Domenica, 02 Agosto 2015 00:00

Ex Machina

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Ex machina

Alex Garland esordisce con il suo primo film, Ex machina, un film di fantascienza. Garland ci ha già regalato molte sceneggiature divenute dei cult per appassionati del genere horror, come 28 Giorni Dopo e 28 Settimane Dopo, ma anche sceneggiature per film drammatici come Non Lasciarmi, tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro. La prima prova alla regia però non è all’altezza dei precedenti film.
La domanda che il film si pone e a cui tenta di dare una risposta è formulata dal coprotagonista, Nathan Bateman (Oscar Isaac), durante uno dei suoi lunghi monologhi “La sfida non è agire automaticamente, è trovare un’azione che invece non sia automatica, che sia dipingere, respirare o parlare, o scopare, o innamorarsi”: se la sfida sembra essere posta alla macchina, vi state sbagliando, nella realtà del film la domanda è posta all’uomo.

Lo scopo di Nathan è quello di investigare sull’umano tramite una macchina; il protagonista Caleb Smith (Domhnall Gleeson) dovrebbe testare la macchina ma durante le sessioni di collaudo lo spettatore verrà confuso su chi veramente stia testando chi.
L’androide (Alicia Vikander) è stato creato prendendo tutte le informazioni presenti sul più grande motore di ricerca, quindi riesce a conoscere ogni cosa sia stata postata su internet, dai pensieri, alle foto,ai video, ai luoghi, ecc. In tal modo la macchina quindi riesce a districarsi di fronte ad ogni domanda in modo naturale e riuscendo a ribaltare le questioni poste. L’IA è visivamente ben fatta, le trasparenze del suo corpo e la costruzione in computer grafica sembrano reali e non si nota lo stacco fra la faccia (appartenente all’attrice) e la restante parte del corpo creata artificialmente. Il film dal punto di vista della fotografia è ben fatto, le immagini, sia degli interni, sia degli esterni, sembrano portarci in una dimensione di quiete e profondità.

Il film ci lascia, però, con l’amaro in bocca: troppi particolari stonano, le citazioni che vorrebbero essere molto profonde non riescono però a colpirci perché vengono pronunciate senza alcuna forma di patos, il rapporto fra i due personaggi principali non viene chiarito, mancano spiegazioni rilevanti necessarie per la trama, ma soprattutto la domanda che il coprotagonista pone anche se non è lasciata priva di risposta lascia la sensazione che il messaggio che il film sembra trasmettere sia più che mai contraddittorio.
Bisogna ammettere però che a differenza di IA di Spielberg o dell’Uomo Bicentenario, il robot protagonista ha molto più fascino e la sua intelligenza è molto più sviluppata e dignitosa per essere un computer, anche se pecca in sentimenti e rapporto con gli umani.

Voto ***/5

Ultima modifica il Sabato, 01 Agosto 2015 12:33
Lorenzo Palandri

Sono nato a Firenze il 07-02-1990. Diplomato nel 2009 al Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, frequento a tutt’oggi la Facoltà di Ingegneria, e sono iscritto al corso di Laurea in Ingegneria Civile. Sono rappresentante degli studenti del corso di laurea e della facoltà. I miei interessi sono la politica, il cinema, la letteratura e il buon vino.

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