Ciò che interessa, e spaventa, noi che prendiamo i treni o che hanno abitato a fianco di una rete ferroviaria (chi scrive ha fatto entrambe le cose) preoccupa che, prima durante e dopo le sentenze, come ci hanno sbattuto in faccia i fatti pugliesi, la sicurezza nei trasporti, specie quelli ferroviari, sia stata drammaticamente sottovalutata. Sciatteria italica, controlli sul materiale circolante insufficienti, pochi investimenti sulle reti (e speravamo che dopo Crevalcore si fosse capito) mettono la vita di ognuno di noi potenzialmente a rischio.
Ciò che è mancato da Viareggio in poi non è la via giudiziaria, quella va avanti per i binari stesi per lei dalle regole minime della decenza, anche capitalistica. Ciò che è realmente mancato è la politica. È stato un movimento sindacato-utenti che sul diritto massimo di cui disponiamo, la nostra esistenza fisica, abbia fatto massa tale da far mutare la rotta, discendente, del comparto. Non sarà un tribunale a riportare in vita 32 persone, non sarà un tribunale ad evitare altri 30 o 300 morti domani. Sarà la politica, sarà l'indirizzo che si vorrà dare al settore trasporti nei prossimi anni. Magari, e questo si e detto poco in questi giorni, senza portare in giro per l'Italia, ed in perdita, il gas di Cosentino.
La giustizia è un organismo del potere, fino a quando non lo si muta, o quantomeno influenza, ogni anno si piangeranno nuove Andria-Corato, nuove Crevalcore o nuove Viareggio.