Quest’anno lo stand della Regione Sardegna al Salone del Libro ha reso omaggio, con conferenze, reading, proiezioni di film e riprese biografiche, a questo scrittore che dopo la sua morte, nel 1995, è stato in riscoperto a livello nazionale. Atzeni ha molti legami con il mondo del fumetto e della musica. In una delle conferenze dei giorni scorsi, ad esempio, Giancarlo Porcu e Lorenzo Macchiavelli hanno spiegato come Atzeni avesse inventato una tecnica narrativa che consisteva nel costruire delle storie sulla base di pezzi musicali, del loro ritmo e della loro struttura.
Ad un pezzo musicale, il Bolero di Ravel, racconta di essersi ispirato anche Gianni Tetti, scrittore di Sassari che ha presentato ieri il suo libro Mette pioggia, edito da Neo Edizioni. Di Sergio Atzeni ha finito per parlarne anche lui, spiegando come questo scrittore abbia inventato l’epica sarda. A questo proposito trascrivo qui un paragrafo tratto dalla quarta di copertina del libro Passavamo sulla terra leggeri di Atzeni, di cui sono riuscito a comprare, pochi minuti fa, l’ultimo numero rimasto al Salone: “Come un aedo, Atzeni regala al lettore una miriade di microstorie che immagina tramandate oralmente dai ‘Custodi del tempo’: la storia si mescola al racconto epico, al mito, alla leggenda, per narrare di un popolo antico, i S’ard, ‘danzatori delle stelle’ provenienti dall’Oriente, e approdati in un’isola bellissima, senza nome”.
Ma torniamo a Gianni Tetti e al suo Mette Pioggia. Il libro approda al Salone dopo un tour di reading che l’autore ha fatto in tutta Italia, e di cui ieri ha proposto dei lunghi stralci. In una Sassari funestata dal caldo e dallo scirocco, tutti aspettano una pioggia salvifica che sembra non arrivare mai. Intanto intorno ai personaggi succede qualcosa che assomiglia alla fine del mondo, ma tutti, a Sassari, sono distratti e non se ne accorgono. Il libro non l’ho ancora letto e quindi non posso raccontarvi di più. Ma quel qualcosa di impercettibile che scatta quando si decide di comprare un libro, per Mette pioggia è già scattato, e il libro lo andrò a comprare allo stand dei NEI – i Nuovi editori indipendenti, un gruppo di editori che vi invito a scoprire uno per uno, di cui Neo Edizioni fa parte, insieme ad altri cinque editori – non appena dalla sala stampa scenderò di nuovo a farmi un giro per il Salone.
Una festa a Vanchiglia, un indirizzo a Lisbona e un altro editore da raccontare
Ieri c’è stata la festa dei NEI, in un locale nel quartiere di Vanchiglia, è lì che li ho conosciuti; oggi non credo che ci sarà qualcosa di simile, visto che è tempo di smobilitare e di organizzarsi per andare via. In attesa di capire cosa farò della mia ultima serata torinese però un altro editore che ho conosciuto e mi è piaciuto molto provo a raccontarvelo, sia pur brevemente.
Edizioni Ensemble è un editore di Roma ed io l’ho conosciuto grazie alla mia amica Maria Cristina Mannocchi, che è anche l’autrice di uno dei libri di Ensemble. Qualche giorno fa sono stato incaricato da Maria Cristina di prendere qui al Salone una copia del suo libro, Tempeste e approdi, e portarla in Rua da Rosa 14, Bairro Alto, Lisbona. Se qualcuno è curioso e si troverà a passare da quelle parti tra qualche giorno potrà controllare se avrò eseguito il mio compito: lì, chissà, magari ci si potrà sedere a un tavolino, bere qualcosa e sfogliare questo libro che “traghetta il lettore in un viaggio attraverso la letteratura in cui il mare, elemento naturale vitalistico e temibile carico di significati simbolici, è assoluto protagonista”.
Ma Edizioni Ensemble ha nel suo catalogo molti altri libri interessanti, davvero tanti se si pensa che è una casa editrice nata a tutti gli effetti solo due anni fa, nel 2013. Una delle collane, Pongo, è rivolta ai bambini, e poi c’è una collana di saggistica, che ha la particolarità di avere tutte le copertine disegnate a mano da artisti italiani. Di questa collana vi segnalo soprattutto Racconti di bicicletta. Il ciclismo nella letteratura italiana del Novecento di Vittorio Pessini e poi Tu prova ad avere un’idea. Ripensando De André e Gaber, di autori vari.
Una collana di cui Ensemble va particolarmente orgogliosa si chiama Transculturazione. Il titolo della collana è ispirato ad un’opera di Armando Gnisci, che ha coniato la stessa parola ‘transculturazione’, che vuole il superamento dell’intercultura: le culture non si devono intrecciare ma si devono sovrapporre; devono rimanere entrambe forti, incontrandosi si devono prendere per mano, non diventare l’una succube dell’altra.
Un’altra collana interessante è Erranze. Questo nome che dà il senso di movimento, raccoglie una serie di opere poetiche che hanno un valore universale, leggibili in Italia, come in Europa, in America, in Africa o altrove. “Nella poesia crediamo fortemente, siamo una delle poche case editrici italiane che continuano a crederci, con competenza e coraggio, nonostante le difficoltà” mi hanno detto i ragazzi di Ensamble in un’intervista improvvisata.
“Kamau Brathwaite, uno dei maggiori poeti caraibici , rappresenta in qualche modo un ponte tra le due collane Transculturazioene ed Erranze” aggiungono, “perché lui è al tempo stesso scrittore caraibico e scrittore americano, senza che le due culture si scontrino e l’una indebolisca l’altra. Ha vinto il Robert Frost Medal in America quest’anno, che è il corrispettivo del Pulitzer per la poesia e siamo gli unici ad averlo pubblicato in Italia.”
“Un altro autore importante della casa editrice è Gëzim Hajdari, un poeta albanese che ha già avuto un successo notevole perché è una persona straordinaria lui e lo è anche la sua opera, di conseguenza. È un poeta riconosciuto a livello internazionale. Il primo scrittore migrante italiano. Scrive contemporaneamente italiano e albanese, ed è stata questa una novità nel nostro pese. Poi c’è stato il caso di Amara Lakhous, ad esempio, pubblicata da Edizioni e/o ma il primo in assoluto è stato Gëzim Hajdari.”
Allo stand di Ensemble ho incontrato anche un loro autore. È un avvocato di Avellino, Claudio Sara, ed ha scritto per Ensamble un legal thriller che si intitola Il seme del dubbio. È l’autore stesso a raccontarmi la trama del suo libro.
Ad Avellino, negli anni ’50, un soldato che ha preso una camera in affitto è accusato dai suoi affittuari di aver violentato la loro figlia, una ragazzina di 14 anni , approfittando della loro assenza. L’uomo decide di sposare la ragazza perché la legislazione dell’epoca prevedeva il matrimonio riparatore, il violentatore che sposava la vittima cioè faceva estinguere il reato. Cosa che accade. Il presunto violentatore però a un certo punto ottiene dalla Sacra Rota l’annullamento del matrimonio perché c’è stato un vizio nel consenso. In questo modo si apre di nuovo per il padre della ragazza la possibilità di far partire un processo per la violenza carnale subita dalla figlia.
L’avvocato, sia pure molto esperto, rimane coinvolto psicologicamente perché si tratta di un reato abietto, raccapricciante. Allo stesso tempo però comincia a dubitare e comincia a pensare che forse non gli è stato detto il vero, o almeno tutto il vero, e che tutto potesse addirittura essere stato, come invece sostiene l’avvocato dell’imputato, un complotto, una macchinazione per far sì che questo soldato sposasse la ragazzina.
Il cliente dell'avvocato, mi fa ancora notare Claudio Sara, è il papà della ragazza. All'epoca la donna era vista sullo sfondo e i protagonisti della vicenda sono sempre gli altri. E la stessa legge sul matrimonio riparatore, che è stata abrogata dal nostro ordinamento solo nel 1981, risentiva dei retaggi di anni e anni di maschilismo.