Notizia ormai di qualche giorno fa, quella della sfiducia per l’ex Sindaco Angelo Cambiano, sicuramente meritoria di un approfondimento, per nulla semplicistico. Una sfiducia, quella del Consiglio Comunale di Licata, più volte preventivata e non solo a seguito dei provvedimenti improrogabili riguardanti gli abusi edilizi (concetti ribaditi anche mediaticamente da alcuni consiglieri). Difficile, se non si conoscono excursus e territorio, individuare il baricentro delle “colpe” tra chi ha consegnato la città all’ennesimo commissariamento e chi, disconoscendo origini politiche, ex sodali ed avocando a sé decisioni e scelte, abbia reso dialogo e confronti estremamente complicati. Nel dualismo Consiglio/Sindaco non ha vinto e non ha perso nessuno, nessuno è stato eroe o antieroe. Quello che balza agli occhi è certamente la straordinaria resilienza di entrambe le parti, la capacità di adattarsi e reinventarsi. La storia politica di Angelo Cambiano, a cui chiaramente va tutta la solidarietà viste le vergognose minacce subite, inizia nel 2013 con la nomina a vice sindaco nell’ambito di una coalizione di centro destra. Basta pensare che la campagna elettorale della precedente amministrazione venne anche declinata sulla tematica delle sanatorie.
Il punto nodale si ebbe a metà 2014 Cambiano ribadì all'Assessorato regionale, che aveva avviato una istruttoria a carico dell'ente a seguito dell'intervento di A testa alta, l'intenzione di porre in vendita 47 immobili abusivi con prelazione in favore dei precedenti proprietari. Il punto nodale è la presentazione da parte della giunta precedente di una proposta al consiglio comunale che prevedeva la vendita di 47 immobili abusivi e si preannunciava la vendita di altre 80 case. I beni erano stati acquisiti al patrimonio e quindi erano divenuti di proprietà comunale, dopo la scadenza dei 90 giorni assegnati ai precedenti proprietari per eseguire le demolizioni. La prelazione era prevista dalla precedente amministrazione per la vendita di questi immobili. Ci fu un tentativo perché spettava al consiglio comunale votare per dichiarare l'interesse pubblico a non demolirli. Allora Legambiente fu chiamata dall'associazione a testa alta. La diffida arrivò al comune poco prima della votazione. Fu quella diffida l a far riflettere i consiglieri e a non votare la proposta.
Successivamente, l’allora amministrazione in carica si dimise anche per vicende giudiziarie legate all’ex sindaco e, dopo un periodo di commissariamento, Angelo Cambiano venne candidato a primo cittadino, cambiando da li a poco tempo rotta e rompendo con la ex-cordata elettorale. È chiaro dunque che in questa vicenda tutti, hanno svolto un ruolo fondamentale dal Sindaco, all’opposizione, passando per la parte in “causa” (ovvero gli abusivi).
Questo maquillage socio-politico non è stato di certo semplificato dall’ufficio tecnico, poiché esso stesso (anni addietro) tramite varianti al piano regolatore approvate dalle amministrazioni, ha legalizzato una cementificazione incontrollata di periferie e coste, spiagge e colline. Per questo ed altri motivi la protesta degli “abusivi” è montata, perché non si riesce a digerire il fatto che una casa a meno di 150 metri dal mare venga demolita.
Non solo abusivismo quindi, ma sotto questa sindacatura i rifiuti, il piano del traffico, i beni confiscati alla mafia, le posizioni in merito al depuratore, la vendita abusiva di alimenti per le strade e così via. Le vie della politica sono infinite, tutti e a vario titolo ne sono usciti bene, l’unica che ne esce sconfitta, come spesso accade, è la comunità.