E’ stata una lotta per l’applicazione di accordi che si è cercato di negare nella loro evidenza. Tra il diritto di tutela di chi quegli accordi aveva garantito e chi li aveva negati appellandosi a surrettizie necessità economiche. Si sono scontrate la dignità di chi si sentiva ingiustamente privato del proprio diritto al lavoro e l’arroganza di certa politica. Alla fine la tutela delle Istituzioni e la garanzia della rappresentanza hanno prevalso sull’arbitrio. Due interpretazioni della realtà sociale si sono confrontate in questa vicenda: da una parte chi fa del lavoro e dell’occupazione una risorsa per rilanciare i consumi, la produttività e l’economia e dall’altra chi attribuisce al lavoro e all’occupazione un costo da contenere in ogni modo anche a prezzo di carneficine sociali. Vogliamo ricordare che questa vicenda pur nella sua semplicità ha sancito la vittoria del diritto di rappresentanza: le organizzazioni sindacali hanno tutelato il nostro lavoro e sancito accordi che con i sacrifici dei lavoratori li fanno essere attori sociali di un rilancio del nostro teatro nella salvaguardia di livelli occupazionali che rappresentano l’unica garanzia per un incremento di produttività che accresca l’offerta culturale sul territorio. Per questo, noi, che siamo stati il vettore di questa dinamica, ringraziamo profondamente le organizzazioni sindacali che hanno sostenuto e difeso la nostra lotta.
Grazie a quanti hanno fatto da mediatori di fronte all’ottusa prepotenza di chi avrebbe dovuto mediare e garantire e invece ha negato i diritti del lavoro.
Grazie alle Commissioni lavoro di Provincia e Regione che, insieme ai Presidenti di queste Istituzioni, si sono adoperate per una soluzione positiva della controversia e il sostegno economico al nostro teatro.
Grazie alla compassione e carità cristiana espresse dai gesti di chi li compie in nome di un’alta giustizia sociale e alla mediazione della Curia che ha saputo leggere la valenza sociale della nostra vicenda.
Grazie ai nostri colleghi che con il loro sostegno e i loro sacrifici hanno permesso il nostro rientro; a loro vogliamo ricordare che la lotta per la difesa del nostro diritto al lavoro è stata anche la lotta perché altri posti di lavoro non vengano messi in pericolo.
Grazie alla stampa e ai media che hanno saputo descrivere con competenza le vicende e interpretarne la complessità politica e culturale.
Grazie ai tanti compagni di strada che attraverso i social network ci hanno sostenuto.
La nostra piccola lotta nel richiamo agli alti valori di democrazia, giustizia e carità cristiana espressi dall’operato di La Pira, il sindaco che fece di Firenze una città democratica e solidale , vuole essere un esempio da seguire per armonizzare i conflitti sociali. Torniamo al lavoro orgogliosi di questa esperienza e arricchiti dal calore della solidarietà di quanti ci hanno sostenuto.
Gli ex licenziati del Maggio