Nel contempo non si placano gli interventi e le prese di posizione rispetto al grave crimine (l'omicidio, con violenza sessuale, di una donna) commesso da un marine USA. Una telefonata è intercorsa tra il ministro degli esteri Fumio Kishida e l'ambasciatrice Caroline Kennedy.
Un sondaggio, condotto dal quotidiano locale Ryukyu Shimpo e da Okinawa TV, mostra come per il 70% della popolazione della Prefettura né il rafforzamento della disciplina né l'aumento della formazione siano risolutivi nella prevenzione di crimini commessi da truppe statunitensi. Rispettivamente per il 42,9% e per il 27,1% ad essere decisivi sarebbero la rimozione delle basi da Okinawa o la loro riduzione.
Intanto, secondo dati resi noti dal Comitato Giapponese per la Pace, soltanto il 18,7% dei militari statunitensi responsabili di crimini nel Sol Levante è finito sotto processo. A rendere così incredibilmente bassa la percentuale di azioni giudiziarie è lo speciale trattamento di cui godono le truppe a stelle e strisce in Giappone secondo l'articolo 17 del SOFA (Status of Forces Agreement), accordo sottoscritto dalle due nazioni nel 1960 e di cui alcune forze dell'opposizione e della società civile chiedono la modifica.
Sempre in ambito elettorale, le forze dell'opposizione hanno raggiunto un accordo su tutti e 32 i seggi disputati con l'uninominale (i rimanenti collegi eleggono più di un senatore mentre un'altra quota è eletta con il proporzionale su un unico collegio nazionale) in ballo nelle elezioni per il rinnovo della Camera alta. Sono 15 i candidati espressione del Partito Democratico, uno del Partito Comunista mentre 16 sono gli indipendenti.
In 40.000 hanno, intanto, manifestato, lo scorso 5 giugno a Tokyo, in sostegno dei candidati unitari dell'opposizione. Manifestazioni si sono svolte anche in oltre 100 località del Paese. A convocare le dimostrazioni è stata una rete nazionale di associazioni contrarie alle leggi belliciste approvate dalla maggioranza conservatrice lo scorso anno.
In tema lavoro, dati governativi, recentemente resi noti, hanno messo in luce come il numero di uomini con contratto part-time sia cresciuto, nel 2015 rispetto al 2002, del 44%. Nel medesimo periodo il numero di lavoratori uomini impiegati a tempo pieno è diminuito del 10%.
In termini assoluti, il numero di uomini, tra i 25 ed i 54 anni contrattualizzati a tempo parziale è stato, nel 2015, di 2.280.000 (+700.000 rispetto al 2002); di contro quelli impiegati con il tempo pieno è diminuito dai 19.160.000 del 2002 ai 17.390.000 del 2015. Percentuale minore di crescita, ma comunque impressionante in termini assoluti, si è registrata nel numero di lavoratrici part-time: da 10.210.000 a 13.450.000. Più che raddoppiato (da 600.000 ad 1.480.000) il numero di uomini ultrasessantacinquenni impiegati con tale tipo di contratto (in quella fascia d'età si è, però, registrato anche un aumento dei lavoratori full-time).
Sul fronte sempre caldo delle isole contese nel Mar Cinese Meridionale, un'importante iniziativa di dialogo è avvenuta la scorsa domenica, con l'incontro, nell'ambito del China-U.S. Strategic and Economic Dialogue, tra il viceministro agli Esteri di Pechino Yesui Zhang ed il suo omologo statunitense Antony Blinken.
Il summit (l'ottavo di questo tipo), focalizzato in misura quasi esclusiva sui temi economici ha, con ogni evidenza, un positivo effetto distensivo delle tensioni tra le due nazioni e conseguentemente tra la Cina ed i nipponici, principali alleati degli USA nella regione. “Occorre non risolvere la vicenda con azioni unilaterali ma attraverso la legge, la diplomazia ed il negoziato” ha affermato il Segretario di Stato USA, John Kerry.
La RPC potrebbe, frattanto, includere le isole Spratly (o Nansha in cinese) nella propria Zona di Difesa Aerea (ADIZ, la sua sigla in inglese). Diverse nazioni africane, tra esse Tanzania ed Uganda, hanno, nel contempo, ufficialmente riconosciuto i diritti sovrani della Repubblica Popolare sulle isole contese.
(con informazioni di Japan Press Weekly 01 – 07 giu. 2016; japantimes.co.jp; xinhuanet.com; fmprc.gov.cn)