Proprio quest’ultimo, voce forte e qualificata all’interno del quadro siciliano si è schierato fermamente verso il diniego alla soluzione petrolifera. È importantissimo secondo il dirigente difendere la biodiversità del canale di Sicilia, i cosiddetti Banchi del Canale, i relitti antichi e non, testimoni della storia dell’umanità, che in questo specchio di mare giacciono e che rischiano con i nuovi lavori del colosso petrolifero, di perdersi per sempre.
Il convegno e l’inaugurazione successiva della mostra, giornata importante non solo per la collettività locale ma anche per l’intero territorio sopradescritto, il tutto svolto lo scorso 18 Dicembre ha rimarcato più volte all’interno degli svariati interventi succedutisi che il mare è un bene collettivo. Esso deve essere una risorsa di cultura, di turismo, e non petrolifera. Molti dei relatori (IBAM-CNR, il Dipartimento di Geologia marina dell’Università di Palermo, lo stesso Prof. Tusa) hanno sottolineato l’importanza della tutela e salvaguardia della risorsa marina. È stato anche questo il senso della giornata del 18 Dicembre scorso; affermare che tramite il mare, le sue risorse ci possa essere per il presente e soprattutto per il futuro il riscatto di un’intera comunità.
I recuperi effettuati durante la campagna di scavo estiva hanno visto l’attenzione su un luogo, la cosiddetta Rocca di S.Nicola, sito di grandissimo interesse naturalistico e paesaggistico e dulcis in fundo, come hanno dimostrato le ricerche subacquee, di rilevanza archeologica.
Possiamo immaginare un futuro di ricerche di tutela di valorizzazione all’interno di un contesto il quale vedrebbe l’impattante immagine delle Trivelle? Possiamo immaginare che i presunti relitti (qui fu combattuta la colossale battaglia di Capo Ecnomo del 256 a.C., all’interno della I guerra punica) celati dalle profondità del mare di questo remoto angolo di Sicilia siano preservati, tutelati e resi alla collettività, unica padrona delle politiche territoriali?
Domande scomode, domande forse senza risposta. La certezza rimane in quello che la natura e la “sedimentazione” storica hanno lasciato, non solo su questa terra, ma su tutti quei territori culle di grandi civiltà e popoli.
L’iniziativa promossa a Licata va pienamente nella direzione dell’articolo 9 della nostra Costituzione. La Repubblica promuove, o forse dovrebbe, promuovere la cultura e la ricerca scientifica, tutelare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico. Negli anni professionisti, tecnici e amministratori si sono posti il quesito più volte; la risposta arrivata è andata in direzione opposta: lo Sblocca-Italia e tutto ciò che ne consegue.
I territori non si vendono e non si svendono, il rispetto di chi li abita resta uno dei paradigmi delle lotte che devono contraddistinguere una comunità.
La Sicilia prova a rispondere, sarà complicato ma provarci è un diritto. Per la nostra terra, per il nostro mare, per i nostri figli.