Nel 2008 undici dei diciotto paesi latino-americani erano governati da presidenti di centro-sinistra o sinistra. Dieci anni dopo la situazione appare decisamente diversa. Cosa resta oggi di quella stagione politica e culturale che aveva significato per l’America Latina un clamoroso “giro a la izquierda”? I movimenti sociali e politici che all’inizio del nuovo millennio avevano trionfato col motto del “ritorno allo stato”, stanno ora mostrando evidenti segni di cedimento. Gli ultimi anni sono stati particolarmente severi nei confronti delle esperienze di governo più o meno progressiste che si sono avvicendate nei paesi latinoamericani. Prendendo in esame anche solo i paesi dell’America Meridionale, dove resistono esperienze di sinistra estremamente significative, si è comunque costretti ad evidenziare un quadro del tutto deprimente.
Questione palestinese all'ombra di Argentina-Israele
Ha suscitato un certo clamore la decisione della nazionale di calcio argentina di non disputare un match amichevole con Israele che si sarebbe dovuto tenere lo scorso nove giugno, decisione giunta dopo che la ministra della cultura israeliana aveva suggerito lo spostamento della partita dalla città di Haifa a Gerusalemme.
Argentina: non solo la macelleria sociale, ora anche le persecuzioni politiche
Se in un Brasile alle prese con l'impeachment di Dilma Rousseff e l'inizio dei Giochi Olimpici la tensione è alle stelle, in Argentina sembra che la luna di miele con il neoliberismo del magnate Macri stia già finendo.
Eletto lo scorso novembre con un programma pro-business fortemente in contrapposizione con le politiche assistenzialiste di Cristina Kirchner e del suo delfino Daniel Scioli, Maurico Macri, imprenditore edile di successo e Presidente della celebre squadra di calcio del Boca Juniors, ha subito iniziato una politica economica all'insegna dei tagli allo stato sociale e incentrata su un piano di privatizzazioni senza precedenti.
Elezioni in Argentina: al ballottaggio vince la destra
L'argentina vira decisamente a destra. Quello che molti analisti avevano pronosticato dopo il sostanziale pareggio nel primo turno delle elezioni presidenziali, si è ora ufficialmente concretizzato al ballottaggio: in uno scontro all'ultimo voto alla fine a spuntarla è la retorica del cambiamento cavalcata dal leader della destra Mauricio Macrì che si impone con il 51,40% dei voti sul leader peronista Daniel Scioli in quella che rimarrà una tornata elettorale di rilevanza storica.
Storica perché per la prima volta dal 1983, anno del ritorno del paese sudamericano alla democrazia, una coalizione di centrodestra si impone in Argentina. Se in precedenza avevano infatti trionfato solo radicali e, dal 2003, il peronismo di Nestor e Cristina Kirchner, ora si aprirà sicuramente una fase diversa segnata da politiche di segno opposto rispetto all' "oficialismo" statalista, marchio di fabbrica delle legislature peroniste e populiste di sinistra a guida Cristina Kircher.
La notte del dramma peronista: in Argentina a imporsi è la destra
Senza mezze misure i titoli dei principali quotidiani argentini il giorno successivo alle elezioni generali: si parla di "notte che ha cambiato la politica argentina", di "impatto enorme ed eclatante" di "fine della leggenda del kirchnerismo invincibile". Commenti a caldo che però enfatizzano un cambiamento storico che lunedì 25 ottobre scorso è stato persino più travolgente delle aspettative. Ci si attendeva infatti che la coalizione della Presidenta Cristina Kirchner uscisse ridimensionata dalla contesa elettorale, dato che l'impossibilità costituzionale per la pasionaria argentina di ricandidarsi, aveva inevitabilmente indebolito la sua coalizione di forze peroniste di sinistra "Fronte Per la Vittoria", ma in pochi - a cominciare dai sondaggisti e dagli analisti politici - si aspettavano una tale debacle.
Verso l'era post Kirchner: la politica argentina alla vigilia delle elezioni generali
Chiunque vinca, la sinistra perderà. Sembra essere questa la triste prospettiva con cui si aprirà l'era post Kirchner dopo che le elezioni generali del 25 ottobre eleggeranno tanto il nuovo Presidente quanto il nuovo Parlamento argentino.
Sono molti, a ragione, a parlare di un cambiamento epocale, un cambiamento anticipato dalla sconfitta politica delle Kirchner che non ha trovato in Parlamento i numeri necessari per modificare la costituzione e poter così aspirare a candidarsi per la terza volta a Presidente della Repubblica Argentina.
Sullo sfondo il caos del Partito Giustizialista della Presidenta, la dura lotta per la successione, le diatribe interne. All'interno della coalizione Kirchneriana, a prevalere è infine l'eterodosso
A distanza di ormai due mesi, intervallati anche dalle morte di una dei protagonisti principali di quel conflitto - la "Lady di Ferro" Margaret Thatcher -, si conclude con un risultato alquanto scontato il referendum (se così si vuol chiamare) indetto dal governo britannico sul possesso delle Falkland.
Tutti sappiamo, bene o male, quello che sta succedendo nel mondo. Nel Belpaese si stanno pian piano creando nuovi orizzonti politici; Monti, M5S, il Movimento Arancione, PD, PDL e così via. A livello internazionale si parla molto del famigerato "Fiscal Cliff", approvato recentemente negli States, o dei continui problemi in Egitto, dei conflitti nella Striscia di Gaza, per non dimenticare i fantomatici massacri del Presidente Siriano Bashar Al-Asad (che, a sentire i nostri media, avrebbe praticamente già sterminato tutte le donne ed i bambini). Ma da un continente un po' più ignorato, l'anno nuovo si presenta con nuove notizie.
Venezuela
"A coloro che mi augurano la morte, io auguro una lunga vita, perché possano vedere la Rivoluzione Bolivariana continuare ad avanzare di battaglia in battaglia e di vittoria in vittoria." Hugo Chavez
In vari articoli sul nostro sito c'è stato modo di analizzare il percorso del PSUV e del percorso politico di Hugo Chavez. Ma non ci sono solo belle notizie. Il Presidente Bolivariano ha infatti visto i propri malanni peggiorare. Dal giugno 2011 gli è stato diagnosticato un cancro nella regione pelvica, allargato poi col tempo al fegato e al midollo spinale. Più volte si è fatto operare in Venezuela e, sopratutto, a Cuba. Ultimamente le analisi mediche hanno portato alla luce ulteriori complicazioni con la malattia e Chavez è stato ricoverato tempo fa in una clinica proprio a Cuba (paese che, ricordiamo, pur tra molte difficoltà causa non dalle politiche Castriste, ma dal sanguinoso embargo voluto dal paladino della Democrazia Kennedy, riesce a garantire uno dei servizi sanitari statali migliori al mondo), per eseguire alcuni interventi (uno dei quali risale addirittura a pochi giorni dopo il ricovero, l'11 Dicembre). Immediatamente sono apparsi rumors su rumors, alcuni dei quali davano Chavez già per morto - notizia smentita subito dallo stesso - .
I dirigenti del PSUV stanno cercando di evitare futili allarmismi e cercano giustamente di contenere la fuga di notizie; Ernesto Villegas, ministro delle comunicazioni del Venezuela, ha ammesso che ci sono state complicazioni a seguito di un'infezione polmonare, e che attualmente Chavez ha difficoltà respiratorie. Cosa resta da dire dunque? Attendere, augurare a Chavez una guarigione e, nel malaugurato caso in cui El Presidente Bolivariano non dovesse superare queste difficoltà, che le alte cariche del PSUV riescano in breve tempo a eseguire la transizione, e che riescano a trovare un leader altrettanto carismatico e interessato alle problematiche del popolo.
Argentina
"Basta colonialismo!" C. F. de Kirchner
L'Argentina ha invece optato per un'apertura più aggressiva del nuovo anno. La Presidente Kirchner ha infatti mandato il 3 Gennaio scorso - in occasione dell'anniversario del primo sbarco britannico sulle isole, nel lontano 1833, in cui una guarnigione britannica scacciò la guarnigione argentina presente sull'isola - una lettera aperta al Primo Ministro del Regno Unito David Cameron, in cui si scagliava contro la dominazione britannica delle contese isole Falkland. Per chi non lo sapesse, le isole Falkland furono oggetto di guerra nel 1982 tra il Regno Unito e l'Argentina; conflitto iniziato nel marzo 1982 e terminato nel giugno dello stesso anno, con la vittoria del Regno Unito della "Lady di Ferro" - Margaret Thatcher - . A distanza di più di 30 anni, la Kirchner ha deciso di intervenire per chiedere che fossero restituite all'Argentina le isole Falkland con questa già citata lettera a Cameron: "Scacciare gli abitanti argentini con coloni britannici fu un atto di colonialismo del diciannovesimo secolo", dice la Kirchner nella lettera. Già l'anno scorso vi erano stati conflitti a proposito delle Falkland, in occasione del trentesimo anniversario dell'offensiva argentina, senza successo. Tuttavia il governo britannico non sembra intenzionato a retrocedere, a detta del Ministero degli Esteri, a meno che non lo vogliano gli abitanti. È stato dunque indetto un referendum il cui esito - tuttavia - appare scontato, dal momento che molti abitanti delle isole sono britannici. Motivo della contesa, oltre all'ovvio sentimento di rivendicazione nazionale - tra l'altro "supportato" da alcune risoluzioni ONU, la prima delle quali è la 2131 del 1965, che definiscono legittime quelle guerre intraprese a fini di liberazione e di autodeterminazione - anche la recente scoperta di alcuni giacimenti petroliferi nell'area attorno le isole.
Messico
"Imposero anche il loro calendario: in alto i giorni di riposo e benessere, in basso i giorni di disperazione e morte. E celebrano ogni 12 ottobre come "il giorno della scoperta dell'America", quando in realtà è la data dell'inizio della guerra più lunga della storia dell'umanità, una guerra che dura ormai da 515 anni e che ha come obiettivo la conquista dei nostri territori e lo sterminio del nostro sangue" Subcomandante Marcos
Risale invece a poco più di due settimane fa la marcia organizzata dall'EZLN in occasione del 21 Dicembre 2012. Sfatando il mito creato attorno alla fine del calendario Maya, una moltitudine di militanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e di autoctoni di stirpe risalenti a popoli Maya hanno preso parte alla cosidetta "marcia del silenzio", sfilando simbolicamente nelle principali città del Chiapas in silenzio e in assoluta tranquillità. In questi ultimi anni stanno diventando sempre più frequenti le manifestazioni e le proteste di molti gruppi in Messico - specialmente studenteschi o movimenti di indigeni - supportati proprio dalla lotta Zapatista. Forse quasi tutti dovrebbero prendere esempio dall'EZLN e dai ribelli Messicani. Più volte molti giornalisti e politicanti scettici hanno dato per morto questo grande movimento, che in realtà ha smentito con dimostrazioni pubbliche imponenti a cui aderiscono sempre più militanti, dimostrando l'importanza e la determinazione di una lotta sentita veramente nel paese.
Quello del Peronismo è un fenomeno particolare. Il più delle volte viene visto come un qualcosa che piace all'estrema destra. Un pensiero politico che ha trascinato nel buio l'Argentina, che ha portato lunghi e lunghi anni di dittatura in uno dei principali paesi dell'America Latina. Tuttavia reputo ingiusto, come sempre, qualsiasi sia il tema, partire dal presupposto che è giusto solo quello che viene detto da una parte. Sarebbe bene quindi analizzare meglio ciò che è stato il Peronismo in Argentina e ciò che è attualmente.
Nel passato
Il Peronismo (talvolta detto "Giustizialismo") è un movimento politico nato in Argentina durante il primo mandato come Presidente della Repubblica Argentina di Juan Domingo Peron (1946-1955), anche se analizzando attentamente la situazione si può capire come il Peronismo sia nato in seno alla società argentina stessa, essendo essa composta da proletariato urbano e rurale (per utilizzare termini marxisti) e da una forte comunità di immigrati provenienti dall'Europa, che insieme portarono poi alla creazione o allo sviluppo di correnti di pensiero complesse e approfondite. Questo movimento, o ideologia che dir si voglia, unisce per l'appunto molti temi politico-sociali ed economici, come ad esempio alcuni aspetti del Socialismo, un forte sentimento patriottico-nazionalista ed una "terza via economica", ispirata - sopratutto - al Fascismo Italiano (per ammissione dello stesso Peron).
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