Alcune clausole del Trattato di Libero Commercio Trans-Pacifico (TPP la sigla in inglese) sarebbero in conflitto con la Costituzione giapponese: a segnalarlo un gruppo di avvocati capeggiati dall'ex presidente della Federazione delle Associazioni Forensi Kenji Utsunomiya e dall'avvocato Kouji Iwatsukui, i due giuristi hanno affermato che la clausola sulle dispute tra Stato ed investitori mina le leggi nazionali a tutela dei consumatori, violerebbe l'articolo 76 della carta costituzionale che tutela l'indipendenza dei giudici nonché l'articolo 41 che attribuisce unicamente alla Dieta il potere legislativo.

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Il 21 luglio si sono svolte le elezioni per il rinnovo parziale del secondo ramo della Dieta nazionale del Giappone: la Camera dei Consiglieri, la quale non è soggetta a scioglimento: il mandato dei senatori ha infatti la durata sei anni ed ogni tre viene eletta la metà dei membri. Le elezioni - effettuate in parte sulla base di collegi ed in parte su una lista nazionale - hanno visto la netta vittoria del Partito Liberal-Democratico: il partito del premier Abe ha ottenuto 65 dei 121 seggi in palio (42,7% la media dei voti nei singoli collegi, 34,7% il risultato ottenuto dalla lista nazionale), i quali si sommano ai 50 eletti nel 2010 ed a quelli ottenuti dagli alleati del Nuovo Komeito (20 seggi in totale, in crescita di uno rispetto alla precedente composizione dell'assemblea) assicurando così ai conservatori la maggioranza assoluta anche nella Camera alta (maggioranza che su alcuni provvedimenti potrebbe contare anche sui 9 senatori del Partito della Restaurazione del Giappone).

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Un sit-in lungo 6000 giorni quello degli abitanti di Okinawa contro la costruzione di una nuova installazione militare USA in mare nel distretto di Henoko, la nuova base dovrebbe rimpiazzare quella dei marines di Futenma ma la forte opposizione dei residenti ha fino ad ora impedito la realizzazione dei lavori.

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Nel Giappone per Costituzione “pacifista” le Forze di Autodifesa hanno prodotto gas tossici (tra essi il sarin) in assoluto segreto ed in aree densamente popolate (la produzione di questi gas è avvenuta presso una struttura sita in un quartiere residenziale di Saitama), a segnalarlo il periodico comunista Akahata dopo che il caso era scoppiato già in maggio a seguito dell'intervista rilasciata dall'ex direttore della struttura al settimanale Shukan Kinyobi.

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Dopo che per mesi hanno tenuto banco le polemiche legate alle dichiarazioni del sindaco di Osaka Hashimoto il governo Abe riconosce ufficialmente l'esistenza di coercizione nella vicenda delle cosiddette “comfort women”. Il riconoscimento è avvenuto a seguito di una richiesta da parte del parlamentare comunista AkamineÈ la prima volta che il governo Abe riconosce ufficialmente l'esistenza della coercizione, il precedente esecutivo guidato dal politico conservatore aveva negato il fenomeno nel 2007.

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57.981 sono le firme raccolte e consegnate al parlamento tramite 22 parlamentari di diversi partiti da un gruppo di insegnanti e genitori di alunni disabili al fine di richiedere migliori condizioni per le scuole a loro dedicate. Nonostante il numero di alunni con disabilità sia cresciuto di oltre 33.000 unità negli ultimi dieci anni le classi hanno subito un drastico taglio (-4.633).

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Importanti presenze internazionali alla conferenza mondiale contro le armi atomiche che si terrà da 2 al 9 agosto ad Hiroshima e Nagasaki, ha infatti confermato la propria partecipazione il regista statunitense Oliver Stone. Sempre sul fronte nucleare il 2 giugno nella capitale nipponica si è tenuta una importante (circa 60.000 partecipanti) manifestazione di protesta contro l'intenzione del governo Abe di riattivare gli impianti nucleari spenti in seguito alla catastrofe del 2011 e di esportare impianti nucleari all'estero: “è assolutamente assurdo che il governo spinga per esportare reattori giapponesi quando l'incidente nucleare di Fukushima non è ancora sotto controllo” ha dichiarato durante il proprio discorso il Presidente del Partito Comunista Giapponese Shii.

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Tra le categorie messe in crisi dalla politica di deprezzamento dello yen portata avanti dal governo Abe vi sono anche i produttori di latte i quali hanno subito un pesante aumento del prezzo dei mangimi che sono in buona parte frutto di importazioni. Parallelamente le negoziazioni tra i rappresentanti dei produttori e le grandi aziende che acquistano il latte crudo non hanno ancora determinato un aumento del prezzo di tale prodotto.

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Sul Giappone continua a pendere – nonostante le rassicurazioni del governo – la spada di Damocle rappresentata dalla centrale nucleare di Fukushima, è stata la stessa società proprietaria dell'impianto (la TEPCO) a segnalare la fuoriuscita dalle vasche di stoccaggio di 120 tonnellate di acqua altamente radioattiva. Una minaccia, dunque, più che mai attuale ma che non sembra impensierire i nuclearisti convinti del Partito Liberal-Democratico.

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Intervista all'onorevole Akira Kasai, membro della Camera dei Rappresentanti, Vicepresidente della Commissione Politica e componente dell'Esecutivo del Partito Comunista Giapponese

1) Il grande terremoto del marzo 2011 che ha colpito il Giappone ha impressionato il mondo, a due anni di distanza a che punto è la ricostruzione? In che condizione si trova l'economia delle aree colpite?

Il terremoto e lo tsunami hanno lasciato più di 18.000 vittime (includendo anche quanti sono morti in seguito al disastro) ed oltre 2.700 persone risultano disperse. Per quanto riguarda i danni agli edifici risultano totalmente distrutte circa 130.000 case, quelle ufficialmente dichiarate come “semi-distrutte” sono 270.000 e quelle “parzialmente distrutte” 730.000. Attualmente ci sono più di 320.000 persone che vivono in case temporanee.

La catastrofe all'impianto nucleare n. 1 di Fukushima ha causato l'evacuazione di 156.000 persone che sono state costrette a lasciare la propria città a causa della grave contaminazione radioattiva. Oggi, a due anni da quel disastro, le aree colpite sono molto lontane dall'essere “ricostruite”. La gran parte delle vittime della catastrofe non sono in grado di vedere alcuna prospettiva di ricostruzione delle proprie case. Anche se alcune misure sono state prese per far ripartire le attività lavorative che sostenevano le vittime ciò è avvenuto ad un ritmo estremamente lento. I pilastri delle industrie locali, agricoltura e pesca, sono a metà della ricostruzione, con solamente il 40% dei terreni agricoli coltivati e con il pescato che raggiunge i due terzi del livello pre-disastro.

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