Il ginevrino si ispirò ai tanti gabinetti culturali diffusi in Europa, che sicuramente aveva frequentato durante i suoi soggiorni all’estero: non si trattava di semplici biblioteche ma di centri culturali adibiti all’approfondimento di tematiche socio-politiche, tra le quali a Firenze fu particolare fin dall’inizio l’interesse per le migliorie agricole, intese come miglioramento di un’intera struttura sociale.
Il modello socio-politico cui poi si sarebbero rivolti gli uomini della sua cerchia fu infatti l’Inghilterra, vista come il paese (quasi mitizzato) che racchiudeva libertà politica, culturale e religiosa. Il Manifesto di apertura, del 9 dicembre 1819, informava che il direttore metteva a disposizione degli associati una ricca collezione di periodici, giornali e una biblioteca. Dopo un elogio della cultura e dell’arte che si trovavano a Firenze, il Manifesto continuava affermando che con la creazione di un istituto adibito alla raccolta di libri e non solo, gli stranieri si sarebbero trattenuti ancora più volentieri nel capoluogo toscano: “forse per più lungo tempo, e con maggior profitto per loro e per gli abitanti della bella Firenze [i viaggiatori] vi soggiornerebbero, se trovassero un pubblico stabilimento che riunisse gli scritti periodici i più interessanti, tanto d’Italia che d’oltre mare ed oltre monte, onde attingere le notizie dirette della patria, a tutti carissima, non meno che dei progressi delle Scienze e delle Arti, il perfezionamento delle quali è lo scopo dei loro lunghi e dispendiosi viaggi.” Infatti, furono molti gli associati stranieri al Gabinetto Vieusseux.
Nel 1822 nacque la biblioteca circolante affiancata al Gabinetto, con opere destinate al prestito a domicilio; i testi erano spesso opportunamente scelti da Vieusseux in base alle discipline che erano allora considerate più educative. Tra il 1840 e il 1850 il Gabinetto funzionava a pieno regime. Lo ‘stabilimento’, come venne chiamato nel Manifesto del 1819, era diviso in due strutture: il Gabinetto di lettura e la Biblioteca circolante. Interessante notare che ognuna delle due strutture aveva prezzi e abbonati distinti: non era necessario, per chi volesse prendere in prestito un libro, iscriversi anche al Gabinetto di lettura e viceversa. Il Gabinetto Vieusseux svolse così un ruolo fondamentale per la città di Firenze, poiché aprì le porte a tanti personaggi di spicco europei. Alla morte di Vieusseux, nel 1863, dopo oltre quaranta anni di attività, il Gabinetto poteva vantare un patrimonio di circa 300 periodici, 270 opere di consultazione e oltre 11.000 volumi della biblioteca circolante.
Complessivamente, nel primo quarantennio di attività, il Gabinetto ebbe circa 30.000 associazioni, provenienti prevalentemente da viaggiatori stranieri, tra cui spiccano i nomi di Schopenhauer, Stendhal e Dostoevskij. Per gli uomini della cerchia del Vieusseux era di fondamentale importanza l’agricoltura, che aveva un “valore sociale e quasi religioso”. Altro importantissimo campo d’interesse della cerchia del Vieusseux furono gli asili infantili, di cui si iniziò a promuovere la fondazione a Firenze grazie all’attività del conte Piero Guicciardini.
Il gruppo dell’”Antologia” (rivista storica del Gabinetto che uscì dal 1821 al 1834) era unito da ideali liberali in politica e da intenti di riforma in campo religioso. Lo storico Giorgio Spini sostenne addirittura che nel primo ‘800 fiorentino convivessero due governi: quello granducale e quello ‘ombra’ di grandi liberali come Lambruschini, Ridolfi, Ricasoli, Guicciardini, raccolti intorno a Vieusseux. Nel 1864, a un anno dalla scomparsa del ginevrino, il Gabinetto fu definito un luogo di aggregazione per “il fiore dei dotti d’ogni nazione”.
Il Gabinetto Vieusseux, con la sua biblioteca e il suo archivio, è ancora oggi attivo con sede in Piazza Strozzi a Firenze.
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