Ogni volta che da bambino guardavo Mary Poppins (1964) la battuta che più mi rimaneva in mente era sempre quella dello spazzacamino Bert, che dice ai bambini (i quali hanno appena provocato un panico finanziario): «Voi avete la mamma che si occupa di voi, e Mary Poppins, e l’agente Jones, e me. Chi si occupa di vostro padre, ditemelo un po’. Quando gli accade qualcosa di brutto che cosa fa? Deve sbrigarsela da solo. A chi può raccontarlo? A nessuno. E a casa non parla dei suoi guai. Lui continua a fare il suo lavoro, senza lamentarsi, solo e silenzioso». Forse era perché mio padre lavorava in banca come George Banks, e gli assomigliava perfino fisicamente, e in effetti non gli avevo mai sentito proferire uno sfogo per motivi di lavoro.
di Dmitrij Palagi e Silvia D'Amato Avanzi
In un effetto speciale forse naïf ma suggestivo nella semplicità della metafora, veli neri ricoprono la città ad indicare che il mago oscuro Grindelwald chiama a raccolta i suoi sostenitori. La lettura politica più evidente rappresenta forse un limite di questo secondo capitolo di Animali fantastici – I crimini di Grindelwald. Sicuramente il film si sviluppa in una maniera maggiormente convincente rispetto al precedente episodio, lasciando spazio a una sceneggiatura sviluppata a prescindere dalle narrazioni già note al pubblico (e anche dall’elenco degli animali offerti dalle nuove tecnologie).
Si è da poco conclusa la seconda stagione di The Deuce - La via del porno. A crearla David Simon e Geroge Pelecanos, nomi noti a chiunque abbia avuto il privilegio di guardare The Wire.
L'uomo che uccise Don Chisciotte ****
Qui il resoconto dell'incontro con Terry Gilliam al Wired Next Festival di Firenze
Esultate, ma non fate come qualcuno che si è affacciato troppo al balcone (non sto parlando di Di Maio). Rischiate di farvi male.Finalmente arriva nelle sale del Belpaese il Don Chisciotte di Terry Gilliam.Come premesso, questo non è un film come gli altri. È un'opera mitologica come il Minotauro. E infatti la storia inizia con la voce narrante di Gilliam che ironizza sui 25 anni di controversie.
Sulla mia pelle ***1/2
Questo pezzo è dedicato alla memoria di Stefano Cucchi. Un ringraziamento va anche al coraggio di Ilaria Cucchi per tutto ciò che sta facendo per il popolo italiano.
Il problema del consumo cinematografico, in termini di offerta, ritorna ciclicamente in Italia, tutte le estati. Con l’avvicinarsi di settembre la situazione pare effettivamente sbloccarsi, così come le giornate delle anteprime (nell’ambito del programma CinemaDays) hanno rappresentato il tentativo di integrare gli abituali schermi a cielo aperto.
Senza pretesa di grandi recensioni, sperando di fare cosa utile, si tenta qui uno sguardo complessivo sull’offerta attuale, ben sapendo come il nuovo Mission: Impossible (uscita in Italia il 29 agosto, oggi) rappresenti una novità importante, almeno in termini di botteghino.
Prima la notte del giudizio!
Dopo la trilogia ecco il prequel. La prima notte del giudizio è un film inadatto per chi ha gusti raffinati.
La quarta pellicola di questo microuniverso narrativo aggiunge ancora meno di quanto avevano fatto i due sequel. Non c’è bisogno di sperimentare o di avere coraggio: l’idea vincente (più per il mercato che per la critica) deve essere spremuta fino alla fine, non ci sono le condizioni per adattarsi a cambiamenti significativi.
Lui, loro e gli italiani: la somma inconscia del berlusconismo secondo Sorrentino
2008. Passò da Cannes e poi in sala un film italiano destinato a diventare uno dei migliori film di Paolo Sorrentino (insieme a Le conseguenze dell'amore). Sto parlando de Il divo. Al centro del film c'era Toni Servillo con il suo Giulio Andreotti. In quell'opera c'era una piccola scena che era il fulcro della pellicola.
L’horror è roba da ragazze
“Nessuno dei miei film preferiti è di genere horror, eppure il mio genere preferito da guardare è l’horror”, commenta un lettore sotto un articolo del Guardian sull’ascesa del post-horror. Per chi scrive è lo stesso: che si tratti di scegliere il film per la serata a casa o per l’uscita al cinema con gli amici, il peggior horror sarà sempre preferibile ad una pellicola mediocre o un salto nel vuoto di qualsiasi altro genere. Forse anche perché, pur nella varietà di storie, di stili, di “mostri” umani o meno e di metafore da essi incarnate, gli horror dimostrano generalmente meno pretese dei film loro coevi in altri generi, lasciando apprezzare maggiormente i propri punti di forza.
Se la teoria critica incontra il cinema: una recensione de "Il Giovane Marx"
[Premetto: non sono un’esperta di critica cinematografica, lascio quindi a voi le valutazioni tecniche; qui mi limito a un commento “naïf” sulla trama e sul suo significato]
Vedi il trailer qui.
Di film biografici ne esistono a bizzeffe, su personaggi di ogni sorta, ma - nonostante l’importanza di Karl Marx per la storia del pensiero - quasi nessuno si era ancora cimentato nel trasporre la sua vita sul grande schermo.
Il primo non sovietico a tentare quest’impresa fu Rossellini, che però morì prima di terminare la stesura della sceneggiatura. A riprendere in mano quest’impresa e a colmare questa grossa lacuna ci ha pensato il registra Haitiano Raoul Peck, un autore decisamente interessante e dal passato particolare: famoso al grande pubblico per il documentario candidato all’Oscar I Am Not Your Negro, Peck è vissuto tra Zaire, USA, Francia e Berlino e tra il 1995 e il 1997 ha ottenuto l’incarico di ministro della cultura di Haiti sotto il ministro dell’OLP Rosny Smarth.
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