Lo scopo di Nathan è quello di investigare sull’umano tramite una macchina; il protagonista Caleb Smith (Domhnall Gleeson) dovrebbe testare la macchina ma durante le sessioni di collaudo lo spettatore verrà confuso su chi veramente stia testando chi.
L’androide (Alicia Vikander) è stato creato prendendo tutte le informazioni presenti sul più grande motore di ricerca, quindi riesce a conoscere ogni cosa sia stata postata su internet, dai pensieri, alle foto,ai video, ai luoghi, ecc. In tal modo la macchina quindi riesce a districarsi di fronte ad ogni domanda in modo naturale e riuscendo a ribaltare le questioni poste. L’IA è visivamente ben fatta, le trasparenze del suo corpo e la costruzione in computer grafica sembrano reali e non si nota lo stacco fra la faccia (appartenente all’attrice) e la restante parte del corpo creata artificialmente. Il film dal punto di vista della fotografia è ben fatto, le immagini, sia degli interni, sia degli esterni, sembrano portarci in una dimensione di quiete e profondità.
Il film ci lascia, però, con l’amaro in bocca: troppi particolari stonano, le citazioni che vorrebbero essere molto profonde non riescono però a colpirci perché vengono pronunciate senza alcuna forma di patos, il rapporto fra i due personaggi principali non viene chiarito, mancano spiegazioni rilevanti necessarie per la trama, ma soprattutto la domanda che il coprotagonista pone anche se non è lasciata priva di risposta lascia la sensazione che il messaggio che il film sembra trasmettere sia più che mai contraddittorio.
Bisogna ammettere però che a differenza di IA di Spielberg o dell’Uomo Bicentenario, il robot protagonista ha molto più fascino e la sua intelligenza è molto più sviluppata e dignitosa per essere un computer, anche se pecca in sentimenti e rapporto con gli umani.
Voto ***/5