Sabato, 13 Giugno 2015 00:00

Onda Pride di diritti per tutte e tutti

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Onda Pride di diritti per tutte e tutti

È partita anche quest'anno “Onda Pride”, la due mesi di manifestazioni dell'orgoglio lgbti che vede coinvolte quindici città italiane.

Il primo fine settimana è andato, con tre cortei in città tutte particolari.

A Verona, il Pride del nord-est, nell'ex roccaforte democristiana dove la Lega Nord 2.0 governa un po' ovunque con picchi di consenso quasi bulgari.
A Pavia, con il primo Pride cittadino per i dieci anni del circolo Arcigay “Coming Out” con oltre un migliaio di persone che come esordio non sono niente male.
A Benevento, orgogliosa roccaforte dei sanniti, terra di streghe e misticismo, città papalina e antiunitaria, dove solo tre anni fa è nato ufficialmente il primo collettivo lgbti.
Questo sabato il Pride sarà a Roma, nella capitale, e con ogni probabilità sarà la manifestazione più partecipata.

Ma perché un “Onda” e perché ancora i “Pride”?

Da due anni in Italia non si svolge più un Pride nazionale, l'ultimo è stato a Palermo nel Giugno del 2013, ufficialmente perché il movimento lgbti ha deciso di puntare sulle “periferie”, cercando di fare emergere quella che una volta si chiamava la “questione omosessuale” in territori dove se chiedi all'abitante medio del posto con ogni probabilità ti risponde “i gay qui non esistono”.

A dirla tutta, a dire un pezzo di verità, perché da anni lo scontro sulla città alla quale affidare l'organizzazione del Pride nazionale è divenuto uno scontro di potere per il giro di denaro non indifferente attorno a quello che per alcuni, per troppi, è “l'evento dell'anno”: uno scontro tale da non trovare un accordo all'interno del movimento lgbti.

Il Pride è una manifestazione politica. Prima di tutto e sopra tutto una manifestazione politica. E di politica in questo paese ce n'è bisogno come il pane quotidiano. Perché in tempi di antipolitica l'unica risposta credibile è la politica di tutti i giorni fatta di impegno e serietà, di piccole vittorie quotidiane che permettono di andare avanti a fronte delle grandi sconfitte storiche.

Il Pride è un percorso politico. Un percorso di riconoscimento di tutte le persone che nel quotidiano sono costrette all'invisibile per la paura che il loro orientamento sessuale, o la loro identità di genere, non conforme ad una presunta norma sociale, quella egemone, diventi motivo di discriminazione e violenza ancora diffuse in una società fortemente binaria/dicotomica ed eteronormativa.

Il Pride è uno spazio politico. Uno spazio dove tutte e tutti possono confrontarsi su differenze, identità e sessualità mettendo in discussione i propri corpi e le proprie esperienze di vita. Uno spazio per ribaltare pregiudizi e stereotipi contro il rischio di normalizzazione per cui l'eteronormatività non viene più decostruita ma lentamente e progressivamente affiancata da fenomeni omonormativi.

L'Onda Pride, non bisogna dimenticarlo mai, arriva da lontano: quarantasei anni fa, nella notte tra il 27 e il 28 Giugno del 1969, quando Sylvia Rivera, giovane trans già impegnata nel movimento contro la guerra in Vietnam e per i diritti civili degli afroamericani, diede vita ai moti di Stonewall.

Quella notte, allo Stonewall Inn, locale newyorkese in Christopher Street, gay, lesbiche, trans e più in generale la comunità queer del posto, opponendosi all'ennesima retata della polizia, si ribellò alle violenze perpetrare da sempre e diede vita ad un'altra storia che è la nostra: è questo il nostro orgoglio.

Ultima modifica il Venerdì, 12 Giugno 2015 22:00
Lorenzo Lupoli

Nato a Casalmaggiore (CR) nel 1984, vent'anni dopo tra i fondatori del circolo Arcibassa e di Rive Gauche.

Di origini napoletane ma toscano d'adozione, sociologo, counselor in formazione, militante lgbti.

Volontario di IREOS comunità queer autogestita e dell'associazione Anelli Mancanti, da un anno collaboro con PoieinLab-ricerca sociale a Pistoia. A Firenze sono stato rappresentante per le liste di Sinistra Universitaria-UDU ed ho fondato il Gruppo Giovani Glbti.  

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