Sabato, 28 Novembre 2015 00:00

Elezioni in Argentina: al ballottaggio vince la destra

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Elezioni in Argentina: al ballottaggio vince la destra

L'argentina vira decisamente a destra. Quello che molti analisti avevano pronosticato dopo il sostanziale pareggio nel primo turno delle elezioni presidenziali, si è ora ufficialmente concretizzato al ballottaggio: in uno scontro all'ultimo voto alla fine a spuntarla è la retorica del cambiamento cavalcata dal leader della destra Mauricio Macrì che si impone con il 51,40% dei voti sul leader peronista Daniel Scioli in quella che rimarrà una tornata elettorale di rilevanza storica.
Storica perché per la prima volta dal 1983, anno del ritorno del paese sudamericano alla democrazia, una coalizione di centrodestra si impone in Argentina. Se in precedenza avevano infatti trionfato solo radicali e, dal 2003, il peronismo di Nestor e Cristina Kirchner, ora si aprirà sicuramente una fase diversa segnata da politiche di segno opposto rispetto all' "oficialismo" statalista, marchio di fabbrica delle legislature peroniste e populiste di sinistra a guida Cristina Kircher.

Ex Capo del governo della città di Buenos Aires, imprenditore edile di successo, presidente della squadra di calcio del Boca Juniors, Mauricio Macrì ha costruito la sua vittoria raccogliendo molti voti nella città di Buenos Aires (mentre nel tessuto "conurbano", ovvero nell'area metropolitana, si impone i Frente Para La Victoria di Scioli) e sopratutto nella ricca e popolata provincia di Córdoba, dove riesce a distanziare il contendente peronista di ben 800,000 voti. L'immagine sottostante dà una indicazione grafica di come si è distribuito il voto nei vari distretti argentini.

Distribuzione del voto per distretto elettorale: fonte lanacion.com.ar

Cosa aspettarsi più nello specifico dalla vittoria di Macrì e della sua coalizione Cambiemos, formata da partiti di destra e centristi e di chiara ispirazione liberal-conservatrice? La ricetta è stata in realtà appena bisbigliata sottovoce ma sembra essere già pronta: difficile non aspettarsi, nonostante i toni moderati assunti in campagna elettorale da Macrì e soci, una serie di privatizzazioni per abbattere il forte debito pubblico, un duro programma di austerità per restituire fiducia ai creditori internazionali, una decisa stretta ai programmi assistenzialisti che pesano molto sul bilancio statale, perennemente in rosso. Ma la sconfitta del peronismo di sinistra in Argentina sembra assumere un significato più ampio che va ben oltre le ristrette logiche nazionali per assumere un chiaro significato di spessore internazionale. Il kirchnerismo, pur nella sua ambiguità e diversità rispetto alle esperienze politiche di sinistra europee, è stato per anni il baluardo di un fronte sudamericano contro il neocolonialismo statunitense, con Cristina Kirchner in prima linea a difendere il Venezuela di Chevez e Maduro e legata da ottimi rapporti anche con altri paesi bolivariani. La sconfitta della "Presidenta" rischia ora di causare delle crepe profonde nel muro finora solido della sinistra continentale e un inevitabile indebolimento di quelle idee politiche che hanno segnato la "svolta a sinistra" ("giro a la izquierda") che ha caratterizzato la politica di molti dei paesi dell'America Latina negli ultimi quindici anni. Da questo punto di vista l'atteggiamento di Macrì non lascia spazio a fraintendimenti quando afferma che lotterà per liberare i "prigionieri politici"del regime venezuelano e che farà di tutto per riallacciare dei legami di amicizia con Washington.

Ai peronisti della coalizione Frente Para la Victoria resta la maggioranza relativa in Parlamento, che sarà uno strumento fondamentale per rendere la vita difficile alle destre nel loro tentativo di smantellare progressivamente l'apparato statale e destituirlo dalle sue funzioni di redistribuzione della ricchezza. La stella cadente di Cristina potrebbe ritrovare nuova luce se le misure liberiste di macelleria sociale che Macrì sembra intenzionato a introdurre per risollevare un paese che versa in gravi difficoltà economiche e fiscali, dovessero fallire.

Ultima modifica il Sabato, 28 Novembre 2015 11:26
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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