La manifestazione antirazzista Get up, Stand Up! Stand up for your rights, organizzata da una serie di associazioni tra cui in prima fila la Coalizione Internazionale Sans Papier e Migranti (CISPM), il sindacato USB e Potere al Popolo, si è tenuta il 15 Dicembre 2018, sollevando a livello mediatico un minimo di attenzione principalmente per il tentativo di annullamento da parte della questura e per le esecrate alterazioni che avrebbe causato alla circolazione dei notoriamente efficientissimi mezzi pubblici romani.

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Quando la frustrazione diventa rabbia: analisi delle proteste in Romania

In Romania i cittadini sono tornati a protestare nelle piazze principali del paese (e non solo: anche nei paesi della diaspora alcuni emigrati hanno indetto delle manifestazioni), sfidando nuovamente il gelo, questa volta ancora più numerosi e forti di una maggiore attenzione da parte dei media internazionali. Sono tornati per esprimere il proprio dissenso a una politica cleptocratica e a una giovane pseudo-democrazia che non è riuscita a portare il benessere e le libertà promesse durante la rivoluzione. La causa scatenante è stato un decreto approvato d’urgenza per revisionare il codice penale, con lo scopo di ridurre le pene previste per alcuni reati legati alla corruzione e all’abuso di ufficio, fatto passare durante la sera del 31 Gennaio, e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

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Martedì, 29 Novembre 2016 00:00

#27nov. Scende in strada il NO sociale

#27nov. Scende in strada il NO sociale

Il corteo che ha attraversato le strade di Roma, nella giornata di domenica 27 Novembre ha rappresentato pienamente lo stato dell'arte sul dibattito referendario. Una manifestazione temuta dai più e finita con una bella cornice di popolo in quella piazza del nome omonimo.

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Quando esplode la polenta: il ritorno delle proteste in Romania

C'è un aforisma particolare che utilizzano i rumeni per definire sé stessi: " Mămăliga nu a explodat" ("la polenta non esplode"). Quest'espressione indica l'attitudine alla pacatezza e alla remissione del popolo rumeno: proprio come la polenta continua a bollire sul fuoco, scoppietta pian piano ma non esplode mai tutta insieme, così i rumeni, pur vivendo sotto regimi opprimenti, continuano a non ribellarsi, a preferire le scappatoie individuali piuttosto che quelle collettive.
La polenta, che ha continuato a borbottare per anni, è esplosa nel dicembre 1989, quando la ribellione di una minoranza etnico-religiosa del paese innescò una sommossa che nel giro di pochi giorni portò alla fine della repubblica socialista governata da Ceaușescu.

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La protesta reazionaria dei camionisti cileni e la minaccia ai diritti indigeni

A vedere le immagini di camionisti cileni che bloccano le arterie di comunicazione che portano alla capitale Santiago, corre un brivido lungo la schiena. La situazione storica e politica è fortunatamente molto diversa da quella del golpe del '73, ma allora come adesso, il tentativo è quello della destabilizzazione politica in senso reazionario del Paese Sudamericano. Come l'ha definito il quotidiano comunista El siglo, si tratta infatti di un "golpetto destabilizzante" volto a creare ulteriori preoccupazioni al già debole esecutivo a guida socialista.

I proprietari di camion che hanno nei giorni scorsi creato enormi disagi al trasporto e alla mobilità del paese, hanno giovedì raggiunto l'apice della loro azione sovversiva, riuscendo a raggiungere il centro della capitale Santiago, dopo che le autorità hanno ceduto alla loro richiesta di passare di fronte a La Moneda, il palazzo del Presidente della Repubblica. Solo la presenza di una contromanifestazione delle forze della sinistra, ha obbligato il movimento di protesta dei camionisti a transitare rapidamente per le vie del cuore politico di Santiago, senza poterle occupare.

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Madrid, scritto da Nilo Di Modica

«Ma, in che senso lo eliminano?». È questa in genere la prima reazione che si registra dando la notizia del nuovo disegno di legge sull'aborto presentato lo scorso 20 dicembre al parlamento spagnolo, a firma del ministro della salute Alberto Ruiz-Gallardón.

Abituati da sempre all'intemperanza con la quale la chiesa affronta l'inesorabile scorrere dei secoli fuori dai confini vaticani, resi quasi insensibili dai suoi continui tentativi d'intervenire nella vita pubblica, di fronte alla notizia dell'eliminazione pura e semplice dell'interruzione volontaria di gravidanza in Spagna la cognizione dei più ha un sussulto.

Qualcosa non torna: come se ci avessero appena comunicato l'abolizione del divorzio o del suffragio universale.

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Partecipare alla due giorni romana di ottobre, prima con lo sciopero generale del 18 dei sindacati di base, USB in testa, poi a quella dei movimenti (da quello per la casa al NOTAV-NO MUOS, a mille altri collettivi in lotta di tutta italia) è stato difficile. Difficile dal punto di vista personale, perché due giorni non sono mai una passeggiata, difficile come l’organizzazione, attivata per portare persone in lotta, in diverse lotte, in una Roma blindata, superando il boicottaggio delle ferrovie e l'ostracismo dei mass media generalisti (comprese interviste date alla Tv e mai trasmesse come successo a noi in Veneto).

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