Domenica, 07 Luglio 2013 00:00

Sulla Siria e le primavere arabe

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La “Vicenda Siriana” nel presente contesto internazionale e all’interno della -Crisi nel/del Vicino Oriente

Prima di affrontare l’attualità del conflitto che si sta svolgendo nel territorio della Repubblica Araba di Siria è necessario ripercorrere, rapidamente, la storia di questo paese.

  • - Tralasciando la millenaria esperienza umana sedimentatasi nell’attuale stato arabo denominato SIRIA … mi limito ad un rapido escursus dei principali avvenimenti verificatisi dall’inizio del secolo scorso ad oggi.
  • - Fino al 1919 l’attuale Siria era parte integrante dell’ Impero OTTOMANO … il quale risultato sconfitto in quel terribile conflitto noto coma la Prima Guerra Mondiale si vide oggetto delle mire imperialiste delle grandi potenze colonialiste dell’epoca … ovvero Gran Bretagna e Francia.

Il Trattato di Sevres assegnò la Siria (comprendente all’epoca anche l’attuale Libano) al Mandato della Francia la quale secondo il dettato esplicitamente formulato nell’assegnazione avrebbe dovuto accompagnare popolazione locale verso la costruzione di un “moderno” stato indipendente e sovrano. Inutile dire che Parigi pur aderendo formalmente all’obbiettivo indicato dal rapporto mandatario (una specie di “Amministrazione fiduciaria” … simile a ciò che l’ Italia ottenne nel 1950 per la sua ex colonia Somala) operò, fin da subito, per svuotare di contenuto l’involucro giuridico definito dalla Conferenza di Pace parigina.

L’opera di strumentalizzazione etnico-religiosa tesa a dividere la popolazione siriana costituiva la carta principale della politica colonialista francese (Cristiani di varie liturgie, Musulmani sunniti, sciiti, alauiti, … ebrei, zoroastriani, eccc…) … la quale però incontrò un’insospettabile capacità di resistenza da parte della complessa, articolata società siriana … la quale pur avendo vissuto, per secoli, nell’ambito della stagnante compagine Ottomana, anche grazie alla propria particolare collocazione geografica, era riuscita a mantenere una certa vivacità culturale che la distingueva da molte altre Prefetture della “Sublime Porta” (così si definiva il governo del Califfato/Sultanato Ottomano … anche dopo la rivoluzione nazional-costituzionalista dei Giovani Turchi del 1907).

Ciò fu tanto vero da costringere le autorità coloniali ad intervenire drasticamente contro il sempre più evoluto “movimento nazionale” siriano … giungendo a rimuovere il Gabinetto ministeriale e lo stesso Parlamento di Damasco. Tale arbitrario provvedimento scatenò la rivolta della popolazione a cui la Francia rispose militarmente… fu una feroce repressione condotta dall’Esercito transalpino che impiegò tutto il proprio moderno equipaggiamento (blindati, artiglieria pesante, aerei, eccc…) per schiacciare l’insurrezione (1923).

Ma le responsabilità francesi nei confronti della Siria non si fermano ai cruenti avvenimenti sopra ricordati. Infatti nel 1939 (maggio/giugno ’39) Parigi in pieno, palese dispregio del diritto internazionale (il “Mandato” prevedeva, infatti, che la potenza tutelare dovesse garantire oltre alla transizione verso l’indipendenza la difesa dell’integrità territoriale e della popolazione ivi residente) stipulò un Trattato con la Turchia per il quale veniva scorporato dal territorio siriano la regione nord-occidentale dell’Hatay e consegnata alla sovranità di Ankara (l’ Hatay ha una superfice di circa “5.500” kmq … più o meno quanto l’ Umbria). Tale illegale baratto fu voluto da Parigi e dai suoi “alleati” (Gran Bretagna soprattutto, Polonia, Romania, Yugoslavia ecc…) per assicurarsi, quanto meno, la “benevole neutralità” turca nella prospettiva, all’epoca ormai non remota, di un possibile conflitto con la Germania e più in generale con l’ASSE (Italia, Ungheria nonché, potenzialmente, Giappone, Thailandia, eccc…).

Così come a II guerra mondiale conclusa gli AraboPalestinesi pagheranno il prezzo dei crimini (non solo tedeschi) consumati contro le comunità ebraiche già prima dello scoppio del conflitto un altro popolo arabo, quello siriano appunto, -pagava- per le esigenze strategiche delle potenze imperialiste europee.

Ma l’opera nefasta del colonialismo francese non si esaurì nel 1939 … infatti a conflitto terminato (1946) Parigi fu costretta ad accettare il riconoscimento del diritto all’indipendenza della Siria, ma nella logica propria ad ogni dominazione volle, ulteriormente, indebolire il nascituro stato arabo-siriano promuovendo, su base essenzialmente “religiosa” (alla faccia della tradizione LAICA della Repubblica Francese) la costituzione dello stato Libanese (10.400 kq circa).

Il 1956 è un anno rilevante per la storia del Vicino Oriente e dei paesi arabi in particolare. L’Egitto del Presidente Jamal Abdul Nasser dopo aver preso atto dell’indisponibilità USA ed occidentale in genere a sostenere lo sforzo del nuovo regime “nazionalista repubblicano”, sorto dopo il rovesciamento (praticamente incruento) della monarchia asservita a Londra, per la modernizzazione e sviluppo del paese (nonché l’ostinata politica colonialista francese in Algeria) decide di “nazionalizzare” il Canale di Suez. La reazione anglo-francese-israeliana è nota … ma la reazione di Mosca nonché l’interesse di Washington ad accelerare il declino delle potenze coloniali tradizionali europee condannò l’aggressione alla sua pratica sconfitta… l’Egitto aveva affermato il proprio diritto sovrano sul Canale … acquisendo così l’intera rendita derivata dal pedaggio e dai servizi ad esso collegati.

Fu un risultato importante, storico, infatti consolidò l’egemonia nasseriana sia in patria che nell’intero mondo arabo ed accelerò la crisi del, quanto meno formale, dominio del colonialismo anglo-francese nell’intero continente africano. Gli effetti non tardarono a manifestarsi … infatti nel 1958 la monarchia irachena veniva rovesciata e forti sommovimenti popolari si ebbero in Giordania, Libano, ecc… … gl’interventi di USA (in Libano) e della Gran Bretagna (in Giordania) bloccarono la situazione, ma determinarono anche una risposta che partendo da Il Cairo coinvolse Damasco … nasceva la Repubblica Araba Unita ( RAU ), ovvero l’associazione dell’ Egitto con la Siria che nel progetto nasseriano doveva essere il nucleo iniziale della progressiva unificazione dell’ intera nazione araba… dall’ Atlantico all’oceano Indiano.

L’iniziativa, nata anche sotto la spinta di rispondere all’ennesima aggressione imperialista, si rivelò fragile, un tipico esempio di generoso soggettivismo … insomma come si suol dire “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. La distanza geografica, le differenti articolazioni sociali, un certo autoritarismo dei funzionari egiziani fece si che nel 1961 la Siria si ritirasse dalla RAU riacquistando la piena indipendenza.

Fu un colpo duro per Nasser ma va, però, aggiunto che sia Il Cairo che Damasco riuscirono ad evitare che la separazione degenerasse in conflitto. L’appoggio egiziano alla nascita della Repubblica Araba dello Yemen, sempre nel 1961, attenuò, sia pure molto parzialmente, la frustrazione per la fine dell’associazione siriano/egiziana.

Pochi, forse, ricordano che la così detta “Guerra dei SEI giorni” del 1967 fu la conseguenza di avvenimenti prodottisi in Siria. Infatti nel febbraio del 1966 il “Partito Socialista della Rinascita Nazionale PanAraba” (Baaht) assunse il potere a Damasco … la nuova leadership siriana (con la direzione di Hel Al Attassi) significò un radicale spostamento dello stato arabo a sinistra sia sul piano economico-sociale che su quello dell’antimperialismo e, soprattutto, nell’appoggio alla Resistenza Palestinese. Le minacce israeliane (scontri di frontiera sul Golan, ovvero sulla linea armistiziale fissata nel 1948) spinsero l’ Egitto e di lì a seguire, almeno formalmente, anche altri paesi arabi (Giordania, Iraq, ecc…) a mobilitarsi in dichiarata solidarietà con Damasco. Gli sviluppi successivi sono ben noti … il BlitzKrieg israeliano con l’occupazione del Sinai, della Cisgiordania (con Gerusalemme est) e delle alture del Golan (con la città di Kuneytra) determinerà gran parte delle caratteristiche della situazione ancora presente.

Un particolare: durante la così detta guerra dei SEI giorni l’unico fronte nel quale gl’israeliani furono costretti, nei primi tre giorni, ad arretrare (da “5” a “7” km) fu proprio quello con la Siria.

Nel 1970 anche a seguito del terribile “Settembre Nero” (lo scontro fra OLP e il regime monarchico Haschemita) la direzione di H. A. Attassy venne rovesciata e sostituita, sempre nell’ambito del PSdRNPA (Baaht), da quella di Hafez Hel ASSAD (padre dell’attuale Presidente Bashir Hel ASSAD).

La guerra AraboIsraeliana del Kyppur (1973) segnerà un vero e proprio spartiacqua nella storia contemporanea del Vicino Oriente e dell’intero mondo arabo. Gli USA riusciranno ad estromettere l’URSS dall’Egitto postnasseriano (Nasser è, infatti, deceduto alla fine del 1970) del Presidente A. H. Sadat e la politica elaborata, voluta e diretta dal grande architetto Kissingher avvierà ad un, sia pure instabile, nuovo equilibrio in tutta l’area geopolitica del Mediterraneo orientale. L’ Egitto recupera il Sinai, la Siria la zona orientale del Golan con il suo capoluogo Kuneytra, mentre la tensione si sposterà sia in Libano e successivamente nella zona limitrofa al Golfo Arabico Persico (1979: rivoluzione islamica, sciita Iraniana).

La fine degli anni “ottanta” inizio degli anni “novanta” con l’implosione dell’ URSS vedranno emergere i fattori politici e strategici che compongono ancora oggi, almeno in parte, lo scenario VicinoOrientale.

Tralascio di affrontare le questioni relative alle così dette “Guerre del Golfo”, le vicende afghane (post caduta del regime filosovietico nel 1992) per concentrare, invece, l’attenzione sulla realtà siriana contemporanea.

Con l’affermazione di Hafez Hel Assad (1970) la situazione interna siriana si stabilizzava dopo decenni di continue crisi, interventi delle forze armate, eccc. Sul terreno della politica estera la Repubblica Araba di Siria manteneva, sostanzialmente, il rapporto preferenziale con l’URSS e i suoi alleati, pur evitando l’isolamento e la completa rottura con le “potenze” imperialiste occidentali. Se è vero che il “regime” del Baaht comporta un peso determinante della comunità “alawita” (un ramo autonomo/distinto dello Sciismo), quantitativamente non superiore al “15/16%” dell’insieme della popolazione, va però precisato che questo ruolo/peso è il risultato, oggettivo, della forte presenza, volontaria, di questa componente nelle Forze Armate nazionali, evitate, invece, dalle altre comunità siriane maggiormente gratificate economicamente e perciò socialmente. Conseguentemente il ruolo politico determinante assunto dall’ Esercito comporterà, di fatto, l’emergere degli Alawiti nella direzione politico istituzionale dello Stato.

La stessa situazione economica del paese conoscerà, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ’70 (del ‘900), un sensibile miglioramento: l’entrata in funzione della grande diga sull’Eufrate (edificata con l’aiuto dell’ URSS) permetterà non solo l’aumento della superficie agricola irrigata, ma anche una forte maggiore disponibilità d’energia elettrica per le attività industriali e di servizio.Del resto l’organizzazione economica resta fortemente controllata dallo stato pur non comprimendo l’iniziativa privata.

Negli anni ’80 la Siria beneficerà anche dello sviluppo turistico elemento non trascurabile per la disponibilità di valute necessarie al commercio estero siriano. Inoltre il regime riporta notevoli successi nel campo dell’istruzione, della sanità e nel controllo dei fenomeni inflazionistici.

Formalmente la Siria continua ad avere un sistema politico-istituzionale di derivazione europea con una presenza plurale di soggetti politici. Infatti oltre al Baath hanno formale esistenza, legale, il Partito Comunista (sia pure diviso al suo interno), un partito filoNasseriano e vari “gruppi” indipendenti. In concreto, però, il ruolo del Baath è, sostanzialmente, dominante.

La laicità dello stato non è solo un vago principio ispiratore della/nella Costituzione, ma un’effettiva concreta prassi del governo e dell’insieme delle istituzioni. Ciò comporta un rigido controllo sull’attività religiosa o per meglio dire sulla “non interferenza” del clero nella sfera politica. Le agitazioni islamiste infatti saranno duramente e inflessibilmente represse. Tuttavia la Siria incontrerà anche notevoli difficoltà derivate dalla necessità di sostenere il proprio ruolo sullo scenario regionale per contrastare i disegni imperialisti (USA ma anche Francia e Gran Bretagna) in generale e quelli “Sionisti-Israeliani” in particolare.

L’impegno in Libano, il sostegno alla Resistenza Palestinese assorbiranno notevoli risorse umane e finanziarie. A ciò vanno aggiunti gli effetti derivati dalla natura del regime, il suo carattere accentratore e autoritario, l’influenza dei vari clan (non solo quello degli Assad), i fenomeni di corruzione nell’amministrazione, i privilegi di alcuni settori dell’apparato statale e del partito… ecc…

Infine a questi fenomeni endogeni si aggiunge la congiuntura internazionale che fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 (del ‘900) è segnata dall’evaporazione della comunità socialista internazionale (URSS e suoi alleati) referente tradizionale, consolidato della Siria come, del resto, di tutti i paesi definiti emergenti (cioè ex colonie e/o semicoloniali).

Alla morte del Presidente Hafes Hel Assad (nel 2000) vi sarà un breve periodo di transizione al termine del quale verrà designato alla successione come leader (del Baath e dello Stato) il giovane Bashyr El Assad, il quale era stato richiamato da Londra dove svolgeva la professione medica. Il neopresidente deve rapidamente misurarsi con gravi problemi derivati soprattutto dal quadro internazionale: l’indebolimento dello schieramento progressista “antimperialista” mondiale non può essere eluso. Anche sul terreno economico la politica deve tener conto degli effetti, strutturali e psicologici, dell’apparente “sconfitta” delle esperienze socialiste. Infine nella nuova situazione diviene ancor più difficile portare avanti misure, pur necessarie/vitali, tese a rimodulare gli equilibri interni del potere, con tutto ciò che questo significa anche nella sfera della lotta alla corruzione e ai privilegi.

Pochi sanno, infatti, che molti esponenti “siriani” del fronte “anti Assad” provengono proprio dagli ambienti più gratificati dal tradizionale equilibrio di potere, messo in discussione dalla mutata situazione e dalla volontà riformatrice dello stesso B. Hel Assad (esemplare le vicende relative ad alcuni significativi esponenti/membri della famiglia/clan Tlass).

La così detta “Primavera Araba” non può essere liquidata come un’enorme bluff ordito dalla C.I.A., ciò è semplicemente ridicolo! Ma bensì la prova della capacità politico-operativa delle forze (varie e distinte) espressione del capitale nel saper utilizzare, strumentalizzare reali contraddizioniin chiave “Gattopardesca”.

Un gioco sofisticato e pericoloso dall’esito mai certo fin dall’inizio (come in tutti i “giochi” si può infatti vincere o perdere. E l’ “Imperialismo”, non casualmente, accetta il rischio). Tuttavia liquidare gli effetti, ancora in divenire, di tale imponente mobilitazione di massa è sciocco ancor prima che sbagliato. La liquidazione di usurati personaggi come Ben Alì (Tunisia) e Mubarak (Egitto) non può che risultare positiva. In Libia l’attualità postGheddafi è tutt’altro che “consolidata”, anzi il caos esistente ripropone la figura del leader libico in una chiara chiave positiva e gli sviluppi della presente situazione egiziana stanno a dimostrare che la dinamica messa in moto da quelle mobilitazioni (la così detta, appunto, Primavera araba) è tutt’altro che esaurita e tanto meno organica al mantenimento del dominio imperialista.

Così come va sottolineata la decisiva importanza della, ormai, vittoriosa resistenza all’ aggressione “reazionario-imperialista”: se Damasco fosse caduta sarebbe stato quasi impossibile rimuovere il PresidenteEMIRO egiziano MORSI. Dunque W (senza minimo tentennamento) la Repubblica Arabo-Siriana e W il suo Presidente Bashir Hel Assad. W la Solidarietà internazionale e “internazionalista” alla SIRIA. La realtà è in grande movimento: seguirne gli sviluppi è fondamentale come è fondamentale riflettere sulla debolezza della residua Sinistra in Europa per non parlare di quella Italiana. Non è certo senza motivazioni e conseguenze se ad un congresso del PRC venne proposto/votato ed approvato (sia pure, solo, a maggioranza) non già il “Superamento del Capitalismo” ma bensì il “superamento” della categoria Leninista, appunto, dell’imperialismo.

Ultima modifica il Domenica, 27 Ottobre 2013 22:19
Beccai

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