Su quest'ultimo punto immediati sono stati i contatti tra il titolare degli Esteri nipponico, Fumio Kishida, con Rex Tillerson e Yun Byung-se, omologhi rispettivamente di Stati Uniti e Corea del Sud.
“Una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che non possiamo tollerare” ha aggiunto Abe.
“Il Ministero e le Forze di Autodifesa sono impegnate nella raccolta di informazioni ed analisi nonché nella sorveglianza” si legge nel consueto commento rilasciato da Tomomi Inada cui è seguito una videoconferenza tra la stessa ed il Segretario alla Difesa statunitense James Mattis.
“La Cina si oppone a questi lanci che violano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. La Cina ha anche preso atto delle esercitazioni militari in corso tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea che potrebbero interessare la Corea del Nord. Nelle attuali circostanze, tutte le parti interessate devono dar prova di moderazione astenendosi da qualsiasi azione di provocazione che aumenti le tensioni nella regione” ha precisato il Portavoce degli Esteri di Pechino, uno dei pochissimi Paesi che intrattiene relazioni economiche con la RPDC, Geng Shuang, il quale ha però anche ribadito la fermissima opposizione cinese al dispiegamento da parte di Stati Uniti, Repubblica di Corea e Giappone del sistema di difesa antimissilistica THAAD il quale rappresenta nei fatti una possibile minaccia anche verso la RPC.
La RPC mantiene comunque uno stabile contatto tramite il proprio Rappresentante Speciale per la Penisola Coreana, l'ambasciatore Wu Dawei, con il Ministero degli Esteri di Tokyo. Immediata anche la condanna dell'ONU, organismo che ha nei fatti poca possibilità nel frenare le iniziative nordcoreane essendo il livello delle sanzioni non ulteriormente innalzabile (se non su aspetti marginali che, come dimostrato dalle precedenti sanzioni, non freneranno Pyongyang da nuove operazioni).
Scontata anche la consueta condanna del Consiglio di Sicurezza riunitosi l'otto marzo nonché del Segretario Generale, Antonio Guterres, il quale "si appella nuovamente alla leadership della Corea del Nord affinché si astenga da ulteriori provocazioni e torni al rispetto pieno dei propri obblighi internazionali”.
Per parte sua la Corea del Nord ha messo in relazione il test - a quanto emergerebbe di un nuovo modello di missile - in relazione alla modernizzazione del sistema missilistico stanunitense (in particolare tramite i missili balistici Trident-2 D-5 testati dagli USA in febbraio) nonché all'annunciato aumento delle spese militari da parte della superpotenza. Pur astenendosi dal commentare eventuali altre motivazioni nordocreane la ministra della Difesa di Tokyo ha sostenuto che “è possibile che il lancio sia una reazione alle esercitazioni congiunte USA-RdC”.
Intanto, andando incontro alle richieste statunitensi il budget per la difesa del Sol Levante dovrebbe aumentare fino all'un per cento. Ad annunciarlo - in risposta ad una interrogazione di Toranosuke Katayama, co-presidente di Nippon ishin no kai - era stato lo stesso premier.
Nell'ambito della collaborazione militare USA-Giappone, peraltro, secondo quanto riportato dal periodico comunista Akhata lo scorso 28 febbraio, le forze armate stanutensi potrebbero rivolgersi a ditte private e dunque utilizzare lavoratori civili per il trasporto all'interno del Giappone di armi e munizioni.
Mentre ad Okinawa il Presidente del Partito Comunista Shii dopo aver incontrato i sindaci di Nago e Naha ed il Governatore Takeshi Onaga ha dichiarato che proverà a coinvolgere gli altri partiti dell'opposizione affinché si arrivi ad una comune posizione anche su questo tema (contrari al ricollocamento della base di Ginowan sono i socialdemocratici ma non la principale forza dell'opposizione, il PDG).
Un fronte in meno per il Giappone sarà quello africano, il 10 marzo è stato infatti deciso il ritiro delle forze di terra delle FA dislocate dal 2012 in Sudan del Sud. La missione di peacekeeping aveva suscitato fortissime proteste nel Sol Levante a causa del perdurante stato del conflitto tra forze governative e ribelli: una situazione che, a norma di legge, faceva venir meno la possibilità di una permanenza delle FA nel Paese (anche se la motivazione adottata dall'esecutivo non è stata questa).
Sul fronte dei confini, intanto, 148 isole periferiche, collocate quasi tutte in aree di latente conflitto con la Cina, saranno designate come “isole di confine abitate e periferiche” da un atto del governo che ha l'obiettivo di rafforzare la propria presenza ed evitare possibili violazioni dei diritti sovrani del Sol Levante. Il progetto prevede misure volte ad incentivare lo staziamento di cittadini giapponesi nelle isole ultraperiferiche dell'arcipelago. Le nuove linee guida, secondo fonti stampa, saranno presentate dal primo ministro in aprile.
In ambito politico, dopo mesi di discussione, domenica scorsa il Partito Liberal-Democratico ha approvato le modifiche statutarie che consentiranno a Shinzo Abe di poter concorrere e, per come stanno le cose, vincere per un terzo mandato (della durata di 3 anni) alla presidenza del partito. Per l'automatismo ingeneratosi circa la corrispondenza tra la leaderiship del partito di maggioranza e la guida del governo, in caso di vittoria elettorale Abe potrebbe dunque superare il precedente record di Eisaku Sato (che fu alla guida del Giappone dal 1964 al 1972).
Sulla spinosissima questione della ricollocazione del mercato del pesce di Tsukiji nel sito di Toyosu, il Governatore all'epoca della decisione, il conservatore Shintaro Ishihara, si è assunto, durante una conferenza stampa convocata dallo stesso lo scorso 3 marzo, la responsabilità politica della tanto controversa decisione. Circa l'elevatissimo inquinamento dei suoli rilevato a Toyosu Ishihara si è giustificato affermando che all'epoca (siamo nel 2001) gli venne riferito che esistevano tecnologie in grado di affrontare e risorvere il problema della contaminazione (cosa che comunque non spiega se ciò ha influenzato positivamente o negativamente per le casse della Prefettura il prezzo di acquisto dell'area). Il prossimo 20 marzo Ishihara sarà chiamato a testimoniare davanti alla commissione istituita dall'Assemblea Metropolitana per far luce sulla vicenda.
Sul fronte lavoro, dopo diverse interrogazioni parlamentari e dopo le lotte condotte da Zenroren, il gruppo dei trasporti Yamato ha annunciato, lo scorso 4 marzo, che pagherà gli straordinari fino ad ora non corrisposti a circa 70.000 lavoratori.
(con informazioni di Japan Press Weekly 1 – 7 mar. 2017; un.org; japan.kantei.go.jp; mod.go.jp; mofa.go.jp; fmprc.gov.cn; kcna.kp; the-japan-news.com; asahi.com)