è possibile nella costituzione lusitana – ma stavolta PS, BE e PCP parlano di sfiduciare appena possibile il governo di Coelho. A meno che alcuni deputati del PS, alla fine non decidano di sostenere un governo di centro destra...
Nel frattempo c'è stata una prima prova dell'unità a sinistra, venerdì scorso, infatti, è stato eletto il presidente del Parlamento, è per la prima volta un membro dell’opposizione, il socialista Ferro Rodrigues, che ha ottenuto infatti i voti favorevoli del PS, del BE e del PCP. Cavaco Silva termina il suo mandato a gennaio, poi ci saranno le elezioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica – qui si vota direttamente – il parlamento non potrà essere sciolto fino ad allora e non si potrà tornare alle urne prima di giugno 2016. Si rischia ora la paralisi istutizionale con un governo di centro destra sfiduciato che tuttavia pur con poteri ridotti, potrà continuare a gestire gli affari correnti fino a quando un nuovo primo ministro e un nuovo governo non saranno nominati.
E allora? Ce lo vedete Cavaco Silva, ex leader e primo ministro del centro destra tra la metà degli anni '80 e '90, a incaricare Costa e a veder nascere sotto i suoi occhi il primo governo composto anche dal BE e dai comunisti?
Immagine da www.left.it