Con la pittura, con il video e la fotografia questa artista, nel pieno della sua maturità consapevole, valorizza i particolari delle cose e i legami che intercorrono fra di essi.
Nella narrazione di Silvia Stucky, dalle piccole cose si arriva a capire quelle grandi e l’insieme delle relazione che intercorre fra di esse. All’interno di questo orizzonte, il “senza io” è uno sguardo, che liberato dalle angosce di un individualismo che oggi assume forme stucchevoli e arroganti, consente di percepire l’inevitabile interdipendenza di tutti i fenomeni. Comprendere la inseparabilità del tutto, dell’uno, dell’universo, della sostanza forse ci aiuterà a non distruggere il pianeta. In questo senso, l’arte di Silvia e la vita sono legate e la bellezza non è più un ornamento ma l’aspetto fondativo principale di un percorso di autocoscienza e di autogoverno. L’acqua senza io è il titolo dell’installazione composta da un dittico di due grandi carte dipinto con colori ad acqua. A terra è collocato un semicerchio di piccoli sassi. Quest’ultimo elemento rinvia ai Karesansui e cioè a piccoli giardini secchi giapponesi.
Questi ultimi rappresentano simbolicamente paesaggi entro i quali l’acqua prende la forma di piccole distese di sassi, dalle quali a tratti emergono piccole isole fatte a loro volta di sassi. L’ulteriore elemento pittorico dell’installazione si distende prendendo la forma di fiori di loto (il loto è il fiore dell’acqua ma anche della purezza), motivo classico dell’iconografia cinese, che si stagliano su un bianco accecante. Si concretizzano, quindi, due modalità di evocare l’acqua con materiali diversi: i sassi e l’acquerello che non a caso è un colore ad acqua. L’intervento di Silvia Stucky è una tappa importante di un progetto pluriennale dal titolo Il colore dell’acqua, firmato da Laura Turco Liveri. La rassegna Acque comprende quattro personali di artiste contemporanee: Patrizia Dottori, Isabella Nurigiani, Silvia Stucky e Cloti Ricciardi.
Essa offre una visione sintetica dell’opera di ciascuna di queste artiste, le quali sono libere, secondo la propria indole e i propri linguaggi, di esprimere la propria idea poetica sull’acqua, non a caso ritenuta da Talete (filosofo presocratico) elemento primario e fondativo. Lo spazio della galleria viene dedicato a ciascuna di queste artiste per tre settimane, mentre il catalogo, presentato nell’ultima tappa espositiva dedicata a Cloti Ricciardi (Maggio 2015), riunirà di nuovo le quattro artiste che saranno presentate con testi critici, immagini e interviste della curatrice.