Venerdì, 06 Novembre 2015 00:00

Antieconomia

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Confesso che ho scarse conoscenze di economia. La mie informazioni in materia si limitano alla lettura di qualche libro di storia economica di Carlo Maria Cipolla, a pochi altri testi di natura strettamente divulgativa e agli articoli pubblicati di volta in volta sui diversi organi d’informazione.
Ho fatto questa premessa per scusarmi in anticipo con i lettori de Il Becco che al contrario hanno una maggiore e più estesa cultura economica, i quali potrebbero accusare le mie considerazioni e i miei dubbi di ingenuità nel migliore dei casi, di ignoranza della materia nel peggiore.
In breve il fatto è questo!

In questi giorni il governo ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Prodotto Interno Lordo, previste dal Def (Documento di economia e finanza): +0,9% nel 2015, + 1,6% nel 2016.
Precedentemente Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari al mondo, ha “rivisto le bucce” al governo... cinese, ridimensionando le previsioni di crescita del Pil della repubblica Popolare Cinese: +6,8% nel 2015; + 6,3% nel 2016.
I commenti dei giornali a queste notizie (Corriere e Repubblica in testa), sono stati – pur con tutte le cautele proprie di chi è abituato per forma mentale a non sbilanciarsi mai – di grande apprezzamento per il dato italiano, non mancando di lodare (il Vernacoliere avrebbe usato altro verbo) l’azione del governo Renzi, incoraggiandolo ad andare avanti sulla strada delle “riforme”.

Al contrario i dati relativi alla Cina sono stati commentati come il preludio di una fine disastrosa prossima ventura dell’economia del Dragone.

Non ho alcuna simpatia per quella sorta di NEP (l’economia successiva al “comunismo di guerra” introdotta agli esordi dell’URSS) in salsa mandarina, avviata da Deng Xiaoping agli inizi degli anni ’90; poiché è mia personale opinione che il socialismo non voglia dire “maggiore produzione di ricchezza”, ma “migliore distribuzione di ricchezza”, tanto per semplificare.
Nondimeno, sui diversi e contrastanti commenti ai dati relativi ai due Paesi alcune domande me le sono poste.
Ricapitoliamo:
Previsioni di incremento del Prodotto Interno Lordo


Ripeto che non ho grandi conoscenze di economia, ma due conti so farli. E allora facciamoli insieme.

Per il 2015 l’incremento del Pil cinese è pari a 7,6 volte quello dell’Italia; nel 2016 è 3,9 volte quello del nostro Paese. Tutto questo ovviamente senza considerare che il Pil cinese in termini assoluti e a parità di potere d’acquisto è 6,8 volte quello dell’Italia (dati 2012, fonte Fondo Monetario Internazionale), motivo per cui un punto di incremento percentuale del Pil cinese vale in termini assoluti molto di più di un punto d’incremento di quello italiano.
Queste considerazioni potranno essere sicuramente contestate dagli esperti con argomentazioni dotte e fitte di dati, argomentazioni che comunque non ho trovato negli articoli consultati.
Ma la mie perplessità non sono di natura economica, ma di semplice costume politico e giornalistico. Come si può vantare ed esaltare una ripresa economica con dati decisamente inferiori a quelli di un’economia considerata in crisi?
D’altra parte noi italiani non siamo nuovi a questo genere di esaltazioni e di confronti “addomesticati”, c’è stato un tempo un cui vantavamo otto milioni di baionette che altri non avevano, … in compenso avevano aerei, carri armati, mezzi, soldi e una causa degna per cui battersi, noi avevamo le baionette, fasce mollettiere e canzoni patriottiche e guerriere.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Novembre 2015 19:49
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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