Giovedì, 02 Febbraio 2017 00:00

Anche io non guarderò il Festival di San Remo perché non mi piace

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Anche io non guarderò il Festival di San Remo perché non mi piace 

Anche quest'anno si avvicina a passi da gigante il Festival di Sanremo. E, di pari passo, crescono le proteste di coloro che chiedono a gran voce di abolirlo e dare i soldi ai terremotati (o a chi muore per il freddo o quant'altro).

Credo, mi duole dirlo, che questa sollevazione popolare sia l'ennesima prova dell'italica indignazione a timer di cui è capace il popolo italiano. Infatti ogni anno ci sarebbero motivi su motivi per eliminare non soltanto la kermesse canora, ma qualunque trasmissione televisiva. Come mai questo 2017 dovrebbe fare eccezione?
Semplicemente gli italiani dimostrano ancora una volta di avere la memoria corta e non pensano che i morti e le ingiustizie sociali non sono appannaggio di questo 2017, ma sono un male vecchio quanto il mondo. Inoltre, siamo davvero sicuri che sia questo il modo di risolvere i problemi del nostro paese? Personalmente credo di no, sono convinta che la gestione di determinate emergenze (come ad esempio il terremoto) debbano essere prese in carico e risolte dallo Stato, non dalla beneficenza privata.

Sono, secondo me, poco comprensibili lo sdegno e l'indignazione per i compensi dei presentatori (ma lo stesso discorso vale ad esempio per i calciatori): infatti i loro stipendi non vengono pagati dallo Stato e, soprattutto, non tolgono nulla ai fondi che dovrebbero esserci per altro. Vale lo stesso discorso di quando, ad agosto, all'indomani del terremoto, la gente indignata chiedeva che 'i politici' cedessero i loro stipendi alle vittime del terremoto. O, ancora peggio, che venissero loro devolute le vincite del Superenalotto.

Personalmente ritengo allucinante che, anziché chiedere a gran voce una legge che regoli una determinata situazione, che valga sempre e comunque, si pensi di risolvere le cose chiedendo ad altri (mai a sé stessi!) di rinunciare a dei soldi cui hanno assolutamente diritto, poiché li hanno vinti o guadagnati. Sono troppi? Non è un problema nostro!
Quindi, è ovvio che ci devono essere i soldi per aiutare il più velocemente possibile coloro ch hanno perso tutto per il sisma, ma questo non può avvenire 'rubando' ai cittadini italiani il loro Festival nazionale. Tra l'altro, se questa dovesse essere la strada da seguire e avvenisse una tragedia in un momento in cui per assurdo non ci fossero trasmissioni da cancellare dal palinsesto, come potrebbe lo Stato trovare i soldi per porre rimedio ai 'danni' fatti dalla Natura?

Sembra che la cosa importante per l'italiano medio sia mostrare di essere buono, di aver a cuore determinati problemi e che... Siano altri a risolverli! Insomma, "armiamoci e partite". Alla fine dei terremotati, dei clochard, dei migranti importa poco.
Insomma, se a febbraio volete godetevi pure la vostra settimana di Festival senza rimorsi di coscienza. Se invece non vi piace guardate un altro canale, leggete un libro, uscite a cena, fate... quello che volete. Ma non chiedete che i soldi di Sanremo vengano utilizzati per risolvere le magagne del nostro Paese. Non basterebbe certo un Sanremo l'anno per porre rimedio a tutto!

Ultima modifica il Mercoledì, 01 Febbraio 2017 14:15
Elena Papucci

Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.

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