Roberto Gramiccia

Roberto Gramiccia

Scrittore, critico d’arte, giornalista, medico nasce a Roma dove vive e lavora. Si è diviso fra responsabilità e incarichi apicali di tipo sanitario e un’attività giornalistica, di studio e letteraria inerente temi artistici e umanistici in senso lato. Specialista in Medicina interna e Geriatria e Gerontologia, è stato per più di dieci anni direttore sanitario di una Struttura complessa, maturando una particolare esperienza nell’ambito delle problematiche relative alla studio, alla cura e all’assistenza nell’universo della fragilità. Questa sua esperienza fonda le sue riflessioni sul rapporto che esiste fra sofferenza umana e creatività ed è ala base di una sua originale teoria della fragilità. 

Ha collaborato con numerose riviste. Per oltre dodici anni ha scritto di arte, di cultura e di medicina (centinaia di recensioni e di profili d’artista) su un quotidiano nazionale. Gli interessi artistico-letterari e quelli sanitari hanno da sempre rappresentato per lui due facce di un’unica medaglia.

È autore di numerose pubblicazioni.

Martedì, 05 Maggio 2015 00:00

Elogio dell’acqua: Silvia Stucky.

Elogio dell'acqua: Silvia Stucky. L'acqua è senza io.

Il 22 aprile del 2015 si è inaugurata, presso lo Studio “Arte fuori centro” di Roma (via Ercole Bombelli, 22), la terza mostra della rassegna Acque, a cura di Laura Turco Liveri. Ad essere presentata è stata un’installazione di Silvia Stucky, dal titolo L’acqua è senza io, realizzata appositamente per gli spazi della galleria. Silvia Stucky è da sempre un’artista interessata alla legittima rivendicazione del soddisfacimento dei diritti umani, all’uguaglianza presupposto di giustizia, al rispetto della natura e alle problematiche multiculturali. In questa ottica, l’acqua è oggi – ed è stata in un passato anche recente – al centro, anche simbolico, delle lotte per il rispetto e la tutela dell’ambiente.

È senza esitazioni, distinguo o incertezze che va salutato, anche se ha già qualche anno di vita, il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. Il MAAM nasce nel 2012 a difesa dell’occupazione abitativa insediatasi al civico 913 di via Prenestina a Roma. E già in questo c’è una scelta fondativa che è tutto un programma. Si tratta del primo esempio di Museo politico nato a difesa di una città meticcia.
Uno spazio per l’arte contemporanea che è anche, anzi soprattutto, una barricata per respingere i verosimili attacchi ad un progetto situazionista e relazionale che apre l’arte al mondo e il mondo all’arte. A partire – per una volta – dagli ultimi, dai migranti, dagli emarginati, da quelli che hanno il problema dell’abitare e del vivere quotidiano. Questo straordinario museo politico nasce in quello che resta di un’enorme fabbrica di salumi abbandonata, quella dei Fiorucci. Oggi ciò che rimane è un dedalo di corridoi, una successione di spazi plurali e multiformi e di sale macchine che realizza un insieme fascinoso e pulsante. Dentro c’è il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz.

Quello che ne è uscito fuori è una specie di creatura vivente. Una dea Kalì con mille braccia che si difende dalla speculazione edilizia e dagli intrallazzi dei palazzinari.
L’ex fabbrica, infatti, dovrebbe essere trasformata da un progetto di edilizia residenziale che consegna questi spazi suggestivi al destino delle ruspe. Ma il Museo si è eretto a baluardo difensivo rispetto a questa deriva speculativa.
L’arte si è schierata con gli abitanti di questa specie di multiforme e beneficamente casinista agorà democratica. È del 2011 Space Metropoliz il film documentario e insieme il cantiere cinematografico e d’arte realizzato da Fabrizio Boni e Giorgio de Finis, attuale Direttore dello spazio a Metropoliz (www.spacemetropoliz.com). Space Metropoliz per un anno intero trasforma l’ex salumificio in un enorme cantiere aerospaziale. Un posto frequentato da artisti, filosofi, scienziati, architetti e performer che lavorano tutti – fantasticamente - alla collettiva realizzazione del razzo che avrebbe portato tutti sulla luna. Il film – come spiega Giorgio de Finis -: «che annuncia l’inizio delle migrazioni esoplanetarie, guarda al nostro satellite, l’ultimo spazio pubblico secondo i trattati internazionali, come a una terra promessa, un grande foglio bianco su cui scrivere i principi condivisi di un nuovo patto sociale fra umani».

Sulla torre della fabbrica, con l’aiuto degli abitanti di Metropoliz, si costruisce sotto la direzione di Gian Maria Tosatti, un grande telescopio fatto con i bidoni del petrolio. È così che Tor Sapienza ritrova nella luna l’unica possibilità di espatrio verso un mondo liberato dalla piovra della speculazione edilizia e della dittatura del denaro. Da quel momento in poi saranno decine, centinaia i lavori realizzati e regalati dagli artisti al MAAM che oggi vanta più di 400 interventi e festeggia i suoi primi 3 anni ospitando la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto.
Scriviamo con grande entusiasmo queste righe per far conoscere e sostenere questa iniziativa che ci dà coraggio, dopo le preoccupate considerazioni che siamo stati costretti a fare nel saggio intitolato Arte e potere. Il mondo salverà la bellezza? (Ediesse) nel quale descriviamo la sussunzione dell’arte al sistema di potere dell’ultracapitalismo iperfinanziario globalizzato e delle sue casematte specializzate: l’industria culturale e il cosiddetto sistema dell’arte. Ecco, il MAAM è l’esempio più efficace di resistenza a questa deriva che noi abbiamo avuto modo di conoscere.

Oggi un ottimo catalogo intitolato Forza tutt*. La barricata dell’arte, a cura di Giorgio de Finis (Edizioni Bordeaux) ne racconta la magnifica storia. E noi consigliamo a tutti di acquistarlo per le molte e sorprendenti immagini e per i testi introduttivi che descrivono il razionale ma anche lo spirito di questa impresa. Usando le parole del suo direttore, riportiamo gli obbiettivi principali del MAAM.

Quello di creare una barricata d’arte a difesa dell’occupazione e dei suoi abitanti (le opere appese ai muri e alle strutture della fabbrica sono un esercito schierato).

Evitare, o ridurre, l’effetto enclave, un rischio che Metropoliz corre, dovendo proteggersi dietro un cancello chiuso (il potere attrattivo della collezione del MAAM e delle iniziative periodiche (…) crea un flusso ininterrotto di visitatori, connettendo di fatto la città meticcia con il resto della capitale (…).

Proporre e sperimentare un “altro” modello di museo, un museo abitato e contaminato dalla vita (…).

Realizzare un’opera corale (in quanto super-oggetto il MAAM non è solo un progetto artistico ma è anche un’opera d’arte). Aggiungiamo noi: una coraggiosa (al limite della spericolatezza) operazione politico-culturale nella quale ciascun artista sottoscrive e fa propria la lotta per una libertà sostanziale. Che significa libertà dal bisogno, che significa soddisfazione dei diritti elementari alla casa, al lavoro, allo studio. Ma anche alla cultura e alla bellezza. È questa l’arte che ci piace. Mille volte: È QUESTA!

Immagine tratta da www.museomaam.it/

Domenica, 29 Marzo 2015 00:00

Se ci privano del patrimonio artistico

Se ci privano del patrimonio artistico

Nei momenti di più cupo sconforto bisogna attaccarsi alle buone notizie e trarne l’energia per resistere e se possibile contrattaccare. Buone notizie sono oggi per me due nuovi libri che presentano fortissime consonanze. Parlo di Se Venezia muore di Salvatore Settis, di cui ho già recentemente scritto, e di Privati del patrimonio di Tomaso Montanari, due piccoli testi preziosi, editi entrambi da Einaudi nella stessa collana. Perché le considero due buone notizie? Perché in un tempo in cui la vulgata iperliberista sembra diventata un mantra indiscutibile, e la scarnificazione dello Stato democratico, la soppressione dei diritti, la banalizzazione della cultura si impongono come gli strumenti da scasso di un potere che in Italia ha assunto le sembianze poco rassicuranti di Matteo Renzi, il patrimonio di saggezza, competenza, amore per la nostra Costituzione e coraggio anticonformistico espresso dagli autori in queste due opere è come una una luce nel buio, una buona novella.

Mercoledì, 04 Marzo 2015 00:00

Natura e mente

Natura e mente. Natural-mente
Al Museo Bilotti di Villa Borgese fino al 12 aprile, la grande retrospettiva di Claudio Palmieri


Non dovete perdere l’occasione che la mostra romana al Museo Bilotti di Villa Borghese, fino al 12 aprile 2015 (ingresso gratuito), offre di scoprire gli esiti della ricerca di un grande artista romano che parla al mondo, Claudio Palmieri. Natural-mente è un ampia selezione di dipinti, sculture e fotografie che testimoniano della sua fatica trentennale. Il titolo di questa mostra sintetizza in maniera efficace le polarità entro la quale l’investigazione di questo autore si sviluppa. Un viaggio ulissico fra ragione e invenzione, fra organico e geometrico, fra esprit de finesse ed esprit de geometrie, fra ieri e oggi, fra tradizione e innovazione, fra cifra di riconoscibilità e intenzionalità corsara di calcare tutte le strade, di usare tutti gli strumenti e tutti i linguaggi.

Domenica, 25 Gennaio 2015 01:01

Se Venezia muore...

Sono solo 154 pagine ma raramente tanta saggezza fu racchiusa in uno spazio così limitato. Parlo di “Se Venezia muore” (Einaudi, Euro 11) di Salvatore Settis, che il 9 dicembre è stato presentato a Venezia in un Palazzo Franchetti incapace di contenere gli uditori convenuti numerosissimi. Tre sono le cose che mi hanno colpito di più in questa breve ma densissima opera.

Domenica, 18 Gennaio 2015 00:00

Quella sedia vuota...

Quella sedia vuota…
Quando l’arte cessa di essere puro business e torna ad essere arte!

 Di Roberto Gramiccia e Simone Oggionni

Anything to say? “Niente da dire?” è il titolo del progetto dell’artista Davide Dormino e del giornalista Charles Glass. Un raro esempio di come l’arte, perseguendo le sue finalità in totale autonomia, possa mettersi a disposizione della politica e la politica dell’arte. Quello che si è inventato Dormino, non nuovo a questi scatti ideativi, è il progetto di un gruppo scultoreo il cui elemento centrale è rappresentato da quattro sedie. Su tre di queste sedie l’idea è quella di porre dei bronzi che rappresentino a figura intera tre personaggi: Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden che saranno raffigurati in posizione eretta, braccia lungo il corpo, con lo sguardo rivolto in avanti, a cercare quello di un immaginifico pubblico. La quarta sedia è vuota. Ci può salire chiunque. L’idea è semplice e fulminante. Restituire credito e riportare all’attenzione del pubblico internazionale i tre personaggi che hanno fatto tremare i governi più potenti del mondo – ricordate la vicenda di Wikileaks? – e per questo stanno pagando un prezzo personale salatissimo: isolamento, prigione, esilio.

Al Centre Pompidou di Parigi fino al 27 aprile 2015 una delle più grandi retrospettive su Jeff Koons ci consegna un regalo di Natale. Ma si tratta proprio di un regalo?

È questo che non si capisce leggendo i qualificati commenti degli addetti ai lavori più accreditati dell’arte contemporanea, di cui per sobrietà non facciamo i nomi. L’esposizione attraversa ben trentacinque anni di attività della stella assoluta (vivente) della Business art americana, scandita in serie distinte. Inflatables, Pre New, The New, Equilibrium, Luxury and Degradation, Statuary, Banality, Made in Heaven, Celebration, Easy Fun, Easy Fun Etheral, Popeye, Hulk Elvis, Antiquity, Gazin Ball. 

Giovedì, 04 Dicembre 2014 00:00

Mario Sironi. Luci ed ombre.

A Roma un’importante retrospettiva sull’opera del pittore, un’occasione importante per una disamina dei rapporti fra arte e potere.

Non c’è dubbio che il suo essere fascista e amico di Mussolini abbia nuociuto alla fama di Mario Sironi. È una cosa che entro certi limiti trovo pure giusta. È un po’ come guardare con sospetto chi si è macchiato di una colpa grave. Perché di una colpa si è trattato e non ci sono storie, anzi la diluizione progressiva (fino alla negazione) del valore costitutivo dell’antifascismo, come struttura ideale portante di qualsiasi sinistra (culturale e politica), degna di questo nome, ha prodotto, secondo me, danni devastanti alla sinistra stessa. E pur tuttavia Sironi è stato un grande artista. E una concezione che si ispiri a una visione non settaria della storia e della storia dell’arte, in particolare, non può non riconoscerlo.

Sabato, 29 Novembre 2014 00:00

Quel partito vuole nascere!

Di analisi sul voto delle regionali in Emilia e in Calabria se ne sono fatte tante e quasi tutte concordanti nei territori politici a Sinistra del Pd. E quindi, senza ripetere cose che tutti sanno e sulle quali tutti concordano, vorrei sottolineare una cosa soltanto ma decisiva per chi si batte per la costruzione di un nuovo soggetto politico non minoritario della sinistra. E questa cosa è che l’astensione clamorosa dal voto in Calabria ma soprattutto in Emilia non mostra solo disaffezione e ripulsa per la casta. Certo c’è anche questo. Ma c’è molto, molto di più. 

In quella massa di gente che non ha votato, persino in una delle regioni più evolute e sensibili politicamente del nostro paese, si colloca un vero e proprio partito virtuale: quello di coloro che chiedono con l’unico mezzo che hanno a disposizione in questo momento – l’astensione appunto - di poter finalmente godere di una rappresentanza politica che ora non esiste. Questo partito virtuale chiede solo di venire alla luce. Reclama di farlo. E sono chiari, anche se non ancora sufficienti, i segni, nella sinistra Pd e fuori, che aumenta la consapevolezza di questa necessità.

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.