Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".
«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)
Il futuro appartiene ai forti, alle razze immortali.
In un'epoca vittoriana dove la morte è archetipo di bellezza, il paradigma della vita appare necessariamente collocarsi oltre la vita, o prima di essa.
Non sono solo la filosofia e la religione ad interrogarsi sull'essere. La letteratura gotica si inserisce in un livello di fascino popolare per l'oscurità mai svanito. I penny dreadful sono stati in qualche modo precursori di una significativa parte della pubblicistica a fumetti. Racconti brevi, fruibili dalle classi sociali non colte, di grande efficacia perché capaci di innestarsi in un immaginario diffuso, contribuendo alla sua evoluzione.
La memoria non è altro che una costruzione umana. Niente di istintivo. Scegliamo cosa ricordare, nei limiti del possibile, o altri scelgono per noi i punti di riferimento da individuare nel passato.
Il 30 agosto 2015 offre l’occasione per ricordare il cinquantesimo anniversario della tragedia di Mattmark, quando morirono 88 lavoratori, tra cui 56 italiani. Una grande opera svizzera, per far fronte alla crescita economica del Paese, a cui serviva energia, che su suolo elvetico è principalmente di natura idroelettrica.
L'uscita è stata anticipata di cinque mesi. Il clima sul set, a detta dell'impianto promozionale, è stato tra i migliori di sempre. Chrisopher McQuarrie è ormai da tempo al fianco di Tom Cruise, come sceneggiatore, produttore e per la seconda volta alla regia (il precedente è il recente Jack Reacher, del 2012).
Il franchising ha intrapreso anche una scelta di continuità su alcuni aspetti di fondo, a partire dalla direzione corale, in cui spicca la scelta felice di Jeremy Renner, mentre rimangono simpaticamente macchiettisti (ma funzionali) Simon Pegg e Ving Rhames.
La provocazione artistica non può prescindere dal contesto, ma può fare a meno dello stile e dell'opportunità di alcune scelte. Peter Greenaway riesce a concentrare nella sua nuova pellicola una lunga serie di profanazioni. La bandiera rossa issata tra le natiche di un uomo a cui è stata appena tolta la verginità anale. La riduzione di un'icona della cultura ad archetipo dell'artista infantile, fragile ed estroverso. Uno sguardo beffardo e cinico sulla storia e sugli ideali che la muovono. Su questo ultimo punto è lo stesso regista a specificare la sua posizione: esistono solo buoni scrittori e narratori, l'esistenza di una memoria oggettiva è impossibile.
Negli ultimi mesi il Paese ha attraversato un periodo di indignazione costante, forse vuota. La Corte dei Diritti di Strasburgo certifica le pratiche di tortura durante il G8 di Genova, segnalando che in Italia non esiste nemmeno una tipologia di reato in grado di disincentivare il ripetersi di simili scempi. Il Primo Maggio 2015 tocca invece ai manifestanti scuotere l'Italia, per via di nuove inutili disordini avvenuti per le strade di Milano.
I lettori della nostra testata hanno avuto modo di conoscere buona parte delle opinioni dei beccai (spesso non coincidenti ma su alcune questioni molto chiare e nette). Siamo consapevoli che in questa intervista alcune risposte potranno creare perplessità e che alcuni passaggi sono, per quanto ci riguarda, non condivisibili. Riteniamo però la disponibilità dell'autore un'occasione per evidenziare questioni su cui troppo spesso la sinistra sorvola e su cui torneremo, tentando di argomentare le nostre posizioni.
1) Sia in un tuo precedente lavoro che nel recente La sinistra assente di Losurdo, emerge come la politica internazionale misuri l’inadeguatezza della classe politica europea. Come sei arrivato a scegliere di scrivere proprio di Russia?
Questo libro è frutto di un interesse nei confronti del mondo russo e slavo-ortodosso che, da parte mia, risale agli anni in cui, smantellata l’URSS e distrutta la Jugoslavia, la classe politica europea, per tramite del comparto mediatico di complemento agli interessi capitalistici e imperialistici nordamericani che rappresenta, si è ampiamente prodigata in un’azione pervicace di demonizzazione di ogni forma di resistenza politica e sociale, attuata dai popoli e da determinate forze politiche di Paesi quali Russia e Serbia, ai menzionati processi geopolitici di smantellamento e distruzione.
Capire la Russia è un obiettivo ambizioso. Paolo Borgognone si presenta dinanzi alla sfida con una pubblicazione che si avvicina alle 700 pagine, a testimoniare una consapevolezza della complessità del tema.
Le prime manifestazioni in cui mi chiedevano di andarmene dal corteo perché avevo una bandiera di partito. Gli spintoni e le mani che si alzano durante accese discussioni, l’attacco ad altri che erano in piazza, accusati di essere meno compagni (o falsi compagni). Il presidio che si trasforma in momento di scontro con le forze dell’ordine, le discussioni dopo, le divisioni, le prese di distanza su gesti non concordati, la rabbia di chi non voleva alimentare la tensione in piazza, le offese ricevute perché non condividi alcune modalità. Sono cose da cui molti sono passati, spesso causa di nervosismo e frustrazione. Sul coro che si è alzato a difesa di Caselli, prevale però l’insofferenza verso un muro di ipocrisia dietro cui si nasconde la vita reale. Meglio litigare con compagne e compagni con cui non si concorda, piuttosto che ritrovarsi a sostenere cose slegate dalla realtà, funzionali ad una propaganda istituzionale assordante.
A oltre 30 anni di distanza, i primi di marzo del 2015, è tornato nelle sale cinematografiche Non ci resta che piangere. Tra le scene più note c'è quella in cui Benigni e Troisi vengono fermati dal doganiere, al suono di: "chi siete, cosa fate, cosa portate, quanti siete?". Interrogata in modo analogo la sinistra italiana di oggi avrebbe serie difficoltà nel tentare di rispondere. Questo riguarda la sua incapacità di rappresentare settori sociali contemporanei, ma si lega inevitabilmente anche alla sua identità storica.
Jupiter - Il destino dell’universo è uno di quei film che meritano infiniti approfondimenti e contenuti speciali, se piace. Può essere però pienamente goduto solo se si abbandona ogni pretesa prima dell’inizio della pellicola.
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