Giovedì, 11 Giugno 2015 00:00

Thee Oh Sees: Il ritorno dei filologi del garage rock lisergico

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Thee Oh Sees: Il ritorno dei filologi del garage rock lisergico
Recensione dell’ultimo lavoro “Mutilator Defeated at Last”

Alla fine si ritorna sempre là. Alla seconda metà degli anni sessanta e a ciò che quegli anni hanno significato per la storia della musica. Si ritorna a un periodo in cui la controcultura aveva per un breve periodo trasformato il rock nella più credibile espressione del malcontento generazionale e del desiderio di trasformazione radicale.
Sappiamo tutti come andò a finire: la rivoluzione verrà ricondotta all’interno dei sicuri binari dell’establishment, la contestazione messa a tacere, la controcultura ridotta a una moda passeggera. Eppure si fa fatica a trovare ancora oggi un musicista che non sia stato direttamente o indirettamente influenzato da quanto è stato scritto e cantato durante quegli anni di fibrillazione e di eccitante creatività. C’è chi poi di quel periodo ne fa un vero e proprio culto.

È quest’ultimo decisamente il caso dei Thee oh Sees, uno dei più interessanti gruppi alternativi americani dell’ultima decade a riscoprire e riproporre in maniera molto fedele queste sonorità anni sessanta. Ascoltando il gruppo californiano sembra di rivivere quell’epoca: non solo quella della summer of love, delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, delle droghe sintetiche, degli esperimenti di vita collettiva e dello stile hippie dilagante ma anche e forse soprattutto quella delle sporche autorimesse di provincia in cui molti giovani americani cercavano nel rock più rudimentale un antidoto alla noia, quella del proto-punk underground nervoso e disagiato così ben documentato nelle raccolte “nuggets”, quella del bisogno di nichilismo sonoro e di ricerca di primitiva purezza nata per esorcizzare la monotonia della vita borghese, quella insomma del garage rock grezzo e diretto che coesisteva in forma sotterranea alla ben più visibile scena psichedelica.

Provenienti da San Francisco, I Thee Oh Sees hanno metabolizzato il passato musicale della scena della Baia in maniera impeccabile. Come allora il garage e l’acid rock erano uniti a doppio filo dal bisogno di espressività psichedelica e lisergica, formando un connubio spesso indissociabile in cui aulici ed eterei voli pindarici coesistevano con un poderosi riff di voluminosa presenza, così adesso lo stesso connubio riappare in maniera così viva e puntuale nelle sonorità di questo gruppo attraverso tutta la loro discografia, dagli esordi più lo-fi di dieci anni or sono, fino alle complesse architetture policromatiche delle più mature opere di Castlemania (2011) o Floatin Coffin (2013).
Al mezzo passo falso di Drop (2014) che sembrava dovesse essere l’ultimo album a firma John Daywer e soci, ha per fortuna fatto invece seguito questo Mutilator Defeated At Last (2015), in cui l’impalcatura garage rock/psichedelia resta il punto di riferimento imprescindibile, la base di partenza di una proposta sonora eclettica e dinamica che riporta il gruppo su livelli qualitativi pregevoli.

Nella breve scaletta del disco (solo nove brani) troviamo infatti la presenza dei maestri del genere quali 13th Floor Elevators, Electric Prunes, Chocolate Watchband e Soft Thing, ma ogni pezzo assume delle sfumature particolari e dei richiami che vanno oltre la pura irruenza dell’acid rock: c’è il bagliore di un power-pop misticheggiante sovrastato da potenti chitarre riverberate (la stupenda “Poor Queen”), c’è la solenne malinconia pinkfloydiana che tocca corde già quasi progressive (l’altalena emotiva e ritmica di “Sticky Hulks”) o il folk desertico e dilatato in odore Pearls Before Swine e Calexico (la languida e strumentale visionarietà di “Holy Smoke”). Se il disco, pur molto dinamico e avulso dai tempi bassi, tende comunque a non esagerare con le accelerazioni, non mancano episodi dal grande impatto, dove emergono tappeti percussivi su riff incalzanti dai ritmi serratissimi (il punk psichedelico di “Rogue Planet” o il negromantico trip lisergico di “Lupine Ossuary” e “Withered Hand”).

La formula psichedelica e garage rock dei Thee Oh Sees, mai statica e sempre aperta ad inglobare sempre nuove e diverse prospettive, continua a funzionare e a regalare dischi genuini e variegati. Questo Mutilator Defeated At Last non è il migliore dei loro dischi, ma può essere un ottimo inizio per chi voglia approfondire la produzione artistica di uno dei fiori all’occhiello della scena alternativa californiana.

Voto: 7/10

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Giugno 2015 22:09
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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