La mano dello Stato, che ovviamente è dalla parte padronale (chissà da quale altra parte mai doveva stare!) stavolta è intervenuta direttamente per condurre nelle patrie galere un personaggio che definire scomodo è dire poco. Nella notte tra il 26 e il 27 gennaio il Coordinatore nazionale del sindacato SI cobas Aldo Milani è stato arrestato per “estorsione aggravata e continuata”, o almeno questo è ciò che riporta la Questura di Modena dopo l’operazione di polizia concertata con l’impresa Levoni che aveva denunciato il tentativo di estorsione meno di 15 giorni fa! Le veline sui media locali già parlano di “pizzo” per “calmierare” le proteste. L’unica prova fornita però sembra essere il video di una busta passata dall’a.d. della Levoni a un “consulente” del sindacato.
Il provvedimento preso contro un esponente sindacale e politico sembra segnalare un’urgenza pericolosa da interrompere a ogni costo. Tuttavia sappiamo molto bene qual è il livello di solerzia praticato dai questori della zona. L’ultimo episodio gravissimo ad avercelo dimostrato è stato durante l’omicidio di Abdelsalam passato come banale “incidente stradale”. Ma basterebbe ricordare i livelli di negligenza praticati in un decennio dove alle imprese è stato ampiamente permesso di operare in maniera extralegale: non applicando il CCNL, truffando sugli incentivi governativi i per l'applicazione del contratto a tutele crescenti, appaltando a cooperative messe su con capitali di dubbia provenienza i servizi di facchinaggio e movimentazione merci. La legalità è sempre stata fatta rispettare con un occhio di riguardo per la parte datoriale. Ai grandi committenti non si è mai torto un capello, anzi. Lo stesso Aldo Milani era già stato colpito nel 2013 da un foglio di via da Piacenza di 3 anni per aver intralciato gli interessi nientemeno che dell’Ikea.
Insomma, si tratta di un vero criminale seriale secondo la legge. Peccato che in questi casi, in cui le lotte sociali colpiscono al cuore i grandi interessi, la giustizia ceda spesso il passo alla legalità. Le circostanze ancora una volta sono quantomeno dubbie: l’arresto è avvenuto durante una trattativa per la vertenza Levoni contro il licenziamento di 80 facchini durante la quale sarebbero stati accettati soldi da un terzo. La puzza di “trappolone” (leggi qui), come ricorda il blog Popoff c’è tutta. L’ennesimo colpo inferto al sindacalismo di base, nonostante la straordinaria solidarietà espressa dai compagni, pure.