Sabato, 14 Giugno 2014 00:00

Cannes a Firenze

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Ancora una volta Firenze si dimostra appetibile all’estero. Non a caso per 6 giorni al cinema Fulgor si è assistito, in anteprima, a una selezione dei migliori film in concorso a Cannes 2014.
In attesa dell’uscita in sala (prevista per il prossimo autunno),eccovi un assaggio.

Non sono riuscito a vedere tutto, anche perché la qualità di questa edizione non era così elevata. Premesso questo, c’erano due film importanti che non hanno vinto premi ma che sono molto importanti per vari motivi: il primo è “Deux jours, une nuit” (due giorni,una notte), il nuovo attesissimo lavoro dei fratelli belga Jean Pierre e Luc Dardenne, mentre il secondo è stato annunciato come l’ultimo film dell’inglese Ken Loach (”Jimmy’s hall”).
I caratteri distintivi del loro cinema sono il basso costo della produzione, il crudo realismo della narrazione, gli attori spesso e volentieri non professionisti, il gusto per i temi politici ed etici.
E poi hanno vinto entrambi la Palma d’Oro a Cannes in precedenti edizioni.

Ma partiamo dai Dardenne.
La loro pellicola, attualissima, parla di Sandra (la star francese Marion Cotillard) che, causa depressione, ha preso dei giorni di riposo. I suoi capi scelgono il taglio del suo posto e, per non ammetterlo pubblicamente, escogitano una “bella trovata”: licenziamento di Sandra e bonus economico per gli altri 16 lavoratori.
Viene fatta la votazione: l’esito è scontato, ma è palesemente influenzato dai padroni. Viene rifatto a scrutinio segreto. Nel frattempo Sandra ha il weekend (i due giorni e una notte del titolo) per convincere i suoi colleghi a puntare su di lei. Le bastano 9 voti.
Ce la farà la bella Marion a far ricredere gli altri lavoratori?
I Dardenne, in tempi di crisi, pongono un problema fondamentale: puntare sull’umanità o sull’avidità? Un bel dilemma anche se i fratelli puntano sulla prima senza scoraggiarsi, nonostante i tempi di crisi.

 

Della stessa onda è, ovviamente, anche “il rosso” Ken Loach.
Nel 2006 vinse la Palma d’Oro con il magistrale “Il vento che accarezza l’erba”. Ecco che questa nuova opera è il sequel ideale.
Siamo in Irlanda negli anni ’20. Si narra la storia vera di Jimmy Gralton, l’unico irlandese che è stato cacciato dal suo Paese. I libri di storia hanno omesso queste pagine ma Loach sa illustrarle come pochi. Perché quest’uomo ha meritato questa sorte?
Perché era comunista.
Gralton è un giovane, carismatico e ferrato attivista politico, costretto una prima volta ad emigrare dall'Irlanda negli Stati Uniti. I fascisti e gli esponenti della Chiesa del suo villaggio, da sempre collusi con gli interessi dei ricchi, avevano paura dei comunisti. La pensavano come Winston Churchill quando diceva che “il fascismo è il miglior antidoto contro il veleno del comunismo”.
In realtà per conservare dovevano mantenere il popolo ignorante. Così Jimmy fu costretto a partire per gli Stati Uniti dove vide cose belle e brutte: la speculazione, le lotte razziali, la crisi del ’29, la musica jazz.
Dieci anni dopo, una volta tornato a casa, ritrova la sua gente ad accoglierlo. Tutti gli chiedono di riaprire una sala da ballo (la hall del titolo) che aveva tutti i presupposti di essere una sorta di casa del popolo. Ecco che numerosi volontari, tra cui molti giovani disoccupati, accorsero per ricostruire la sala e per renderla un luogo di cultura e svago: c’erano varie discipline che spaziavano dalla letteratura alla boxe, passando dal disegno.
Il progetto trovò ben presto la forte ostilità delle istituzioni locali e della Chiesa, timorosi di perdere il controllo del potere soprattutto sulle giovani generazioni.
Ed ecco che i vecchi fantasmi del passato torneranno a bussare alla porta della Jimmy’s hall, il conflitto riesploderà ancora più vigoroso.
E poi c’è l’antica disputa della questione irlandese, visto che gli inglesi non hanno mai perdonato a Loach il suo mancato appoggio alla madrepatria.
Il rosso Ken ne ha per tutti,ma alla fine è l’umanità che fa la differenza (straordinaria la metafora della “biciclettata” finale).
In fondo la grandezza di Ken Loach è tale che cambia terreno ma mai i temi di fondo. Prima la fabbrica, la guerra, il calcio, l’alcool, l’amore e, ora, il ballo, ma è l’amore per la vita che fa la differenza. E l’impegno viene di conseguenza.
Se vogliamo essere felici, dobbiamo riprenderci la nostra vita che non è in mano,come ci dicono e ci fanno credere, a politici,banchieri, imprenditori e compagnia cantante.
Chissà cosa succederebbe se Loach e i Dardenne facessero un film insieme.
Intanto, in tempi di rottamazione, nel cinema viene da chiederci che mondo sarebbe senza questi vecchi e indomabili leoni che,come il buon vino,più invecchiano e più migliorano.

 

DEUX JOURS, ONE NUIT (Francia, Belgio 2014)
Regia: Jean Pierre e Luc Dardenne
Cast : Marion Cotillard, Fabrizio Rongione
Distribuzione italiana : BIM (info su www.bimfilm.com\catalogo)
Valutazione : *** ½

JIMMY’S HALL (Gran Bretagna, Irlanda 2014)
Regia: Ken Loach
Cast : Barry Ward, Simone Kirby
Distribuzione italiana : BIM (info su www.bimfilm.com\catalogo)
Valutazione : ****

Ultima modifica il Venerdì, 13 Giugno 2014 15:48
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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