Lunedì, 05 Dicembre 2016 00:00

Un referendum costituzionale non fa primavera

Un referendum costituzionale non fa primavera (a dieci mani)

L'articolo sarà aggiornato e alcuni testi potrebbero essere integrati durante le prime ore di lunedì 5 dicembre.

Non ci sono più le mezze stagioni. Le elezioni non servono a nulla, perché tanto le cose non cambiano. Il livello del confronto qualifica il degrado civile del Paese. Non si vota mai per qualcosa, ma contro. Si poteva fare meglio.

I luoghi comuni abbondano nella quotidianità e non sono mancati in una lunghissima campagna referendaria, giunta al termine. La paura di una involuzione autoritaria in caso di vittoria del sì, il timore dell'instabilità politica, con il trionfo delle destre reazionarie e xenofobe "se vince il no". I toni apocalittici ormai fanno parte del linguaggio comune e il sensazionalismo è tra i pochi motori del sistema di informazione, in grado muovere l'elettorato. Questa settimana commentiamo "a caldo" il risultato del referendum costituzionale, con un impianto scritto ancora prima che fosse noto l'esito delle urne.

Uno degli elementi più chiari che è emerso in questo periodo è la totale subalternità delle diverse proposte politiche rispetto alle vicende contingenti. Le svolte dovrebbero imporre alle progettualità di aggiornarsi, non certo stravolgerne completamente l'impianto.

Molti commentatori (e protagonisti) si aspettano che una data risolva problemi profondi e diffusi. Su questo le nostre "dieci mani".

Pubblicato in A Dieci Mani
Mercoledì, 12 Ottobre 2016 00:00

Bavagli post-democratici

Bavagli post-democratici
Da Orbán a Renzi, la democrazia in pericolo


Il vento che imperversa sull’Europa da tre/quattro anni non è assolutamente paragonabile ad una bonaccia tardo-primaverile, annunciante l’arrivo dell’estate. Le perturbazioni sono minacciose e tuonano di derive autoritarie e democrazie a rischio. Il passaggio dallo stato di diritto allo stato autoritario sembra (quasi) del tutto completato; e tra imposizioni della Troika (vedi Grecia), stati d’emergenza volti a reprimere (il caso della Francia del post 14 Novembre) e nuovi muri, sembra quasi di essere ripiombati alla prima metà del secolo scorso.

Pubblicato in Società
Martedì, 19 Aprile 2016 00:00

Solo una questione di quorum?

Allora, proviamo a tirare le fila. Che sia stata una campagna elettorale allucinante penso sia pacifico. Semplificazioni eccessive, mistificazioni, impegni non rispettati ma anche affermazioni che hanno del tutto svilito le istituzioni di questo paese e strumentalizzazioni a coprire faide interne al Partito Democratico. Ma proviamo ad andare con ordine.

Sette regioni e due province italiane riescono a far dichiarare legittimo dalla Corte di Cassazione un quesito sulla gestione delle piattaforme petrolifere entro le 12 miglia marittime dalle coste italiane (leggi qui). Inizia così una campagna referendaria che, invece di riconoscere i limiti della consultazione ed insistere su quelli che potevano essere le ragioni, per quando non semplici, condivisibili, tira di mezzo tutto e il contrario di tutto, aprendo così la strada ad un teatrino che se non avesse del drammatico, potrebbe darci da ridere per settimane.

Pubblicato in Società
Venerdì, 04 Marzo 2016 00:00

I motivi del no alla riforma costituzionale

I motivi del no alla riforma costituzionale

Daniele Sterrantino e Chiara Del Corona

Il primo marzo, si è tenuta a Lastra a Signa la prima riunione del Comitato per il No alla riforma Costituzionale, sulla quale i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo ottobre. Daniele Sterrantino (RFC) e Matteo Gorini (Sinistra Italiana) hanno delucidato in maniera approfondita i punti cruciali della Riforma del Senato e chiarito i perché di un voto contrario a tale riforma adducendo motivazioni che quasi sempre vengono occultate o mascherate dalla propaganda del governo e dalla comunicazione mediatica main stream. Anche la campagna referendaria che partirà per promuovere il voto favorevole alla riforma sarà probabilmente tutta giocata all’insegna di una strumentale retorica efficientista che elogia il fare del governo e farà passare coloro che mettono invece in luce le ragioni per cui essere contrari a tale riforma, come i soliti “gufi” disfattisti che ostacolano ogni tentativo funzionale alla ripartenza del paese.

Pubblicato in Società
Venerdì, 01 Maggio 2015 00:00

Sul dibattito sulla legge elettorale

Certo che, tutte le volte che ci provano, ci riescono alla grande. Tutte le volte che il dibattito pubblico viene concentrato (deviato?) in modo da escludere dalla visuale il vero smantellamento dei diritti in questo Paese, noi ci prestiamo facendo gli utili idioti.

Cerco sempre, ultimamente, nel parlare di politica e nel ragionare di cosa fare, di mettermi nei panni di quella che è la stragrande maggioranza delle persone in Italia. Cerco di capire come è che il dibattito politico viene percepito, quali sono le priorità e quale è il reale interesse per le questioni su cui noi invece ci spacchiamo la testa.

Pubblicato in Società
Giovedì, 26 Febbraio 2015 00:00

Deindustrializzazione in Europa

A Torino il 18 febbraio 2015 abbiamo visto tutta la potenza retorica di un governo che, per stessa ammissione di Sergio Marchionne nelle sue dichiarazioni dello scorso ottobre, è stato scelto dal mondo padronale per eseguire diligentemente i loro ordini. Dalla visita mattutina ad Alba dove si sono svolti i funerali di Michele Ferrero (un "padre della patria" con la residenza in un paradiso fiscale, come l'ad di FCA insomma) all'incontro coi vertici dell'ex azienda automobilistica torinese e al Politecnico, abbiamo assistito alla medesima narrazione.

Tra uno sperticato elogio dell'"imprenditore progressista" e del "capitalismo dal volto umano" che antepone la persona al profitto, in cui "la fabbrica fosse per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica”, si è passati con disinvoltura all'esaltazione del peggior capitalismo predatorio, ossia al modello Marchionne, quello che punta la pistola alla tempia della persona che lavora in fabbrica. Se il Presidente del Consiglio ha subito dichiarato di essere "gasatissimo dai progetti di Marchionne", arrivando a fare battute di spirito del tipo "supereremo la Germania nella produzione manifatturiera", non altrettanto euforica è stata la reazione della cittadinanza che ha contestato il Presidente del Consiglio che, finalmente, si è degnato di metter piede a Torino (ricordo il vertice dello scorso 11 luglio rinviato all'ultimo). Inutile dire che l'inquietudine di quanti erano fuori dal Politenico a manifestare dietro allo slogan "il vostro profitto, il nostro sfruttamento" ha maggiori fondamenti di quanti il nostro premier non voglia lasciar intendere. Un dato su tutti riguarda la produzione industriale che ha perso complessivamente, tra aprile 2011 e novembre 2013, il 10,9 per cento, una caduta assai più lunga (31 mesi) che in passato e più ampia rispetto a quella osservata in molti tra i partner dell’Uem.

Se la produzione manifatturiera italiana risulta falcidiata, bisogna però chiarire che il dramma non è solo nostro, bensì europeo. Infatti, come riporta il rapporto Istat "se la Germania, pur ancora al di sotto dei massimi toccati quasi sei anni fa, è l’unico paese ad avere recuperato quasi pienamente i livelli produttivi precedenti la crisi. Sul versante opposto, spiccano le flessioni dei paesi mediterranei: Italia e Spagna hanno perso, rispettivamente, quasi un quarto e un terzo del prodotto industriale rispetto ai livelli pre-crisi."

Così il confronto tra la Germania e l'Italia (invocato scherzosamente da Renzi) diventa impietoso e, per dirlo con le parole dell'Istat: "evidenzia un progressivo e continuo ampliamento del differenziale nella produzione industriale in senso sfavorevole al nostro Paese (Figura 1.3 del Rapporto Istat). Tale tendenza si è manifestata a partire dal 1997-1998 senza apparentemente risentire delle diverse fasi cicliche susseguitesi in tale arco temporale".

(Rapporto Istat 2014, Evoluzione ciclica del fatturato industriale e del fatturato in Italia ed Europa)

Siamo davanti al desolante quadro dell'ormai celebre Europa a due velocità, che per alimentare la locomotiva tedesca distrugge risorse in quantità enormemente maggiori rispetto a quelle che produce, concentrando gli effetti più nefasti proprio nei Paesi periferici, eppure qualcuno preferisce scherzarci. Si potrebbe far notare che abbiamo di fronte nient'altro che lo specchio continentale di un sistema produttivo attorcigliato su se stesso. Eppure più di dieci anni fa Gallino nel suo "La scomparsa dell'Italia industriale" (Einaudi, 2003) ricordava come in quarant'anni l'Italia sia arrivata a perdere quasi per intero la propria capacità industriale, che arriverebbe ad essere azzerata se dovesse cadere anche l'industria dell'automobile tutt'oggi appesa a un filo. Un Paese ridotto a delegare la sua politica industriale alle multinazionali predatorie, che rischia ormai di essere collocato nella semi-periferia del sistema di valorizzazione del capitale che oggi agisce a livello mondiale entro flussi a elevata specializzazione. Così la retorica di Renzi, che ha fustigato le aziende che "non devono essere quelle della lagna ma della curiosità", sembra essere totalmente dimentica che nessun paese si è industrializzato e mai lo farà senza il supporto dello Stato che fornisce quadri normativi certi, infrastrutture, commesse e condizioni favorevoli allo sviluppo. In quest'ottica il massimo dell'aiuto possibile sembra essere l'ennesima riforma del mercato del lavoro, e per dirla sempre con il premier: "le imprese non avranno più scuse per non assumere". Forse potrebbe non bastare, sarebbe infatti sufficiente tirare un'occhiata alla spaventosa restrizione del credito riscontrata dalla stessa Confcommercio (leggi qui) per capire che per l'impresa italiana il problema potrebbe non arrivare dal lato del lavoratore.

Pubblicato in Sinistre

Il decreto di governo in tema di riordino della materia fiscale, quindi anche di lotta (?) all’evasione fiscale, già mandato dal governo alla Camera dei Deputati perché ne discuta e lo voti è inciampato sulla depenalizzazione del reato quando l’ammontare dell’evasione sia inferiore al 3% del reddito imponibile. Casualmente (?) ciò significa che verrebbe meno il carattere di reato a monte della condanna a Berlusconi per frode fiscale (reato più grave della semplice evasione), quindi che la sua condanna verrebbe annullata, che Berlusconi tornerebbe in possesso dei suoi diritti elettorali anche in vista di elezioni anticipate a primavera.

Pubblicato in Società
Lunedì, 24 Novembre 2014 00:00

Sulla fine della socialdemocrazia

Nel periodo 2002-2005 seguii con attenzione l’affacciarsi del movimento new global sulla scena politica italiana e la sua richiesta di una globalizzazione di tipo diverso, fondata cioè su beni e diritti comuni e non sul paradigma neo-liberista. Non piccolo fu il mio stupore nel vedere come questi movimenti storcessero visibilmente il naso di fronte alla coalizione dell’Unione (centrosinistra) in vista delle elezioni politiche del 2006; dopo quelle elezioni, molti organi di informazione ricostruirono un voto che, più che per Prodi o l’Unione, era stato contro Berlusconi. Non mi rispecchiavo in tale ricostruzione, ma con il passare degli anni ho dovuto riconoscerle ragione.

Pubblicato in Sinistre
Martedì, 11 Novembre 2014 00:00

AA vendonsi lamette (al Governo)

Solo chiacchiere da parte di Palazzo Chigi e rese senza neanche battersi alle richieste antisociali della Commissione Europea

Debbo a chi capita di leggermi un'autocritica: ero del parere che la minaccia da parte della Commissione Europea dell'apertura di una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per deficit eccessivo non si sarebbe concretizzata prima del 2015, probabilmente nei suoi primi mesi. Forte della vittoria ottenuta (per k.o. tecnico) su Renzi sul terreno della “legge di stabilità”, pensavo, il roccioso liberista superduro Katainen, l'attuale padrone monopolista delle politiche economiche europee, si sarebbe acquietato per un po', anche per riprendere fiato, inoltre per non far fare un'ulteriore figura ridicola a Renzi. Ma non è andata così: già, come si apprende, in quest'inizio di novembre la minaccia si è manifestata. Sapevo che i vertici europei sono fatti da killer antisociali, ma non al livello mentale dei miliziani dello “stato islamico”. Manca solo la decapitazione dei prigionieri, ma chissà dove andremo a finire in Europa sulla strada imposta dai vari Katainen, ed è dunque bene che Renzi stia attento quando va a Bruxelles. Mi scuso davvero, constatando a danno del mio buonismo come non esista davvero un limite al peggio.

Pubblicato in Società

L'espressione, rivolta ai governi democristiani degli anni 50, fu del segretario socialista Pietro Nenni, ai tempi in cui sinistra e riforme non erano parolacce terrorizzanti perché la sinistra era di sinistra e non di destra come è oggi quasi tutta, e quindi va rifatta da capo. L'attacco squadrista di polizia ai lavoratori della Thyssen è una dichiarazione di fatto di ciò che è realmente il governo Renzi. Un'altra dichiarazione di fatto, avvenuta in contemporanea, è il calo delle braghe del governo Renzi di fronte alle pretese delinquenziali della Commissione Europea. In ciò si è trovato in compagnia con il governo francese, altro governo nominativamente di sinistra ma che fa una politica di destra.

Pubblicato in Società

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.