Nel 2011 la mostra in palazzo Pitti nell’Andito degli Angiolini intitolata “Dall’ Icona a Malevič. Capolavori dal museo russo di San Pietroburgo” era stata allestita in occasione dell’anno della cultura e lingua russa in Italia e gli organizzatori erano riusciti a portare a Firenze una quarantina di opere che palesavano l’evoluzione dell’arte russa in epoca moderna e il suo progressivo distacco, appunto, dalle Icone.
In quell’occasione l’esposizione presentava un unico ma significativo esempio di icona russa, un Cristo Pantocrator in trono, e le altre opere invece, dal 700 fino all’Avanguardia, erano state scelte in modo tale da delineare il graduale allontanamento dalla tipica modalità figurativa russa e l’accostamento ai grandi maestri europei, pur conservando, ciascun artista, la propria individualità. La selezione dei quadri mirava anche a mettere in luce la grande influenza che la pittura italiana aveva avuto su determinati artisti che avevano soggiornato e vissuto in Italia.
Oggi a Strozzi ci soffermiamo invece su altri elementi altrettanto significativi e importanti: l’ispirazione che gli artisti russi trassero dall’estremo oriente e i deserti delle regioni artiche tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
In primis l’interesse per il Giappone che si intensificò in occasione del conflitto russo-nipponico del 1904-1905; le stampe giapponesi soprattutto contribuirono ad apportare un grande cambiamento per l’arte russa dal punto di vista della spazialità.
La Cina invece con il linguaggio calligrafico dei segni fu determinante per lo sviluppo dell’ Avanguardia.
Da Cina e Giappone inoltre grande importanza ebbero le stampe popolari che in alcuni casi vennero direttamente introdotte all’interno delle opere per ribaltarne gli spazi formali consueti.
Altro aspetto analizzato i culti arcaici. L’arcaismo e animismo russo furono fonte di ispirazione anche per una delle principali artiste esposte in mostra, Natal'ja Gončarova; le “femmine di pietra” o “kamennye baby” entrarono a far parte del suo repertorio figurativo.
Ugualmente rilevanti i rituali sciamanici ed estatici della tradizione che furono di fatto il fondamento “per la costruzione delle concezioni cosmologiche delle Avanguardie”; in molti artisti gli idoli sciamanici suscitarono nuove concezioni spirituali e conseguentemente nuovi meccanismi creativi.
Firenze quindi ospita una selezione di opere di rilievo che offrono un quadro a tutto tondo sullo sviluppo dell’arte russa in anni di grande cambiamento sociale e soprattutto un altro punto di vista sotto il profilo delle influenze e delle contaminazioni che non furono quindi solo occidentali ed europee, come spesso la consuetudine porta a pensare, ma soprattutto influenze provenienti dall’estremo oriente e dalle regioni più remote della propria tradizione culturale e popolare.
[L’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente, Firenze, Palazzo Strozzi, 27 settembre 2013-19 gennaio 2014, a cura di J. Bowlt, N. Misler, E. Petrova, casa editrice Skira]