Come mai sempre lo stesso muro (anzi, pezzo di muro!) viene fotografato ogni anno sempre lo stesso giorno, addirittura alla stessa ora? Sfidando il ridicolo ("Commissario che fa, perde tempo a guardare il muro?" potrebbe dire il questore Bonetti-Alderighi) quei filmati e quel muro diventano un'ossessione per Montalbano. Non crede affatto che possa essere solo il frutto delle "pazzie" di un vecchio, ci deve essere qualcosa di più. Ma non capisce assolutamente cosa. Mentre è immerso in questi pensieri, anzi mentre si sta godendo qualche meritato giorno di pausa dal crimine un fatto di sangue scuote Vigata: un'irruzione armata nella scuola media del paese.
Montalbano è preso fra due fuochi: farsi sedurre dai misteri del tempo che fu o districare la matassa che il presente gli para davanti? Un bravo commissario non può che dar retta all'attualità: del resto il muro e i filmati sono stati fermi per decenni, resteranno lì ancora un po'!
Ecco servito il giallo della 3B! Per risolverlo dovrà anche ringiovanire: si troverà a interagire con una ventina di picciotti, di ragazzini, abituati a fare tantissime cose insieme e capaci di organizzare un incontro col testimone senza muoversi dal computer di casa. Dopo mille e mille peripezie Montalbano scoprirà il volto, il vero volto, degli aggressori, ma soprattutto si dovrà rendere conto che il mandante del tutto è semplicemente una vittima. Nel frattempo il commissario continua a pensare al muro. E da esso vengono fuori storie di famiglia, di una famiglia che non c'è più: storie di affetto incondizionato, di paure ed incertezze per il futuro.
La rete di protezione sembrano essere due racconti raccolti nello stesso volume: infatti le due storie si sviluppano parallelamente, senza incontrarsi mai (d'altronde i fatti di una sono accaduti a cinquant'anni di distanza dai fatti dell'altra vicenda). Solamente alla fine si scopre il fil rouge che lega un episodio all'altro, ossia quella rete di protezione che dà il titolo al romanzo: in entrambi i casi si è agito per necessità di proteggere qualcosa o, meglio, qualcuno. Magari anche sé stessi.