Roberto Capizzi

Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

Tensione nuovamente alta nell'Asia del Nord-Est dopo che la Corea del Nord ha effettuato, alle ore 7,34 del 6 marzo, il lancio simultaneo di 4 missili balistici, partiti dalla regione nord-orientale di Tongchang-ri, verso le acque nipponiche. Tre dei quattro missili avrebbero percorso circa 1000 chilometri per cadere tra i 300 ed i 350 chiloetri ad ovest della penisola di Oga nella Prefettura di Akita e dunque all'interno della Zona Economica Esclusiva di Tokyo.
“Una nuova chiara minaccia verso il Giappone” la prima dichiarazione del capo dell'esecutivo nipponico rilasciata poco prima della convocazione del Consiglio Nazionale per la Sicurezza durante il quale sono state date “istruzioni al fine di essere accuratamente preparati e per mantenere una vigilanza elevata […] in stretto coordinamento con i Paesi interessati, compresi gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea”.

Il colosso Toshiba starebbe valutando la bancarotta per la controllata Westinghouse Electric, società statunitense operante nel nucleare (fortemente in perdita) mentre quasi certa è la prossima vendita del settore chip proprio per mettere una pezza rispetto alle gigantesche perdite subite oltreoceano.
Cifre più rosee invece per Toyota. Il colosso automobilistico ha ricevuto, a rivelarlo sono dati del governo, oltre 94 miliardi di sconti fiscali nel 2015 per i profitti reinvestiti in ricerca e sviluppo. La società ha ricevuto, dal ritorno di Abe al governo e della sua politica fiscale particolarmente generosa verso le grandi aziende, oltre 322 miliardi di yen in sconti fiscali.
Il report sulla fiscalità, illustrato in parlamento dal ministro delle Finanze, ha mostrato come nel 2015 i mancanti introiti fiscali per la diversa tassazione degli utili investiti in ricerca e svilluppo ammontino a 615,8 miliardi di yen. L'89,3% di questo beneficio è stato appannaggio delle grandi aziende.

Domenica, 26 Febbraio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #174 – Nei guai Akie Abe

Il dialogo per un accordo commerciale bilaterale tra Stati Uniti e Giappone dovrebbe partire in aprile secondo quanto affermato dal vicepremier nonché ministro delle Finanze nipponico Taro Aso. “Vogliamo iniziare un dialogo sulla totalità dei temi, quindi anche su investimenti in infrastrutture, energia e commercio” ha detto Aso. L'accordo bilaterale si rende necessario, secondo l'esecutivo di Tokyo, dopo che - in uno dei suoi primi atti da massimo rappresentante degli Stati Uniti - Donald Trump ha firmato il decreto certificante la morte del trattato commerciale per l'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese) sul quale il governo nipponico si era fortemente impegnato sul fronte politico e diplomatico.

Scissioni e soldi, politica e patrimonio, quel patrimonio necessario a svolgere l'attività politica, sono indissolubilmente legati: anche in epoca di “partiti liquidi” (che poi una volta si chiamavano “comitati elettorali”) e “movimenti” (parola salvifica per designare i partiti togliendoli quella che viene da molti percepita come la “puzza” del '900).
In questi giorni di frenetica attività dentro e fuori il PD, proprio per approfondire nello specifico questo tema e mettere qualche elemento di certezza, abbiamo sentito Gabriele Maestri, cultore del diritto dei partiti, collaboratore dell'Università di Parma, giornalista pubblicista (cura il blog isimbolidelladiscordia.it) nonché autore di due testi per “drogati” di politica: I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti (Giuffrè, 2012) e Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male (Aracne, 2014)

“Siamo impegnati nella difesa del Giappone”, con queste chiare parole il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sgombrato il campo, almeno per adesso, circa un possibile disimpegno di truppe a stelle e strisce dall'Arcipelago. “L'alleanza Stati Uniti-Giappone è la pietra angolare della pace e della stabilità nella regione del Pacifico. E' importante per entrambe le nazioni che si continui ad investire con forza nell'alleanza al fine di accrescere la nostra difesa” ha infatti affermato Trump il 10 febbraio durante la conferenza stampa congiunta in occasione della visita del premier Abe negli USA.
Per parte sua Abe, oltre ad un profluvio di frasi di circostanza, ha confermato che la ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko è “l'unica soluzione”.
Dopo il rischio di una collisione tra due velivoli, uno statunitense e l'altro cinese, che ha costretto il Presidente statunitense ad una telefonata con l'omologo cinese Xi volta ad abbassare la tensione (Xi ha apprezzato l'affermazione della politica di “una Cina” da parte degli States), durante la visita del premier edochiano a Washington si è voluto togliere ogni dubbio sul coinvolgimento, che proseguirà, degli Stati Uniti nelle vicende che interessano il Mar Cinese Meridionale.

Dopo la buona notizia dei soldi giunti da Roma e fatta vivere qualche giorno prima con una conferenza esplicativa, visite guidate al teatro e la proiezione di Ridendo e Scherzando, omaggio di Silvia e Paola Scola al padre ed al genio (tutte iniziative che ci dicono di un teatro aperto alla città e quindi pienamente utile), il Così fan tutte è più allegro.

Con le musiche di Mozart e il libretto di Lorenzo da Ponte (con gli accenni più misogini del Sannazzaro) resi nella regia del compianto Scola (ripresa da Marco Scola Di Mambro) la scuola degli amanti si svolge con limpidezza nell'importante e ricco allestimento (forse un filo rumoroso da spostare nei cambi di ambientazione) del Regio di Torino (utilizzato per la produzione del 2003, debutto di Scola alla regia lirica) e nelle scene di Luciano Riccieri trasportandoci - aiutati da costumi veramente splendidi - in quel finire del '700 lasciandoci in bocca un po' di quel pastoso caffè greco allora così di moda tra le élite.
E tra il nero del caffè e l'azzurro del mare il Così fan tutte si mostra per ciò che è: un turbinio di travestimenti e di camuffamenti identitari condito persino da uno scambio di sposi, quasi a dire che in fondo non soltanto la fedeltà ma lo stesso amore non sia poi questa gran cosa e che con estrema facilità la sognata propria metà diventa sostituibile (in Mozart e Da Ponte, nella vita è altra storia).
In questa Prima, sicura e senza sbavature è stata la direzione dell'inglese Webb (anche al pianoforte per i recitativi) e grande vivacità è stata resa dalle protagoniste femminili Ekaterina Bakanova (Fioridiligi, soprano) e Raffaella Lupinacci (Dorabella, soprano) magnifiche rispettivamente nella 14° e nella 28° aria in un'opera che chiede a chi la recita di piegarsi alla complessità dello spartito tra i saliscendi generati dal molto recitativo, dai momenti collettivi (a diverso numero di voci) e, per l'appunto, dalle prove individuali.
E bravissima è stata Despina (Barbara Bargnesi, Soprano) che a 228 anni di distanza dalla prima rappresentazione ci fa ancora ridere nelle sue vesti di finto notaio, finto medico e vera cameriera mostrando anch'essa - con un pizzico di disprezzo di classe per le due nobildonne - la propria dottrina di vita (“due ne perdete.Vi restan tutti gli altri”).
Attivi e valenti i due sposi promessi e finti ufficiali albanesi (nonché finti suicidi) Michele Patti (Guglielmo, baritono) e Blagoj Nacoski (Ferrando, tenore): l'applausometro del Carlo Felice ha impercettibilmente premiato più il primo.
Menzione speciale per Daniele Antonangeli che ha magistralmente reso il cinico Don Alfonso (basso), vincitore sì, ma di un'amara vittoria. Una vittoria da philosophe val bene una sconfitta da uomo che forse un giorno sognò anch'egli l'amore puro? Per Mozart sembrerebbe di sì.

E così portati sin dall'attacco dell'opera (quel a tutti noto “la mia Dorabella...”) fino alla morale del prendere “con buon verso” la vita siamo propensi a dare ragione a Don Alfonso ed alla sua filosofia da cento zecchini: almeno per una sera.

Nella foto Fiordiligi (Ekaterina Bakanova) e Dorabella (Raffaella Lupinacci). Foto Marcello Orselli - Teatro Carlo Felice

La bocciatura, avvenuta l'8 febbraio, della delibera di giunta, promossa dal sindaco di Genova Marco Doria, per avviare la fusione tra la municipalizzata che si occupa di spazzamento e smaltimento dei rifiuti (l'Amiu) con Iren, la multiutility che si occupa di rifiuti già a Parma (che della società è secondo azionista) e che ha nel comune di Genova uno degli azionisti principali apre problemi importanti e riflessioni non di poco conto.

Anche se non è da escludersi un futuro aumento delle spese militari nipponiche connesse alla presenza nordamericana nel Sol Levante (eventualità per ora respinta da Mattis) appare oramai chiaro che le ultime speranze riposte dal Governatore di Okinawa Takeshi Onaga affinché si bloccasse la ricollocazione della base di Ginowan a Nago sono del tutto sfumate.
Lo spostamento “è l'unica soluzione” ha infatti affermato il Segretario alla Difesa a stelle strisce nella sua visita a Tokyo. Stesse identiche parole sono arrivate da Shinzo Abe durante una riunione di maggioranza tenutasi il sei febbraio.
Onaga aveva provato a premere, l'ultima volta lo scorso 31 gennaio durante una visita negli States, nella quale aveva incontrato 12 parlamentari statunitensi, affinché si aprisse lo spiraglio di un ripensamento.

Il gigante industriale Toshiba ha deciso la scorsa settimana per lo spin off delle proprie attività nel settore dei chip per compensare le perdite maturate nel nucleare negli Stati Uniti ed è alla ricerca di capitali. Il 27 gennaio è stata infatti decisa la vendita di una quota, non ancora definita ma secondo voci intorno al 20%, di tale ramo industriale. “Faremo tutto ciò che andrà fatto” ha dichiarato l'AD Satoshi Tsunakawa.

Venerdì, 03 Febbraio 2017 00:00

Viareggio e la politica

Sulla vicenda processuale altri che l'hanno seguita diranno meglio. Qui, svolgendo un lavoro più semplice, ma forse poco praticato, vorremmo soffermarci sulla riflessione.

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