Mercoledì, 04 Luglio 2018 00:00

Le nuove sinfonie dell'elettronica: una conversazione con BRUCH

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Le nuove sinfonie dell'elettronica: una conversazione con BRUCH Blackham Images

Le nuove sinfonie dell'elettronica: una conversazione con BRUCH

Tra le vene artistiche contemporanee che si distanziano dal mainstream pur rimanendo accessibili a un pubblico vasto, la musica elettronica è in un certo senso tra le più fortunate. Con la sua congenita attenzione al suono in senso esteso è riuscita spesso ad aggirare l'ossessione maturata in ambito pop per la voce al di sopra di tutto, producendo risultati di notevole complessità e diventando per molti versi una testa di ponte dell'avanguardia musicale.

Oggi è tra le correnti più attive e diversificate nella produzione di artisti giovani, che la stanno spingendo in direzioni impreviste, allo stesso tempo fortemente innovative e che recuperano suoni e modelli finora appartenuti quasi esclusivamente alla musica classica. È un mondo per buona parte inesplorato da chi è abituato a suoni più familiari, ma che si sta aprendo a un pubblico giovane e più ampio, e che, con le sue molte contaminazioni, avrà certamente ripercussioni positive nella scena artistica negli anni a venire. È anche un mondo in cui un singolo artista può essere tutta un'orchestra, creando veri e propri panorami sonori che vanno oltre l'esperienza consueta di una semplice canzone.

Un'operazione di questo genere è quel che sta tentando di fare BRUCH, nome d'arte di una giovanissima artista inglese che, approfittando della libertà derivata dal produrre la sua musica in autonomia, fuori dalle catene di montaggio delle grandi label, ha già fatto parlare di sé sulla scena britannica per via della complessità dei suoi lavori e della sua abilità di mischiare il vecchio e il nuovo in maniere non previste. Abbiamo parlato con lei del suo modo di intendere la musica, dell'atteggiamento degli artisti giovani in un panorama culturale spesso ostile, e dei temi che informano la sua scrittura.

CS: In poche parole, dicci qualcosa su di te, sulla tua musica e sul tuo lavoro.

B: Il mio nome d'arte è BRUCH e sono un'artista solista autoprodotta. È difficile dare una spiegazione lineare della mia musica quando mi viene chiesta, perché è molto strana!, almeno per me. Chi mi ascolta di solito la classifica come elettronica folk, con delle influenze nordiche. Un po' un misto di Björk., Kate Bush, Florence and the Machine e Massive Attack. Ma è sempre interessante sentire che cosa gli altri pensano sia realmente il mio genere, perché sembrano avere tutti opinioni diverse.

CS: Quali sono le cose che ti hanno influenzato di più come artista?

B: Prima di tutto direi certamente la natura. Tre su quattro dei miei primi singoli parlano di questo – del cambiamento climatico, di come controlliamo il pianeta. Mi piace pensare ai modi in cui gli umani cercano di proteggere la natura, ma alla fine è sempre lei a essere in controllo. È lei a decidere! In effetti ho iniziato da poco a scrivere un'altra canzone che è anche questa sulla natura. Vorrebbe essere una narrazione del modo di pensare di un tipo di persone particolarmente pessimo – è come se sfidassero la natura a controbattere quando la danneggiano. E sappiamo tutti chi vincerebbe in questo particolare scontro.

CS: Il tuo suono è molto particolare, si aggancia alla tradizione della musica elettronica ma talvolta è molto classico nella composizione. Che genere di impressioni cerchi di catturare, e quali tipi di sperimentazione ti interessano?

B: Mi piacciono i suoni bizzarri che attraggono immediatamente l'attenzione, ed è interessante come possano essere integrati in un pezzo e cambiarne completamente l'atmosfera. Succede ad esempio nelle colonne sonore dei film. Ho studiato violoncello con una formazione classica, e questo mi è sempre d'aiuto quando si tratta di creare un certo genere di suono, perché rende più facile trovare le note e creare l'impianto di una canzone, e naturalmente se mi serve un suono più etereo o di ispirazione medievale, ho sempre il violoncello a portata di mano. Al momento una cosa che mi interessa molto è di incorporare nelle mie canzoni tracce vocali di impostazione corale – mi affascina l'idea di lavorare sul concetto del coro angelico, e vedere quanto può essere reso diretto e cupo. Credo sia una sperimentazione molto interessante da esplorare.

CS: Se potessi guidare un cambiamento nella cultura musicale tra gli artisti giovani al giorno d'oggi, quale sarebbe?

B: La cosa principale che vorrei cambiare tra gli artisti giovani è la forma mentis con cui la gente va ai concerti. Al momento sto studiando a un conservatorio, e ci sono degli artisti incredibili, che creano musica che va dall'hip hop sperimentale all'ambient sinfonico. Un sacco di loro non sono proprio “party people”, inclusa me. Fanno cose splendide, ma siccome non sono parte della scena delle discoteche, la “clubbing scene”, molto spesso hanno pubblici molto ridotti rispetto a certe band che sono sempre nelle discoteche. Penso che sia un gran peccato, e c'è tanto pubblico che si sta perdendo qualcosa di interessante perché non vanno a vedere artisti che non sono “di moda”. E invece è proprio quell'artista che potrebbe sorprenderli.

CS: Pensi ci sia un movimento in cui i musicisti giovani stanno diventando più sperimentali e innovativi in opposizione al suono standardizzato della musica pop? Che cosa ne pensi?

B: Certamente. È molto interessante, perché c'è sempre qualcosa di nuovo che apre prospettive diverse. Per improbabile che possa sembrare, in realtà la musica pop mi piace quanto qualsiasi altro genere, e ammiro molto chi sa scriverla, perché a modo suo è una scienza. Ma quando ci si apre alla possibilità di svolte inattese in una canzone, diventa tutto molto più interessante. Soprattutto ora che gli artisti hanno iniziato a mischiare i generi tra loro con così tanta libertà, si è aperto tutto un mondo di nuove possibilità. Essendo un'artista autoprodotta sono felice di vedere anche gente che usa metodi sperimentali nella produzione, diversi dalla norma, cercando nuovi tipi di suono che gli piacciono e permettendogli di dare forma a suoni completamente nuovi che possono essere usati come una “firma”. Direi che il livello di maturità nella composizione da parte di artisti giovani sia davvero molto alto in questo momento. Chi scrive le canzoni oggi pensa a tutti gli elementi, non solo alla voce o a un motivetto riconoscibile.

CS: Qual è il tuo rapporto col pubblico, e la tua esperienza nell'esibirti in live?

B:  Parlando di pubblico live, dipende dalla situazione. In Inghilterra credo ci sia ancora una spaccatura nel modo in cui la gente vive l'esperienza della musica, perché credo, come nazione, che siamo ancora meno aperti ad accettare nuovi stili contemporanei e modi diversi di fare le cose. La mia musica è un po' di nicchia, quindi alcuni concerti possono andare molto bene, e ricevo dei commenti davvero piacevoli dopo aver finito, ma in altri casi non è davvero il mio genere di pubblico. La cosa non mi scoraggia, fin tanto che so che il concerto è stato buono, perché alla fine ogni pubblico è diverso. Se posso, cerco sempre di creare una connessione con il pubblico. È bello riuscire semplicemente a divertirsi, e perché andare a un concerto se non ci si diverte, dopotutto? A volte è un buon modo per esprimere delle emozioni. In generale amo esibirmi dal vivo, è una delle mie parti preferite dell'essere un'artista perché puoi vedere di prima mano la reazione al tuo lavoro. Puoi letteralmente sentire le reazioni nella stanza, ed è molto più potente sentire qualcuno che dice che ama la tua musica quando puoi allungare una mano e toccarlo, è la prova materiale che è tutto vero. E ovviamente mi piace l'aspetto fisico di muovermi su un palco.

 

CS: La relazione con il pianeta e la natura, come dicevi, è un tema importante nel tuo lavoro. Puoi dirmi qualcos'altro a riguardo, e su come si riflette nella tua musica?

B: La natura e l'ambiente sono sempre stati un tema che mi sta molto a cuore, ma non l'ho mai davvero affrontato da vicino fino a circa due anni fa, quando mi sono trasferita in Surrey dall'Isola di Wight. Quando ero a scuola, avevo una tendenza a cambiare me stessa per far piacere agli altri. Dopo essermi trasferita volevo cogliere l'occasione per reinventarmi e diventare come avevo sempre voluto essere, senza badare all'influenza o all'intimidazione dei miei coetanei. Ho scoperto di avere un grande interesse per piante e minerali, e questo ha rapidamente iniziato a influenzare le mie canzoni, ho iniziato a scrivere in continuazione! È buffo quando penso a quante canzoni ho da parte che non ho pubblicato, e sono tutte su questi temi, e mi sorprende che quasi sempre quando scrivo qualcosa di nuovo rimane il concetto di fondo di non abusare la relazione con la natura. Di tanto in tanto scrivo anche di altri argomenti, ma questo è un tema così prevalente nel mio pensiero e nella mia scrittura, che mi sembra sbagliato fare la scelta deliberata di allontanarmene o smettere di parlarne.

CS: Pensi che le arti, e gli artisti giovani soprattutto, abbiano un ruolo importante nella società di questi tempi? I musicisti, in particolare, stanno diventando più coinvolti nel sociale?

B: Penso davvero che il nostro sia un ruolo importante. Non fanno che dirci che le generazioni giovani sono il futuro, e la gente annuisce, ma io penso che sia vero. Abbiamo così tanta influenza sui pensieri l'uno dell'altro, e basta guardare una rivista o la piattaforma dei social media per vedere che purtroppo un sacco di questa influenza è negativa. Credo che i giovani dimentichino spesso che abbiamo un certo potere, e che dovremmo usarlo bene. Ci sono un sacco di ingiustizie al mondo – il cambiamento climatico, il lavoro minorile, il sessismo, il razzismo, l'omofobia, oltre alla violenza o al terrorismo. Alcune di queste cose potrebbero cambiare se i giovani alzassero la voce di più. È vero che stiamo vedendo sempre più giovani che prendono posizione sulle cose in cui credono, ma è ancora tutto in salita. La speranza è che anche i musicisti giovani inizino a rendersi conto del potere che hanno.

CS: Il tuo lavoro è quasi sempre innovativo dal punto di vista dell'immaginazione, e sembra voler evocare delle impressioni molto vivide in chi ascolta. Che tipo di universo immaginario avevi in mente?

B: Vorrei che il mio “mondo”, questa piccola collezione di creazioni, potesse essere un posto in cui la gente può trovare qualcosa di cui ha bisogno. È aperto a tutti. Un po' come un mercatino delle pulci, se vuoi! Ci sono cose vecchie e cose nuove, ma tutte possono avere valore per qualcuno e tutte hanno un significato, una storia. Mi piace pensare che ci sia una canzone in particolare che crea una connessione con ogni persona diversa, anche se è l'unica mia canzone che gli piace. Mi piacerebbe anche che fosse un percorso. Credo sia evidente che mi piace cambiare completamente l'atmosfera in ognuno dei miei singoli – mi piace portare la gente a cambiare ogni volta schema mentale, anche solo per la durata di una canzone. Un po' come mettersi nei panni di qualcun altro, ma con una colonna sonora.

CS: Dicci qualcosa dei tuoi progetti futuri e di cosa hai in cantiere.

B:  Il progetto principale su cui sto lavorando al momento è il mio EP di debutto. È un sacco di lavoro! Ne sono già molto fiera e non è ancora finito. Spero che serva a creare un'immagine più chiara di “BRUCH”, dato che le singole canzoni vorrebbero mostrare diversi aspetti delle direzioni in cui potrebbe andare la mia musica, ma so già che dopo averlo pubblicato ci sarà ancora un nuovo angolo del progetto da documentare. Sto anche lavorando su alcuni video musicali, e lo trovo un lavoro molto interessante; sono tutti completamente diversi tra loro, ma credo davvero che le immagini possano aggiungere moltissimo alla musica – specialmente se si prova a convertire la musica in colori e immagini. Trovo molto importante cercare di mostrare alla gente esattamente cosa ogni pezzo significa per me. Ho appena pubblicato come anticipazione dell'EP il mio quarto singolo, CROWN, che ha già ricevuto alcune reazioni molto positive – ho adorato lavorarci perché è stato diverso dalla gran parte delle mie altre canzoni, più aggressivo e provocatorio, ma anche scanzonato. Dopo CROWN, ho iniziato ad esplorare l'idea di incorporare questo sentimento di rabbia nelle mie canzoni; è un'emozione che prima avevo paura di mostrare.

Immagine di copertina ©Blackham Images; immagine nel testo ©Ingenious Design UK

Ultima modifica il Martedì, 03 Luglio 2018 19:13
Chiara Strazzulla

Nata in Sicilia, ha studiato a Roma e Pisa e vive a Cardiff, in Galles, dove lavora a un dottorato in Storia Antica e insegna latino. Autrice di prosa e teatro, è pubblicata in Italia da Einaudi Editore.

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