Domenica, 21 Agosto 2016 00:00

Pillole dal Giappone #147 - Nel 71° anniversario della capitolazione Akihito mostra rimorso, Abe no.

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È stata presentata una denuncia, lo scorso 2 agosto, per il caso di spionaggio che ha interessato un edificio che ospita la sede del sindacato Rengo e che, durante l'ultima campagna elettorale, ha ospitato anche due comitati elettorali dell'opposizione (quello del democratico Adachi Shinya e quello di Yoshida Tadatomo, Presidente nazionale del Partito Socialdemocratico).
Il fatto è avvenuto a Beppu, località della Prefettura di Oita. Ad installare, senza le necessarie autorizzazioni, due telecamere, le quali filmavano ingressi ed uscite dallo stabile, è stato il locale commissariato di polizia. Un portavoce delle forze dell'ordine, sentito dalla stampa locale, ha negato che l'investigazione avesse carattere politico non specificando, però, la natura dell'indagine condotta. Le telecamere sono state posizionate nel prato davanti l'edificio lo scorso 18 giugno e rimosse il 24 dello stesso mese.

“Vogliamo che la polizia spieghi quale obiettivo si prefiggeva” ha dichiarato Kenji Ishimoto, segretario locale di Rengo. “Il commissariato ha posizionato le telecamere per monitorare le attività di persone specifiche […]. L'inchiesta non aveva come bersaglio membri indistinti dell'opinione pubblica” ha affermato un portavoce della polizia. “La polizia ha installato le telecamere all'interno di una propria attività investigativa ma è stato inappropriato che ufficiali siano entrati in un terreno privato. Ci scusiamo con le persone interessate” ha dichiarato Ojiro Yoshiyuki, capo dell'Ufficio Investigativo prefettizio. Il consigliere comunista della Prefettura, Eizo Tsutsumi, ha espresso alla polizia il proprio disappunto e dichiarato che porrà la questione all'Assemblea in settembre.

In ambito internazionale, il Giappone è pronto a finanziare con 1 miliardo di yen (poco meno di 10 milioni di dollari) una fondazione sudcoreana che si occupa del sostegno alle cosiddette “confort women”, le schiave sessuali dell'esercito coloniale nipponico. La misura, parte di un dialogo, più ampio e pluriennale, portato avanti dai due governi, appare una risposta, almeno nei tempi, alla nomina dell'ultranazionalista Tomomi Inada alla guida della Difesa del Sol Levante. Inada nega, infatti, il fenomeno ed ha più volte affermato che non vi fu alcuna costrizione da parte delle truppe nipponiche ma che trattavasi di prostituzione volontaria. L'annuncio è stato dato dopo un breve colloquio avuto, lo scorso 12 agosto, da Fumio Kishida con la propria controparte sudcoreana Yun Byung-se.
Se sulla vicenda delle “comfort woman” vi sono segnali, spesso contraddetti, di riavvicinamento, in tema di riflessione storica, tra i due Paesi, non cessa di agitare le rispettive propagande la vicenda delle Rocce di Liancourt (o isole Takeshima come le chiama Tokyo).
Le isole, poco più che scogli, si trovano nel mar del Giappone, tra l'isola Ulleungdo (Repubblica di Corea) e le isole Oki (Giappone). Amministrate dalla Corea sin dalla Liberazione, sono rivendicate dal Sol Levante. Lo scorso 15 agosto, un gruppo di dieci parlamentari sudcoreani - guidati dalla deputata conservatrice Na Kyung-won - ha effettuato una visita alle isole che è stata, quasi immediatamente, seguita da una nota diplomatica di protesta del Ministero degli Esteri di Tokyo. “Le dispute territoriali vanno risolte con calma e nella maniera corretta” per il Capo della Segreteria comunista, Koike, per il quale la visita dei parlamentari sudcoreani rappresenta un atto non necessario che accresce la tensione tra i due Paesi.

La propaganda anima, come ogni anno, anche le celebrazioni per l'anniversario della capitolazione del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale. Abe, nel proprio discorso, tenutosi il 15 agosto al Nippon Budokan di Tokyo, ha dichiarato che “non vanno ripetuti gli orrori della guerra” non facendo, però, nessun riferimento alle colpe del Giappone che nel secondo conflitto vestì il ruolo di aggressore.
Di tutt'altro tenore il discorso dell'Imperatore Akihito, il quale ha invece espresso con chiarezza il “profondo rimorso” per quanto fatto dal proprio Paese durante la guerra.
E' una distanza non nuova, quella tra il massimo rappresentante istituzionale del Sol Levante ed i settori più nazionalisti del Partito Liberal-Democratico che hanno in Abe e nel vicepremier Taro Aso i loro massimi esponenti. Critico il Partito Democratico che, nella propria nota, stilata dal Presidente Okada, afferma: “basandosi sulle lezioni apprese e sul profondo rimorso sentito anche per il dominio e l'aggressione coloniale prebellica e per l'inutile guerra nella quale molte persone hanno perso la vita, il Giappone postbellico ha costruito una democrazia pacifica e prosperosa sotto gli auspici della sua Costituzione pacifista. Allo stesso tempo ha dato un grande contributo alla pace ed alla stabilità della comunità internazionale sotto forma di cooperazione economica, assistenza umanitaria, operazioni di mantenimento della pace etc. Siamo orgogliosi della direzione seguita dal Giappone, internazionalmente e storicamente nei 71 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel periodo Heisei, il Giappone ha costantemente seguito il percorso di una nazione amante della pace. Tuttavia, il Primo Ministro Shinzo Abe intende cambiare drasticamente il contesto che vede il Giappone un Paese amante della pace. [...] Il fondamento della Costituzione pacifista, la quale afferma che il Giappone non userà la forza per intervenire in conflitti all'estero, è stato scosso. [...] Il governo Abe intende permettere, senza restrizioni, l'uso del diritto all'autodifesa collettiva e trasformare il Giappone in una nazione in grado di usare la forza all'estero. Al contrario il Partito Democratico vuole creare un Giappone nel quale sia limitato l'uso della forza sulla base delle lezioni apprese, del rimorso sentito per la guerra e dello spirito pacifista della Costituzione. Invitiamo il popolo giapponese a scegliere quali dei due percorsi intenda seguire”.
Ed il Partito Comunista “chiede sinceramente a tutte le persone amanti della pace di unirsi, indipendentemente dalle differenze di opinione e posizioni politiche, al fine di bloccare il tentativo del Primo Ministro di cambiare la Costituzione nonché di proteggere e promuovere il pacifismo previsto dalla stessa” ha dichiarato il una nota il Segretario Akira Koike, il quale ha sottolineato come gli eventi del Sudan del Sud mettano le Forze di Autodifesa di fronte al rischio di “uccidere od essere uccisi”.

Abe, per altro, ha come ogni anno, inviato i propri omaggi rituali allo Yasukuni shrine. A rappresentare il Primo Ministro è stato il deputato Yasutoshi Nishimura, il quale ha depositato per conto del premier il tamagushiryo (un'offerta rituale agli dei composta un rametto di sakaki con attaccate delle strisce di tessuto, chiamate shide).
Il tempio scintoista, caro ai nazionalisti in quanto vi si ricordano i caduti - compresi i criminali di guerra - nelle guerre coloniali nipponiche, ha visto, il 15 agosto, anche la visita di 70 parlamentari e di numerosi esponenti politici (anche del Partito Democratico). Non hanno mancato all'appuntamento che le ministre Takaichi (Interni) e Marukawa (ministra per l'Organizzazione dei Giochi Olimpici del 2020) nonché il vice di Suga, Hagiuda. “Preoccupazione e rammarico” è stata espressa dal Ministero degli Esteri di Seul, il quale afferma in una nota che “il Governo della Repubblica di Corea sollecita i rappresentanti del governo ed i parlamentari giapponesi a compiere, attraverso azioni concrete, decisi sforzi per conquistare la fiducia delle nazioni vicine affrontando in maniera corretta e con coraggio la storia, mostrando la loro umile riflessione ed il sincero rimorso per le cattive azioni passate”.
“Il rapporto sbagliato del governo giapponese verso le questioni storiche è venuto a galla nuovamente con l'omaggio di membri del governo allo Yasukuni shrine, nel quale vengono onorati criminali di guerra di prima classe […]. La Cina si oppone con fermezza a ciò. Una volta ancora chiediamo al Giappone di affrontare e riflettere sulla propria storia di aggressione, affrontando adeguatamente le questioni di maggiore importanza in maniera responsabile e compiendo sforzi credibili per conquistare la fiducia dei propri vicini asiatici e della comunità internazionale” gli ha fatto eco, Lu Kang, Portavoce del Ministero degli Esteri della RPC.

Sul fronte lavoro, dati ministeriali resi noti il 16 agosto, mostrano come siano aumentate le violazioni a danno degli apprendisti stranieri presenti nel Paese in base ad un programma internazionale cui aderisce il Giappone.
Nel 2015, straordinari illegali e pagamenti non corrisposti sono stati riscontrati in 3.695 posti di lavoro: 718 casi in più rispetto al 2014. Rilevate anche 1.076 violazioni degli standard di sicurezza. Le ispezioni sono state 5.173 ed hanno portato alla luce situazioni di illegalità nel 70% dei casi. Il numero di apprendisti stranieri è cresciuto regolarmente negli ultimi anni, passando dai circa 75.000 del 2006 agli oltre 175.000 dello scorso anno. Crescita costante - ad eccezione del 2009, anno nel quale il numero di apprendisti scese a poco meno di 100.000 (rispetto ai 120.000 del 2008), e del 2013 - anche per le violazioni, passate da poco più di 1000 nel 2006 alle, per l'appunto, oltre 3.500 del 2015.

Dati poco positivi arrivano anche dalla piccole e medie imprese, il cui numero è in drastico calo. Secondo una ricerca del think-thank Tokyo Shoko Research, il numero di tali attività costrette a chiudere supera le 25.000 unità annue. Un picco di oltre 29.000 si è registrato nel 2013, secondo anno dal ritorno di Abe al governo. Le piccole e medie imprese rappresentano il 99,7% del totale ed impiegano circa due terzi della forza lavoro nipponica.

Ad Okinawa, intanto, non cessa di suscitare proteste la presenza nordamericana che impone alla Prefettura numerose servitù militari. Il 13 agosto una manifestazione ha ricordato un incidente, avvenuto 12 anni fa presso il campus dell'Università Internazionale di Okinawa, che vide protagonista un elicottero dei marines, i quali hanno nella base di Ginowan una delle loro principali facilities. La base, secondo un accordo tra i due governi, dovrà essere trasferita a Nago. “Chiediamo al governo del Giappone ed a quello statunitense che la base di Futenma, la quale è estremamente pericolosa, sia immediatamente chiusa e spostata” ha dichiarato il rettore Eiken Maetsu.
“Un evento che possa causare la caduta di un elicottero può ancora accadere. Nonostante ciò il governo giapponese consente che questa possibilità possa verificarsi” ha dichiarato Yoichi Iha, senatore dell'opposizione e sindaco di Ginowan all'epoca dell'incidente.
La settimana precedente, oltre 1000 persone avevano invece protestato a Takae contro il progetto di costruzione di sei eliporti, dei quali due sono già stati realizzati, destinati alle forze statunitensi.

Frattanto a Tokyo la nuova Governatrice, Yuriko Koike, ha reso noto di voler spostare, in novembre, il noto mercato ittico di Tsukiji, uno dei più grandi al mondo, dalla sua attuale sede al sito che ospitava la centrale a gas di Toyosu. Un luogo inadatto a causa dell'inquinamento dovuto a benzene, cianuri ed arsenico, per il Partito Comunista che ha chiesto al Ministero dell'Agricoltura di fermare il progettato spostamento.

(con informazioni di Japan Press Weekly 10 – 16 ago. 2016; mofa.go.kr; mofa.go.jp; fmprc.gov.cn; minshin.or.jp; japantoday.com; mainichi.jp; asahi.com; the-japan-news.com)

Ultima modifica il Sabato, 20 Agosto 2016 22:00
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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