Sabato, 20 Maggio 2017 00:00

Eymerich risorge: siate accorti

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Il ciclo di Eymerich è senza fine. I suoi romanzi possono essere letti più volte senza mai perdere il loro coinvolgimento emotivo. 

Rex tremendae maiestatis, uscito a novembre 2010, sembrava aver posto fine alle avventure dell'inquisitore più imponente nella storia della narrativa. In una vasta platea di lettori non si era mai spenta però la speranza di un ritorno del Magister di Gerona.
L'immagine di apertura è affidata ad un incompreso e frustrato personaggio del mondo accademico, conteso per le sue scoperte tra le tre principali forze in conflitto sul globo terrestre, in un presente distopico. Ritroviamo Marcus Frullifer dove lo avevamo lasciato, in attesa di essere torturato dalla fiamma ossidrica di Rosy, nelle mani della RACHE, sul fronte orientale il "frutto della coalizione di una miriade di formazioni islamiste".
 
Assieme a lui tornano numerosi protagonisti delle avventure precedenti, insieme ovviamente al domenicano lasciato in letto di morte sette anni fa. Lo sfondo storico è quello dell'Europa occidentale alla fine del XIV secolo, lacerata dai nascenti stati nazionali. Valerio Evangelisti è tra i pochi in grado di rendere giustizia ad una delle epoche più semplificate (non sempre felicemente) sul piano divulgativo. Restituisce una complessità sfuggente, dove eretici ed ortodossi si confondono, dimostrando il vuoto di categorie tese a stabilire chi siano "i buoni" e chi "i cattivi". Esistono le vittime.

La società umana nasce in teoria (si dice) per impedire una condizione di barbarie e sfruttamento indiscriminato, in cui dominano i più forti, a prescindere da qualsiasi principio di giustizia. La Chiesa di Eymerich è (nella sua testa) un baluardo di ragione e volontà, a difesa di chi accetta la vera fede, l'unica in grado di garantire l'ordine. Il problema nasce, non nel romanzo, ma nella vita, nel momento in cui ogni sistema viene affidato all'uomo, essere in cui convivono elementi irrazionali e pulsioni represse da ogni orizzonte escatologico che abbia la pretesa di proporsi come esaustivo.

L'inquisitore domenicano si erge come un campione del tomismo in grado di non dubitare mai della propria volontà, seguendo la via della razionalità e provando a svelare ogni inganno del demonio, celato in qualsiasi forma di misticismo e magia. Nella battaglia per affermare la dottrina dell'aquinate quale unica forma di fede, il Magister dovrà di nuovo affrontare un nemico dai contorni sfumati, attraversando le contraddizioni interne alla cristianità e alle sue comunità. Gregorio XI, impegnato a tornare Roma, ponendo fine alla cattività avignonese, convince Eymerich a rinunciare alla calma a cui l'inquisitore crede ormai di "avere diritto". L'intrigo da dipanare coinvolge la misteriosa setta ispirata a Valdo e la scandalosa alleanza della corona aragonese con frange eterodosse dello spiritualismo. Non mancheranno creature mostruose ed opere di apparente negromanzia. 

La fluidità del contesto storico emerge con grande chiarezza. La fede, specialmente nel Medioevo, è questione di potere. Le istanze pauperistiche non coincidono con una "giusta lotta". 
 
Per ricordare un episodio, verosimilmente avvenuto qualche decennio prima dell'ambientazione di questo nuovo romanzo, basta ricordare la fine dei poveri eremiti di Celestino, condannati da Bonifacio VIII solo dopo insistenti denunce da parte di un gruppo di francescani, tutt'altro che immuni dalla persecuzione di movimenti "concorrenziali". 
 
Ritroviamo Eymerich provato dall'età e con una più sensibile capacità di individuare "le sfumature della colpa", ma sempre inflessibile nella sua avversione per i frati minori. 
 
In futuri da lui "lontani lontani" risuonano gli echi dei misteri su cui si trova ad indagare, tra gesuiti convinti che il cattolicesimo sia "fede più elettrificazione" e memorie trascritte ritrovate tra i resti di una base lunare ormai abbandonata.
 
I flussi della narrazione si incrociano in modo incalzante, regalando uno dei più emozionanti capitoli del ciclo, di facile accesso anche per chi decidesse di iniziare a colmare una grave lacuna, accettando di conoscere Eymerich e sottoporsi al suo giudizio, confidando di trovarlo sufficientemente benevolo per l'età. 
 
L'inquisitore è tornato. Siate accorti. In una Chiesa che si rafforza epurandosi, non troverete alleati in grado di difendervi dalla sua furia.

Eymerich risorge, Mondadori, pp. 278, € 20,00

Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 15:29
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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