Partiamo dalla più grande delusione: Escape Plane 2 – Ritorno all’inferno. Per chi aveva apprezzato il primo capitolo ci sono margini di ripensamento. La trama di base è la solita. Sylvester Stallone è pagato per sperimentare la vulnerabilità delle carceri in cui si fa rinchiudere, in incognito. Lo avevamo visto incastrato con Arnold Schwarzenegger, isolato da colleghi e amici. Memorabili battute (su tutte “picchi come un vegetariano”) si alternavano a un clima generale di autoironia. Tutto si perde. I richiami alla trama rendono la sceneggiatura pretenziosa, appesantita da un’ostentazione delle nuove tecnologie capace di isolare il protagonista come anacronistica ombra di quello che rappresenterebbe. Molta confusione, troppi elementi messi insieme e la promessa di un terzo appuntamento. Il non senso ci può stare, purché non si prenda sul serio. Persino le arti orientali sembrano una giustificazione per chi ha finanziato la produzione…
Sempre un pezzo di Cina troviamo in Shark – Il primo squalo, dove una scoperta scientifica rivela come la Fossa delle Marianne sia ancora più profonda di quanto si pensi. Il fondo sarebbe infatti uno “strato di cielo” sotto l’acqua, che rinchiude il livello inferiore in un sistema chiuso, separato dal resto del mondo. Da lì evade il megalodonte, una creatura marina di oltre due milioni di anni fa. Jason Statham è chiamato a ignorare i suoi traumi del passato e immergersi per salvare la sua ex compagna. Già da qui si capisce cosa viene proposto al pubblico. Ci sono tutti i margini per divertirsi, senza pretese sulla qualità.
Di segno completamente diverso è Come ti divento bella!, commedia leggera su come una donna possa vedersi stupenda o orribile a seconda di quante volte ha battuto la testa sul muro. Lezioni morali su come dovremmo vivere, in piena scuola statunitense. Edulcorazione dei problemi sociali e la favola di come uscire da un piccolo ufficio in Chinatown, conquistando i propri sogni. Il politicamente scorretto è ovviamente politicamente corretto, ma in fondo dal trailer si capisce bene cosa si sta scegliendo nell’andare a vederlo. Qualche sorriso, nessuna idea geniale, neanche però grandi fastidi.
Decisamente più capace di soddisfare le aspettative è Ant-Man and The Wasp, dove troviamo i “grandi attori” prestati alla Marvel interagire con una galassia periferica, ma tra le più efficaci dell’universo derivato dal mondo dei fumetti. Il sequel migliora la già valida prova precedente e scorre con qualche increspatura (ormai abituale) nel confronto tra male e bene. Che poi tanto si rischia che tutto finisca per evaporare, no? (Se non la capite vuol dire che non seguite questo specifico mondo cinematografico).
Con più difficoltà troverete l’italiano The End? L’inferno fuori. Gli zombie sono arrivati a Roma e un poco simpatico uomo d’affari si ritrova rinchiuso in un ascensore ad affrontarli. Ci sono tutti gli elementi del genere: chi non si diverte è povero di spirito. Purtroppo avrebbe meritato maggiore promozione, ma si vedranno i risultati complessivi nell’immediato futuro. Vale la pena sostenerlo con un biglietto.
Infine, pare resistere nelle programmazioni il più datato Skycraper. Dwayne Johnson tiene i ponti con le mani e ignora qualsiasi regola del buon senso. Vi farà sentire dei bambini, o penserete come sia possibile buttare gli euro e i minuti in questo modo. Si torna al punto in cui si tratta di capire quanto si possono apprezzare film di genere, del tutto privi di qualsiasi ambizione universalistica. Non è il messaggio che conta, ma l’intrattenimento.
Visto il clima sociale e politico che si respira in Italia, provare ogni tanto a rifugiarsi in un cinema non fa comunque male…
Immagine ripresa liberamente da mymovies.it