Il sesso per denaro è il principale filo d’unione delle diverse trame, anche se inserito in un contesto ben più ampio: dietro i soldi c’è la criminalità organizzata, perché il mercato è fondato sullo sfruttamento e alla politica è sufficiente incassare una fetta della torta. Mafia, droga, riqualificazione urbana, speculazione edilizia, riciclaggio, riscatto delle donne, lotta per i diritti da parte degli omosessuali: nella prospettiva di chi vive quotidianamente per le strade, servendo da bere dietro a un bancone, o subendo la violenza degli sfruttatori. Si fa largo nel frattempo un nuovo sviluppo per la cinematografia a luci rosse, aprendo nuove strade al genere femminile, comunque condannato a lottare con una società maschilista e misogina.
A questo giro gli episodi sono 9 (anziché 8), con un finale di stagione di poco più lungo delle altre puntate, di circa un’ora. Ritroviamo James Franco nel duplice ruolo dei due fratelli legati, ma diversi: uno con sempre maggiori responsabilità rispetto ai locali che gestisce, l’altro continuamente in fuga da ogni responsabilità. Maggie Gyllenhaal, lontana dalla strada, lavora ormai dietro la cinepresa a luci russe, mentre Jamie Neumann ritorna come attivista a favore dei diritti delle lavoratrici di strada. La ricca galassia di personaggi è al completo, in un concerto dove tutto si incastra senza deludere.
Poca retorica, molta tecnica, scrittura convincente, buona recitazione, dettagli curati e colonna sonora all’altezza. Il The Guardian ha scelto di regalare alla serie una recensione per ogni puntata (vedi qui).
La terza stagione dovrebbe essere l’ultima, arriverà nel 2019. È chiaro come l’interesse prevalente possa essere dato da quel clima di maliziosa curiosità in cui induce la società, anche tra i più emancipati. Chi scrive non ha gli elementi per poter contribuire a una lettura femminista dell’operazione: se con lo scorrere delle puntate la proposta si fa più pesante, la proposta televisiva rimane convincente. Nessun elemento appare gratuito e ci sono tutti gli elementi per una riflessione critica delle società in cui viviamo. Moraliste e pronte a chiudere entrambi gli occhi di fronte al profitto, purché tutto avvenga distante dalla quotidianità.
La regia è affidata a otto persone, di cui sette donne, mentre tre sono le co-sceneggiatrici in un totale di nove.
Una bella cosa da guardare, di quelle a cui ci ha abituato David Simon.