Ma perché un “Onda” e perché ancora i “Pride”?
Da due anni in Italia non si svolge più un Pride nazionale, l'ultimo è stato a Palermo nel Giugno del 2013, ufficialmente perché il movimento lgbti ha deciso di puntare sulle “periferie”, cercando di fare emergere quella che una volta si chiamava la “questione omosessuale” in territori dove se chiedi all'abitante medio del posto con ogni probabilità ti risponde “i gay qui non esistono”.
A dirla tutta, a dire un pezzo di verità, perché da anni lo scontro sulla città alla quale affidare l'organizzazione del Pride nazionale è divenuto uno scontro di potere per il giro di denaro non indifferente attorno a quello che per alcuni, per troppi, è “l'evento dell'anno”: uno scontro tale da non trovare un accordo all'interno del movimento lgbti.
Il Pride è una manifestazione politica. Prima di tutto e sopra tutto una manifestazione politica. E di politica in questo paese ce n'è bisogno come il pane quotidiano. Perché in tempi di antipolitica l'unica risposta credibile è la politica di tutti i giorni fatta di impegno e serietà, di piccole vittorie quotidiane che permettono di andare avanti a fronte delle grandi sconfitte storiche.
Il Pride è un percorso politico. Un percorso di riconoscimento di tutte le persone che nel quotidiano sono costrette all'invisibile per la paura che il loro orientamento sessuale, o la loro identità di genere, non conforme ad una presunta norma sociale, quella egemone, diventi motivo di discriminazione e violenza ancora diffuse in una società fortemente binaria/dicotomica ed eteronormativa.
Il Pride è uno spazio politico. Uno spazio dove tutte e tutti possono confrontarsi su differenze, identità e sessualità mettendo in discussione i propri corpi e le proprie esperienze di vita. Uno spazio per ribaltare pregiudizi e stereotipi contro il rischio di normalizzazione per cui l'eteronormatività non viene più decostruita ma lentamente e progressivamente affiancata da fenomeni omonormativi.
L'Onda Pride, non bisogna dimenticarlo mai, arriva da lontano: quarantasei anni fa, nella notte tra il 27 e il 28 Giugno del 1969, quando Sylvia Rivera, giovane trans già impegnata nel movimento contro la guerra in Vietnam e per i diritti civili degli afroamericani, diede vita ai moti di Stonewall.
Quella notte, allo Stonewall Inn, locale newyorkese in Christopher Street, gay, lesbiche, trans e più in generale la comunità queer del posto, opponendosi all'ennesima retata della polizia, si ribellò alle violenze perpetrare da sempre e diede vita ad un'altra storia che è la nostra: è questo il nostro orgoglio.