Il 29 gennaio il governo Abe ha presentato la bozza di bilancio per l'anno fiscale 2013, la prima proposta di bilancio dal ritorno al potere dei Liberal-Democratici. La bozza prevede un aumento del 3% delle imposte sui consumi (come suggerito dal Fondo Monetario Internazionale il quale auspica un aumento a medio termine addirittura del 15%), un aumento dei fondi per i lavori pubblici (per la realizzazione di autostrade e porti commerciali), aiuti fiscali per le grandi imprese, un taglio lineare delle spese per il welfare, una riduzione dei fondi per gli enti locali e per la prima volta negli ultimi undici anni un aumento delle spese militari in accordo con quanto previsto dalle nuove linee guida della Difesa.

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A nemmeno due mesi dalle elezioni per il rinnovo della Camera bassa del parlamento il nuovo premier Shinzo Abe procede spedito nella realizzazione del proprio programma conservatore: tra le misure recentemente portate avanti la decisione di stilare le nuove linee guida per la difesa nazionale prevedendo un consistente aumento del budget destinato alle Forze di Autodifesa e contestualmente un incremento del numero di addetti di 18.000 unità.

Una prova muscolare quella del governo a guida Liberal-Democratica innanzitutto nei confronti della Cina per tentare di chiudere qualsiasi spiraglio negoziale sulla contesa territoriale per le isole Diaoyutai/Senkaku e nei confronti della Corea del Nord che si accinge a realizzare nuovi test missilistici.

Sul fronte nucleare, mentre TEPCO annuncia di voler chiudere la fase delle compensazioni in favore delle vittime dell'incidente nucleare di Fukushima, il premier Abe nomina membri del Consiglio sulle politiche economiche e fiscali (un organismo governativo con importanti funzioni consultive) l'ex dirigente TEPCO Kobayashi e l'ex presidente di Toshiba (azienda che ha nel proprio business la costruzione di reattori nucleari) Sasaki.

Sempre in ambito nucleare buone notizie arrivano da dove non se ne attenderebbero: Japan Press segnala il caso di una cooperativa agricola di Fukushima che ha deciso – utilizzando fondi governativi ed una parte delle compensazioni ricevute dalla TEPCO – di investire in energia solare, casi come questo sono in aumento e segnalano la volontà di buona parte del popolo giapponese di avviare una fuoriuscita dall'atomo.

In ambito welfare il nuovo ministro Tamura ha annunciato un piano per la riduzione del 10% dello standard minimo di sussistenza, primo passo per poter tagliare i fondi ai programmi di solidarietà sociale. Il professor Kanazawa dell'università Bukkyo di Kyoto ha dichiarato ad Akahata: “in Giappone tra le famiglie con un reddito inferiore al livello minimo di sussistenza, solo il 20% riceve assistenza sociale. Nonostante ciò, il governo intende rivedere negativamente il programma di assistenza sociale”.

Come già annunciato inoltre il governo ha avviato nella riunione del Consiglio dei Ministri dell'undici gennaio scorso un imponente piano di infrastrutture ed aiuti alle imprese.

Forti mobilitazioni sindacali si registrano nel contempo nel settore dell'industria elettronica, in particolare i lavoratori della Sony di Sendai nella Prefettura di Miyagi - territorio pesantemente colpito dalla catastrofe del 2011 - contestano il piano di ridimensionamento messo in atto dalla multinazionale che ha portato il numero di addetti nello stabilimento dai 2.000 del 2010 agli 800 attuali. Secondo quanto denunciato dai parlamentari del Partito Comunista Giapponese e dalle organizzazioni sindacali vi sono da parte dell'azienda forti pressioni per convincere i lavoratori ad accettare prepensionamenti. Analoghi ridimensionamenti stanno riguardando NEC, Sharp e Parasonic.

(con informazioni di Japan Press Weekly 9-15 genn. 2013 e 16-22 genn. 2013)

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Lunedì, 14 Gennaio 2013 00:00

Pillole dal Giappone #3 – Dopo le elezioni

Acquisito il risultato delle elezioni per il rinnovo della Camera bassa del parlamento, il Presidente del Partito Comunista Giapponese Shii Kazuo durante una conferenza stampa ha sottolineato in primo luogo la discrepanza tra il numero di seggi ottenuti dalla coalizione PLD-Nuovo Komeito (di poco superiore ai due terzi) ed il consenso reale di questa coalizione nel Paese, i Liberal-Democratici hanno infatti perso - nella quota maggioritaria - in termini assoluti un milione e seicentomila voti rispetto alle precedenti elezioni (quando vennero sconfitti dai Democratici) ottenendo con il 43% dei consensi il 79% dei seggi uninominali, calo ancora più marcato si è registrato nella quota di seggi assegnati con il sistema proporzionale.

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Martedì, 18 Dicembre 2012 00:00

Pillole dal Giappone #2 - Elezioni

Immagine tratta da infosannio.it

Il 16 dicembre si sono tenute le elezioni per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento giapponese. Le elezioni – che si sono svolte con largo anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura in seguito alle dimissioni del premier Noda, terzo esponente democratico a ricoprire l'incarico di Primo Ministro dalle elezioni del 2009 – hanno visto la nettissima affermazione dei conservatori del Partito Liberal-Democratico del già – nonché futuro – premier Shinzo Abe: lo storico partito di governo ha ottenuto 294 seggi (176 in più del 2009), a questi si sommano i 31 seggi (10 in più rispetto al 2009) della formazione alleata Nuovo Komeito, la coalizione conservatrice ottiene dunque una maggioranza di poco superiore ai due terzi nella Camera dei Rappresentanti, potendo così superare eventuali veti posti dalla Camera bassa (rinnovata per metà nel 2010, a solida maggioranza democratica). Tonfo colossale invece per il Partito Democratico sceso dai 308 seggi ottenuti nelle precedenti elezioni ai 57 attuali.

A poca distanza dai democratici il Partito della Restaurazione del Giappone (formazione di destra liberista) dell'ex governatore di Tokio Shintaro Ishihara: i seggi del PRG passano infatti da 11 a 54. Crescita – ma più contenuta – anche per Minna no To, formazione liberale fuoriuscita dai Liberal-Democratici. Modesto il risultato per la formazione di centro-sinistra Partito del Futuro del Giappone.

Flessione per il Partito Comunista Giapponese di Shii Kazuo i cui deputati scendono da nove a otto. In termini assoluti il PCG ottiene 4.700.000 voti nella quota maggioritaria (pari al 7,88%) e quasi 3.700.000 voti (6,17%) nella quota proporzionale.

Tra le cause del tracollo democratico la crisi economica, la negativa gestione degli effetti del terremoto del marzo 2011 e dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima (il premier dell'epoca Naoto Kan non è stato rieletto), nonché un complicato dibattito interno che ha portato a scissioni e riposizionamenti: “sono il maggiore responsabile della sconfitta, do le dimissioni da Presidente del Partito” ha dichiarato a caldo il leader dei democratici Noda. Con la vittoria dei Liberal-Democratici si allontana la possibilità di un - seppur moderato – programma di fuoriuscita dal nucleare, si profila un atteggiamento fortemente nazionalista sulla contesa sino-giapponese riguardo le isole Diaoyutai/Senkaku ed una revisione del carattere pacifista della Costituzione. Nel programma elettorale del PLD anche la promessa di maggiori investimenti pubblici, tagli fiscali alle aziende ed alcune misure protezionistiche per l'agricoltura (minacciata dal Trattato di Libero Commercio sponsorizzato dagli USA).

Le elezioni per la carica di governatore di Tokio, svoltesi lo stesso giorno delle politiche, hanno visto l'affermazione di Inose Naoki, vicegovernatore uscente sostenuto da Liberal-Democratici, Nuovo Komeito e Partito della Restaurazione del Giappone. Tra gli altri candidati l'ex governatore di Kanagawa Matsuzawa Shigefumi e l'antinuclearista sessantaseienne Utsunomiya Kenji sostenuto dal Partito Comunista Giapponese, dal Partito Socialdemocratico e dal Partito del Futuro del Giappone.

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