Il tema politico di queste settimane, l'ineleggibilità e la decadenza di Berlusconi, è stato affrontato dalla professoressa di diritto costituzionale (ed ex “saggia” dimessasi tra le polemiche dall'insolito strumento voluto da Napolitano) che ha ricordato come proprio l'art. 54 del nostro testo costituzionale affermi inequivocabilmente che chi gestisce la cosa pubblica debba farlo con “disciplina e onore”.
A sottolineare il legame indissolubile tra il nostro patto di convivenza civile ed i beni comuni l'intervento di Corrado Oddi, Funzione Pubblica CGIL e tra i riferimenti nazionali del comitato “acqua bene comune”, il quale ha sottolineato che questo spazio politico che si apre non debba ragionare sulla creazione di un nuovo soggetto politico ("esigenza che pure c'è") ma che il compito – di altra natura e su altro terreno – sia quello di lavorare in direzione di una “espansione della democrazia” partendo da una idea non difensiva ma forte della Costituzione riassumibile nello slogan “pace, lavoro, beni comuni” e che tale difesa “in attacco” vada legata alla necessità di una legge per l'attuazione del referendum sulla ripubblicizzazione dell'acqua.
Sull'esigenza imprescindibile che la manifestazione sia “grande” si è concentrato l'intervento del direttore di Micromega Paolo Flores d'Arcais che ha definito i tentativi in atto di modifiche costituzioni come “strisciante golpe bianco”.
Presenti all'assemblea anche i rappresentanti delle realtà politiche della sinistra e delle associazioni, un contestato Vincenzo Vita (Sinistra PD) che ha parlato della gravità del fatto che la televisione pubblica possa fare da agenzia di propaganda del PdL trasmettendo il videomessaggio (oramai una telenovela nella farsa) del suo leader; Antonio Di Luca (Azione Civile), operaio della FIAT di Pomigliano è intervenuto per sottolineare l'importante sentenza della Corte Costituzionale che ripristina i diritti sindacali della FIOM nell'azienda guidata da Marchionne; Raniero La Valle (Comitati Dossetti per la Costituzione) che ha toccato il tema della guerra alla Siria e la questione dell'importanza del sistema proporzionale nella rappresentanza politica (“perché i 'cespugli' diventano foreste”); il giuslavorista Piergiovanni Alleva intervenuto sull'importanza della contrattazione collettiva e tornato anch'egli sulla sentenza dall'alta Corte sui diritti di agibilità della FIOM: “il sindacato non assume legittimità dal rapporto con l'impresa ma da quello con i lavoratori”; il Segretario del PRC Paolo Ferrero che confermando l'appoggio del proprio Partito alla manifestazione convocata per il 12 ottobre dai primi firmatari della piattaforma per la difesa e l'attuazione della Costituzione ha lodato l'impegno dei medesimi nel tenere legati lavoro e democrazia e che il rischio che il presidenzialismo faccia proseliti anche tra i cittadini.
Ferrero ha espresso anche l'auspicio che questo spazio politico si trasformi in un vero e proprio soggetto aggregativo della sinistra chiedendo espressamente a Rodotà e Landini di ricoprire il ruolo di garanti di tale processo; Antonio Ingroia a capo di Azione Civile che ha parlato di una “Costituzione materiale che si è sempre più allontanata da quella reale che invece viene cambiata per adeguarla a quella materiale”. Scrosciante applauso per l'ex pm quando ha affermato che il Presidente della Repubblica Napolitano è il “notaio di questi cambiamenti”, cambiamenti tutti nella direzione di quelli suggeriti da Licio Gelli; il Segretario nazionale del PdCI Cesare Procaccini oltre ad esprimere l'importanza del parlamento come luogo di rappresentanza del conflitto capitale-lavoro si è anche soffermato sulla necessaria complementarietà tra partiti e movimenti: “i partiti senza movimenti rischiano di essere aridi, i movimenti senza la sponda politica rischiano di essere inconcludenti”; il Comitato articolo 33 di Bologna (che ha avuto in Rodotà il proprio presidente onorario) espressosi contro il consiglio comunale “di larghe intese” almeno sul tema del finanziamento alle scuole private; molto polemico nei confronti delle modifiche costituzionali volute dal centro-sinistra l'ex parlamentare del PRC Franco Russo che afferma che vada chiusa “una stagione non solo berlusconiana ma anche del centro-sinistra”; più marcatamente politico l'intervento di Alberto Burgio (PRC) che ha affermato che le differenze e la mancanza di credibilità della sinistra derivano dalla sua polverizzazione; preoccupato del rischio di una battaglia percepita come elitaria l'ex europarlamentare Vittorio Agnoletto.
Nelle conclusioni il sempre chiaro Maurizio Landini ha parlato di questo spazio politico che nasce come di un processo che inizia ma di cui non si può conoscere l'approdo finale ma che non intende diventare un nuovo soggetto politico: particolarmente infastidito sul punto il segretario FIOM ha detto che “non abbiamo convocato quest'assemblea per costruire la sinistra ma per qualcosa di più” e cioè un movimento reale che sia capace di collegare lavoro e democrazia posto che la FIOM da sola “non ce l'avrebbe mai fatta” e che ognuno “col suo mestiere e nel posto in cui è” si impegni per tale obiettivo. Un movimento, uno spazio politico capace in primo luogo di aprire una stagione di partecipazione oggi negata nelle istituzioni (“non c'è dubbio che nessuno ha votato per questo governo”) e nei luoghi di lavoro.
Particolarmente importante il passaggio del sindacalista sull'uso della crisi per sviluppare un'idea autoritaria della società e sulla necessità di “andare in Europa, ma con la nostra Costituzione”. Una società, quella descritta da Landini, come incattivita, foriera di violenza, degenerata sul piano dei valori, priva del concetto di interesse generale come interesse primario anche dei singoli.
In conclusione l'aspetto più significativo di questa giornata appare l'insieme dei volti e delle storie presenti al Frentani. Volti e storie diverse e con obiettivi diversi ma che sul punto di difendere ed attuare in pieno la Costituzione possono ritrovarsi e pesare nel dibattito politico e nel Paese.
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