Lunedì, 02 Marzo 2015 00:00

Padania o Qatar, purché ci sia da mangiar

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Sabato 28 febbraio 2015, ore 14:05, mentre sto scrivendo una nota per il Becco (non questa) ascolto distrattamente la Tv accesa in un'altra stanza, si tratta di un servizio sulla manifestazione che terrà oggi la Lega a Roma, trasmesso dall’emittente La7.

Interessato alla notizia mi alzo e vado a seguire il servizio.

Sono sfavorevolmente colpito dal tono ipocritamente equidistante fra Salvini e i suoi contestatori, del primo si riferiscono le posizioni e si offre il microfono ai leghisti, dei secondi ci si limita a riferire degli scontri già avvenuti con la polizia e di quelli che si temono oggi.

Nel corso delle interviste i leghisti si producono nei soliti luoghi comuni: gli stranieri sono un peso insopportabile, prima gli italiani (veramente qualcuno dice ancora prima i padani), i rom prosciugano le casse dello Stato e dei comuni, le case popolari sono assegnate a loro perché sono prolifici come conigli, e via con tutto il repertorio dei luoghi comuni.

C’è però un argomento nuovo che emerge dalle interviste alla base leghista e dalle dichiarazioni, appena appena un po’ meno sgrammaticate di Salvini e dei suoi nuovi soci (Casapound e Fratelli d’Italia), argomento sul quale la Lega punta per espandersi a livello nazionale: l’invasione del terrorismo islamico, la nuova paura del XXI secolo.

È il riciclaggio in chiave attuale del vecchio: “Mamma li turchi!”, non a caso siamo a Roma, dove si sa è ancora presenti il timore che i suddetti possano da un momento all’altro sbarcare “a la marina”, fra Fregene e il Lido di Ostia, causando fra l’altro un notevole danno ai locali stabilimenti balneari.

Sul terrorismo islamico, su chi l’ha alimentato, finanziato e sorretto si è già scritto abbastanza. Non voglio trattare argomenti che sui quali altri hanno più competenza di chi scrive.

Quello che mi ha colpito è stato in ogni caso il servizio che è seguito a quello sul Salvini Matteo.

Una giornalista entusiasta (a dir poco) commentava il servizio come se fosse Meg Ryan che simula l’orgasmo in “Harry ti presento Sally”!

Ma di cosa trattava questo servizio? La notizia che faceva godere la giornalista era questa: La Qatar Investment Authority, fondo sovrano dell’omonimo emirato si è assicurata l’intera proprietà (prima ne deteneva il 40%) dell’area milanese di Porta Nuova, la zona per intendersi dei grattacieli
L’avvenimento veniva osannato come l’occasione per il rilancio degli affari immobiliari milanesi dopo un periodo di stasi e di riflusso.
Un momento, mi sono detto, qui c’è qualcosa che non comprendo: da un lato si diffonde la paura dell’islamico, dall’altro si esaltano i soldi dell’islamico.

Fra l’altro il Qatar (che spende un quarto del suo pingue bilancio per gli armamenti) è fortemente sospettato di avere delle “liasons dangereuses” con l’Isis, almeno secondo le dichiarazioni di due autorevoli esponenti del governo di Angela Merkel nell’agosto 2014.
Ma guarda un po’ i leghisti si mettono a guardia di Roma ladrona e gli islamici turbantati e baffuti sbarcano a Milano e la conquistano (almeno in parte di più alta rendita immobiliare).
Una vera beffa del destino, come disse quel leghista rondaiolo, che fu bastonato dall’amante della moglie travestito per l’occasione da albanese.
Dietro questo atteggiamento c’è però qualcosa di peggio: il carattere bottegaio della borghesia italiana, che agita la paura per dividere i poveri, ma che non esita a fare affari con chiunque, all’unica condizione che ci sia un lauto profitto.
Una borghesia stracciona, che ci ha dato l’imperialismo degli straccioni e che ora ci da l’europeismo degli straccioni e l’antiterrorismo degli straccioni.
È questo il carattere eterno degli italiani che stanno in alto e che segna tutta la vita nazionale, come ieri si diceva: “Franza o Spagna purché se magna!”, oggi si dice: “Padania o Qatar purché ci sia da mangiar!”.

Ultima modifica il Domenica, 01 Marzo 2015 20:24
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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