Era stato infatti proposto agli abitanti delle isole sotto quale autorità volessero stare; quella di Londra o quella di Buenos Aires. La questione era sorta qualche anno fa, quando la Presidente della Repubblica Argentina Cristina Kirchner (rispolverando un tema molto caldo) si era scagliata contro ciò che lei aveva definito una vera e propria "occupazione coloniale" da parte dei britannici delle isole in questione.
Diversi negli anni erano stati anche gli interventi stranieri: a sostegno della Kirchner e delle sue politiche di anti-colonialismo si erano schierati negli anni il compianto Comandante Hugo Chavez (ed in generale i paesi aderenti al MERCOSUR), Cuba, la Siria ed altri paesi riconducibili al blocco anti-imperialista (talvolta definiti "Asse del Male", ognuno ha il suo punto di vista dopotutto...).
Vi è stata anche negli anni passati una presa di posizione da parte di nazioni membre del Commonwealth (quelle site nel Mar dei Caraibi), che incoraggiavano al dialogo tra le due nazioni e che approvarono un documento - resoconto del vertice della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi - in cui era presente anche il reclamo delle autorità argentine contro il Regno Unito proprio riguardo alle Falkland.
Rivendicando il possesso argentino delle isole, sulla base della precedente colonizzazione spagnola oltre che della costruzione di un porto e di una caserma sulle isole da parte dell'Argentina per proteggere la popolazione, la Kirchner aveva da tempo fatto richiesta al Regno Unito in merito alla cessione delle Falkland.
Il referendum si è tenuto lo scorso 10 e 11 Marzo ed ha visto una partecipazione complessiva di poco più di 1500 persone (ovvero tutti gli aventi diritto al voto, circa il 98% della popolazione), di cui solo 3 si sono espresse contrarie al mantenimento dell'autorità britannica sull'isola. Oltre alle rivendicazioni di carattere prettamente nazionalistico, si aggiunge (come detto nel precedente articolo) un fattore economico; la scoperta di pozzi petroliferi nel territorio delle Falkland. Pozzi che, sempre secondo la Kirchner, apparterrebbero per il motivo sopra citato all'Argentina.
Era abbastanza facile e scontato intuire il risultato del referendum, tenendo conto che la quasi totalità della popolazione delle Isole Falkland discende dai colonizzatori inglesi o si è trasferita dal Regno Unito. A distanza di pochi giorni dall'annuncio dell'esito del referendum, la Kirchner ha così commentato: << Quello che e' importante è la posizione degli Usa su questa specie di parodia di referendum' >> [...] << La portavoce del dipartimento di Stato ha dichiarato che gli Usa continueranno a riconoscere che esiste un conflitto di sovranità. >> L'Argentina ha inoltre disconosciuto da un lato la validità e dall'altro l'utilità del referendum. Infine spero mi concediate una piccola riflessione personale; il Regno Unito si è fin da subito fatto scudo dalle pretese argentine, sostenendo la legittimità della presenza inglese sulle isole e contrattaccando alle dichiarazioni della Kirchner, pretendendo di essere nel giusto. Una democrazia come quella che i paesi europei sostengono di essere - membri quindi di un'unione Premio Nobel per la Pace - dovrebbe scegliere una via che si possa considerare giusta, a metà, dunque, degli interessi britannici e di quelli argentini. Farsi scudo di uno strumento come è quello del voto popolare tramite referendum (strumento fondamentale delle democrazie occidentali che viene costantemente osannato come fattore di superiorità rispetto a tutte le altre nazioni), ben conoscendone, come già detto, gli esiti, altro non è se non un abuso della propria libertà per favorire i propri interessi economici. Perché credo sia scontato dire che comunque, i pozzi petroliferi che non finiranno a chi rivendica (mettendo peraltro motivazioni di carattere storico) finiranno a chi attualmente li possiede.
Immagine liberamente tratta da www.bbc.co.uk