Agli occhi di un turista le due città principali del paese Terhan e Isfanah appaiono come due città europee. Camminando per le strade si incontrano facilmente cinema, teatri e librerie. La popolazione si muove attraverso la città con vecchi autobus e attraverso il paese con treni non proprio nuovissimi, ma se i mezzi pubblici non sembrano quelli di un paese in pieno sviluppo, le automobili private sono nuovissime e si notano facilmente Mercedes, BMV, VolksWagen e Suv di tutti i tipi. Nella capitale si possono osservare molte nuove costruzioni e i lavori per la metropolitana sono quasi a termine.
Dai tempi di Khomeyni ci sono stati molti cambiamenti, le donne, grazie alle riforme di Ahmadinejad, si muovono tranquillamente portando solo un foulard per coprire i capelli e i pantaloni lunghi, i giovani si divertono con la bici e lo skate a fare acrobazie per la città, non ci sono grandi concerti ma tantissimi negozi di musica in cui si incontrano giovani vestiti in uno stile che ricorda almeno in parte i primi punk. I turisti che si incontrano sono in gran parte americani ed inglesi e gli iraniani si divertono a farsi fotografare insieme ai visitatori per dimostrare ai propri vicini di conoscere stranieri.
La religione del paese è quella islamica sciita, ma esistono anche molte altre comunità religiose, le quali hanno l’obbligo di rispettare le regole della religione di stato con qualche eccezione. La comunità armena cristiana può comprare e consumare alcoolici ma solo nelle proprie case. Una grossa comunità è anche quella dei kurdi, stanziati nella zona nord del paese, ma sul territorio si notano anche azeri e arabi. Nella zona al confine con il Pakistan denominata Belucistan la popolazione è sunnita e cerca l’indipendenza, si contano decine di attentati all’anno contro l’Iran. Dal Belucistan passa anche il commercio clandestino di oppio e l’Iran si impegna con una forte presenza militare per la lotta al narcotraffico. A Terhan ci sono anche molti ebrei ultra-ortodossi con cui Ahmadinejad ha intessuto dei buonissimi rapporti. Gli iraniani si sentono eredi dei parti, per questo si considerano diversi dalle minoranze etniche presenti nel paese e soprattutto sentono di non avere niente a che fare con gli arabi.
Il governo di Ahmadinejad, molto più laico dei precedenti, non ha mai osteggiato le minoranze etniche, e anzi ha sempre provato a restituire i proventi del petrolio ai tutti i cittadini iraniani, si notano però una forte stratificazione di classe, per le strade si vedono molti mendicanti che per le classi più abbienti non sono iraniani ma solo afghani scappati dalla guerra. L’economia è in pieno sviluppo, il paese con cui intrattengono più rapporti commerciali è la Cina che in cambio di petrolio e di altre materie prime vende prodotti tecnologi di altissimo livello. I cinesi non sono gli unici partner, gli iraniani intessono relazioni anche con la Russia e i paesi limitrofi. Mentre i rapporti con l’europa sono andati pian piano deteriorandosi, anche a causa degli embarghi che la comunità internazionale da anni ha imposto.
Gli iraniani non sentono la pressione delle minacce internazionali, le intimidazioni degli Stati Uniti non sono prese sul serio, ma la possibilità che crolli la Siria spaventa la popolazione. Si sentono accerchiati da i sunniti e principalmente dall’Arabia Saudita, mentre non si curano delle minacce israeliane. Ahmadinejad ha da sempre intessuto relazioni con i paesi sud-americani cosa che ha sempre disturbato sia russi che cinesi. Durante i funerali di Chavez, Ahmadinejad ha abbracciato la madre del presidente venezuelano, violando così una regola fondamentale della religione sciita, ciò ha permesso al Consiglio dei Guardiani della Costituzione di escludere sia l’ex-presidente che tutti i membri della sua fazione dall’elezione presidenziale. Gli otto candidati ammessi sono tutti, in misura diversa, legati alla guida spirituale Khatami, che non vede di buon occhio la laicizzazione del paese intrapresa da Ahmadinejad, e all’ex presidente Rafsanjani. Quest’ultimo rappresenta i gruppi economici più importanti del paese, essendo il monopolista del commercio del pistacchio, e ha sempre cercato di portare il paese ad intrattenere relazioni commerciali solo con la Cina. Rohani è il principale rappresentante dell’oligarchia economica, ben voluto sia da Cina che da Russia, e anche molto meno laico del suo predecessore, il candidato perfetto per accontentare tutte le parti in gioco.
Rohani, durante la primavera verde, infastidito dalle proteste chiese al governo di inviare i militari contro i manifestanti e di fucilare i principali rappresentanti del movimento; sicuramente un politico che si comporta così di fronte alle porteste fa comodo sia ai partner commerciali che non si devono preoccupare di possibili nuovi contendenti politici, sia all’occidente che da anni aspetta una scusa per intervenire in quell’area per spostare l’asse economico verso la propria parte. Rohani con queste premesse non sembra rappresentare il perfetto progressista e democratico.
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