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Martedì, 31 Ottobre 2017 00:00

Di referendum e Lega (forse non più Nord)

Guerra Civile e violenza nella storia contemporanea italiana

Lo scorso 22 Ottobre in Veneto e Lombardia si è tenuto un referendum consultivo sull'autonomia regionale promosso dagli esponenti della Lega Zaia e Maroni. Se il primo ha ottenuto un risultato ragguardevole portando alle urne quasi il 60% degli aventi diritto, il secondo è riuscito a convincere meno del 40% dei lombardi. Il carattere disomogeneo dell' esito referendario si riflette anche sulle rivendicazioni di fondo che sono state sollevate già a poche ore di distanza dalla votazione.

Pubblicato in A Dieci Mani
Martedì, 19 Settembre 2017 00:00

Magistratura e politica: un rapporto complicato

Magistratura e politica: un rapporto complicato

In Italia lo scontro fra potere politico e giudiziario ha una lunga storia. Da Craxi a Berlusconi, passando per Tangentopoli, il problema dei confini dell’esercizio del potere fra i vari organi statali ha caratterizzato profondamente la storia politica del nostro paese. Se da una parte molti partiti ed esponenti politici hanno denunciato il tentativo dei magistrati di voler assumere un ruolo politico ipotizzando, in taluni casi, persino la presenza di un vero e proprio disegno eversivo, dall’altra parte molti magistrati lamentano il rischio di violazione dell’indipendenza della magistratura da parte dei governi interessati ad accrescere il loro controllo sulle toghe. L’alto tasso di inchieste giudiziarie legate alla corruzione e al malaffare nel mondo della politica hanno a più riprese esacerbato lo scontro e avuto una grandissima risonanza mediatica.

Nonostante il declino del berlusconismo, continuano a registrarsi notevoli frizioni fra la politica e la magistratura. Solo recentemente la polemica fra l’ex presidente dell’ANM Davigo e il Ministro Olando sembra aver riaperto vecchie ferite mentre è di pochi giorni fa il duro attacco di Salvini nei confronti dei magistrati del Tribunale di Genova che hanno disposto il sequestro cautelativo dei fondi della Lega, misura che il leader leghista interpreta come un tentativo di ostacolare politicamente il Carroccio. Il tutto mentre il caso CONSIP rischia di sollevare l’ennesimo polverone.


C'è un fatto basilare, che dall'abolizione dei Parlamenti francesi (sorta di corti supreme il cui assenso era necessario per rendere esecutivi gli atti della Corona) dovrebbe essere condiviso: la politica dovrebbe prescindere dalle aule dei tribunali. Ciò significa prima di tutto che la politica, il processo legislativo in primis ma anche le vicende dell'esecutivo, dovrebbe prescindere dalle persone dei politici, dalle loro eventuali vicende giudiziarie e dalle loro eventuali personali responsabilità penali. Che significa a sua volta che i partiti dovrebbero esistere come contenitori di ideali ontologicamente più grandi delle persone, non come comitati d'affari di singoli capibastone e conventicole di potere.

Purtroppo, in Italia, un sistema di partiti sano non esisteva più nel periodo in cui Tangentopoli ha travolto la Prima Repubblica né tantomeno esiste oggi. All'imbarbarimento della politica corrisponde un imbarbarimento della società. La retorica della "casta" e delle manette, tra le altre, è stata assorbita da una massa disillusa e a corto di ideali significativi. Il canone della reazione populista è stato popolarizzato e sdoganato da quasi tutti i media, mainstream e di nicchia, come sostanzialmente tutti i partiti - dall'IdV alla Lega all'M5S, dal centrosinistra dei girotondi e dell'antiberlusconismo al PD di Renzi, fino all'estrema sinistra - dell'intero arco parlamentare. Marketing del consenso a basso costo, nel breve periodo. Pronto a trasformarsi in pericolosa involuzione, voltato l'angolo.


Alex Marsaglia

Siamo in pre-campagna elettorale e sembra che tutto si muova nella direzione della preparazione del terreno a ciò che avverrà tra pochi mesi. Siamo evidentemente ai colpi bassi giocati nelle segrete stanze del potere.
Che il CONSIP fosse luogo di corruzione penso sia un segreto di pulcinella. I magistrati però svelano il contenuto di intercettazioni e interrogatori, da cui emerge come un certo imprenditore Romeo avrebbe provato a ottenere una serie di appalti da CONSIP corrompendo nientemeno che il padre di Matteo Renzi. Insomma, il PD verrebbe travolto da un nuovo scandalo giudiziario di dimensioni tali da inficiare il progetto politico del PD renziano.

Parallelamente, anche l'altro polo politico non passa indenne questo periodo, anzi. Infatti, uno scandalo nato nei primi mesi del 2012 è giunto ai suoi tragici risvolti proprio in questi ultimi giorni. Belsito, il tesoriere della Lega Nord, venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito e trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. La storia era di una tale gravità da aver portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario. Questa storia oggi viene riesumata e dopo che a luglio il tribunale di Genova aveva condannato per truffa ai danni dello Stato il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, suo figlio e l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito si è giunti al sequestro preventivo e provvisorio di diversi conti correnti del partito.

Nulla di nuovo, siamo un paese corrotto, ma l'orologio del conto alla rovescia alle elezioni inizia a ticchettare in modo insistente e le forze politiche si trovano al centro di scandali tutt'altro che sorprendenti. Nessuno mette in dubbio la legittimità di tali procedimenti, ci mancherebbe, è però certo che vi sia in atto uno scontro di potere di non poco conto tra due blocchi pronti ad attivare ogni risorsa pur di risultare vincenti. Il M5S cercherà di trarre giovamento da queste nuove turbolenze giudiziarie e staremo a vedere se riuscirà realmente a raccogliere i voti di un elettorato sempre più apatico e sfiduciato anche nei suoi confronti.


Dmitrij Palagi

Esistono le categorie ed i processi reali. Le seconde servono a garantire un minimo di oggettività al contesto sociale in cui si è chiamati a muoversi. L'idea di eleggere direttamente i giudici "con il popolo" è devastante, in linea con il delirio pronunciato da Matteo Salvini a Pontida. Anche se tra una cultura politica che promuove di lasciare "mano libera alla Polizia" (eleggiamo anche i vertici delle forze dell'ordine) ed una figlia del "legalitarismo alla Mani Pulite" non c'è grande differenza. 

Il migrante tiene ancora larga distanza rispetto al politico corrotto, nella classifica delle figure più invise all'opinione pubblica, ma non è detto che la Lega Nord paghi lo scandalo in cui si ritrova. In secondo piano è passata la marginalizzazione di Umberto Bossi, impensabile fino a qualche anno fa, che invece molto dice di un tentativo identitario da destra lepenista in cerca di spazio in una terra sempre più "riciclata" dal/nel Movimento 5 Stelle.

In fondo della legalità, nella cultura italiana, non frega poi molto a nessuno. Si ammette con tranquillità che i giudici in materia di lavoro si esprimono anche a seconda dei rapporti di forza attorno a loro, così come la Corte Costituzionale tiene conto di elementi concreti rispetto al contesto in cui deve esprimersi. Piace l'idea di poter dare la colpa ad altri. Ma la Lega Nord è in una fase (forse conclusiva) di massima colpevolizzazione di altri, difficile che il suo elettorato ed il suo tessuto militante non viva questa nuova difficoltà come una conferma del complotto ai loro danni.

Anche perchè, contrariamente a quanto pensavano molte e molti, non è con il Movimento 5 Stelle che si è recuperata l'astensione degli ultimi anni. La delusione, la rabbia che gira a vuoto, spesso, finisce per creare delusione e disinteresse. Meglio così, se l'alternativa è andare a destra. Manca, come spesso capita, una sinistra di classe in grado di saper distinguere la giustizia dalla legalità, aprendo un ragionamento sull'interlocuzione tra il sistema di cose presenti e quello da affermare con il suo superamento.

Certamente una tale analisi difficilmente potrà essere letta sul Fatto Quotidiano...


Jacopo Vannucchi

Il sequestro di alcuni conti correnti della Lega a sei mesi dalle elezioni non può non rievocare altre due vicende. Una, per prossimità temporale, è il proscioglimento di Giorgio Orsoni che nel giugno 2014 si dimise da sindaco di Venezia perché arrestato, con altre trentaquattro (!) persone, in una maxi-operazione condotta tra primo e secondo turno delle elezioni amministrative. L’altra, per affinità di vicende, è l’inchiesta sui fondi neri leghisti che a marzo 2012 azzoppò il consenso del partito, l’unico a non aver votato la fiducia iniziale al Governo Monti (l’Italia dei Valori, che pure avrebbe ceduto sotto simili colpi di “Report”, passò all’opposizione dopo la fiducia iniziale). Il Movimento 5 Stelle fu proiettato da questo colpo oltre la soglia del 3%, dando inizio all’ascesa che lo avrebbe portato in primavera ad affermarsi come rilevante forza politica.

La neutralità politica degli organi di Stato è apparsa messa in discussione anche dalle rivelazioni riguardanti le finalità antidemocratiche che avrebbero ispirato alcuni piloti dell’inchiesta Consip. Del resto proprio la Lega ha beneficiato, nell’autunno 2014, di un’intensa grancassa di propaganda gentilmente concessa dalle reti televisive (Rai, perché Mediaset sosteneva la concorrenza berlusconiana!) basata sull’istigazione dell’odio razziale contro i rom. Il M5s era ammaccato dopo la batosta delle europee e la Lega, che aveva superato di poco il 6%, fu il nuovo coniglio reazionario dal cilindro.

Non stupisce, ovviamente, la disposizione della Procura di Genova. Né stupiscono le ruberie fameliche di un partito che ha accozzato la melma di una società civile anarcoide e gretta, idiosincratica verso lo Stato e le regole sociali (non per niente Salvini a Pontida ha ancora difeso l’ideologia fascista, incluse le teorie sulla razza).
Desta semmai perplessità la tempistica, utile alle scadenze elettorali del principale beneficiario di un nuovo scandalo-Lega: il M5s. Davigo chiese ironicamente a Renzi un calendario di giorni fasti e nefasti per celebrare i processi, ma gli ultimi anni sono densi di inchieste eccellenti poi finite nel nulla – non prima di aver aizzato la folla che, ovviamente, crede a ciò che conferma l’idea malvagia dei “politici disonesti” (un avviso di garanzia vale per costoro ben più di un’assoluzione). Si ricordi l’inchiesta Tempa Rossa durante la campagna referendaria contro lo “Sblocca Italia”.
La campagna elettorale è ai blocchi di partenza, e non è dato sapere se gli “anticorpi” evocati da Gentiloni basteranno a garantirne uno svolgimento ordinato e democratico.


Alessandro Zabban

La magistratura non ha quasi mai svolto in Italia un ruolo progressista. Essa si configura piuttosto, dal punto di vista sistemico e al di là delle concezioni del singolo giudice, come strumento nelle mani delle classi dominanti. Come ricorda Livio Pepino, in Italia gli interscambi fra ordine giudiziario, parlamento e governo sono sempre stati frequenti. Almeno fino agli settanta, i confini fra potere politico e giudiziario erano molto più sfumati di oggi. La forte politicizzazione dei magistrati era considerata normale poiché questi esprimevano una giustizia di classe, a favore cioè della élite borghese. Senza bisogno di scomodare Marx, anche solo la repressione degli ultimi anni da parte della magistratura nei confronti di movimenti della sinistra, a partire dal NO TAV, la dice lunga sulla reale natura del potere giudiziario.

Si dovrebbe interpretare Mani Pulite e tutti i grandi processi per corruzione non come il tentativo da parte della magistratura di scardinare il sistema bensì di estirpare gli elementi nocivi all’interno di quella che si vorrebbe una sana società liberale a economia capitalista. Eppure c’è chi è riuscito a far passare l’idea che questo paese sia in balia del potere delle “toghe rosse”, espressione berlusconiana ripresa anche da Salvini per apostrofare i magistrati rei, a suo dire, di aver preso la sacrosanta e dovuta decisione di bloccare i conti della Lega. Quando si tratta di reprimere il dissenso i magistrati politicizzati non costituiscono mai un problema, quando però non rispecchiano e non si piegano agli interessi egemonici di qualcuno, allora sono “toghe rosse” di una magistratura comunista che vuole sovvertire lo stato di diritto. 

Immagine liberamente tratta www.meltwater.com

Pubblicato in A Dieci Mani
Giovedì, 16 Marzo 2017 00:00

Legittima difesa o licenza di uccidere?

Legittima difesa o licenza di uccidere?

Quale può essere una legittima reazione di chi si trova a fronteggiare una rapina? Qual è il limite da non superare se non si vuol passare dalla parte del torto? In Italia fa molto discutere la legge sulla legittima difesa, da più parti si sente dire che la vittima ha meno diritti del colpevole. In base all'attuale articolo 52 del codice penale, perché ci sia legittima difesa ci deve necessariamente essere un diritto da tutelare. Ma è indispensabile che ricorrano delle condizioni precise: la necessità della difesa, l'attualità del pericolo, l'ingiustizia dell'offesa e soprattutto, punto sul quale si scatena il dibattito, il rapporto di proporzione tra difesa e offesa.  Infatti il pericolo di un furto è decisamente meno grave in proporzione di una risposta che può essere letale come uno sparo, soprattutto se l'aggressore è disarmato o comunque ha in suo possesso un'arma 'inoffensiva' (tanti sono i casi raccontati in cronaca nei quali l'aggressore era 'armato' di pistola giocattolo).

Pubblicato in Diritti
Mercoledì, 19 Ottobre 2016 00:00

Il gossip dei reati

Il gossip dei reati

Pisa, autunno 2016. La farsa di cui si è parlato in un precedente articolo continua a reiterarsi senza pietà alcuna per i pochi cittadini pisani cui sono rimaste tracce di senso del ridicolo. L’ultima ordinanza comunale, particolarmente surreale, ha condotto ad una guerra senza quartiere contro la birra fredda (per le ultime, cruciali vittorie dell’amministrazione cittadina si veda qui), nel corso della quale ad ora sono state curiosamente sanzionate principalmente attività commerciali gestite da extracomunitari. La gestione della lotta al degrado e alla microcriminalità da parte del comune di Pisa per l’autunno 2016 non rivela, quindi, particolari sorprese. Per fortuna una parte politica d’opposizione ha deciso di offrire anch’essa un contributo alla risoluzione dei problemi sociali della città, fornendo incidentalmente la possibilità all’autore e al giornale tutto di mostrare uno spirito di critica bipartisan ad essi tendenzialmente alieno.

Pubblicato in Toscana
Domenica, 05 Aprile 2015 00:00

Il tango del maiale

(la notizia qui)

Viveva in un campo nomadi un bel maiale,
frugava col grugno sudicio nello strame,
passava i suoi dì sereno ed assai cordiale
attendendo di finire dentro un tegame.

Pubblicato in Società

Sabato 28 febbraio 2015, ore 14:05, mentre sto scrivendo una nota per il Becco (non questa) ascolto distrattamente la Tv accesa in un'altra stanza, si tratta di un servizio sulla manifestazione che terrà oggi la Lega a Roma, trasmesso dall’emittente La7.

Interessato alla notizia mi alzo e vado a seguire il servizio.

Pubblicato in Società
Martedì, 17 Febbraio 2015 00:00

Il fuoco sotto la cenere

L'islamofobia che spopola seguendo l'onda lunga dei fatti di Parigi sta ottenendo anche in Italia i suoi discreti risultati, capita così di incontrare vecchie conoscenze come Alan Fabbri davanti ai cancelli della Mirror in lotta, ovviamente schierato dalla parte dei padroni.

Assurto alle cronache nazionali durante il tour elettorale per le regionali emiliane dello scorso autunno dopo l'episodio dell'aggressione all'auto che aveva appena portato in visita al campo nomadi di Bologna sia lui che Salvini, i quali si erano impegnati a perorare la degnissima lotta per la civiltà a colpi di “basta offrire gratis acqua, luce e gas!” che paghiamo “noi” (l'identità padana locale venne chiaramente “nazionalizzata”) a “loro”(i rom in questo caso, ma potremmo includervi ogni altra etnia che accede alle sparute risorse dello stato sociale).

Pubblicato in Società
Sabato, 07 Febbraio 2015 00:00

Se Salvini varca i confini

Se Salvini varca i confini

Nel gioco dell’accattonaggio elettorale, tra un colpetto democristiano in salsa moderna e uno in salsa anni ottanta, emerge l’urlo (da paura, per chi crede che certi personaggi dovrebbero stare fuori dal dibattito socio-politico) di tal Matteo, non quello più “famoso” di Rignano, quello rude e spesso troppo intimidatorio; il Sìor Salvini.

Pubblicato in Società
Venerdì, 22 Agosto 2014 00:00

Chi tutela il patrimonio naturalistico?

Martedì mattina Calderoli trova un biacco nella cucina di casa sua, nel comune di Mozzo (nella campagna bergamasca). Il biacco è un biacco: un serpente del tutto innocuo, oltre che protetto in Lombardia, e giustamente nel proprio ambiente naturale (la zona di Mozzo, non la casa di Calderoli). Calderoli è Calderoli. Perciò il biacco finisce ucciso a badilate ed esposto sui social network come trofeo.

Pubblicato in Divulgazione scientifica

È notizia recente la polemica relativa all’aggressione subita in Trentino da un cercatore di funghi da parte di un’orsa. La ricostruzione più sensata dell’accadimento non sembra giustificare la reazione isterica sviluppata intorno all’orsa Daniza – né lo spettacolare dispiegamento di forze per catturare la suddetta orsa, che finora si sta sottraendo alla cattura: un uomo si è avvicinato troppo a dei cuccioli d’orso, forse si è trattenuto ad osservarli (chi non ne avrebbe avuto la tentazione?), la madre si preoccupa come tendono a fare le madri di qualsiasi specie che pratichi cure parentali, e aggredisce l’intruso con il chiaro intento di metterlo in fuga. Non dubito che il cercatore di funghi “se la sia vista brutta”, nel senso che un orso da oltre un quintale che carica deve essere abbastanza spaventoso; però credo a tutti sia successo di essere aggrediti da un cane senza riportare conseguenze ulteriori ad un grosso spavento perché il cane morde l’aria, a puro scopo intimidatorio, e questo sembra essere successo in questo caso.

Pubblicato in Società
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