Il rapporto tra Nadja e la madre nasce dalla necessità di quest’ultima di riuscire a rivivere le emozioni della contestazione universitaria e lo si comprende dai continui ricordi che essa ci racconta; in quel periodo Susanna era sempre alla testa dei cortei e non credeva ad alcun tipo di compromesso, ma ormai vive una vita borghese che la rende apatica -l’unico momento di felicità si intravede quando il marito le regala una collana-: in Nadja vede finalmente la possibilità di rivivere quei momenti provando a mettere in pratica i suoi ideali plasmando una persona sul proprio modello. Il padre è forse però l’unico personaggio positivo del film, più per il suo cercare sempre di accontentare la moglie non comprendendo quello che gli accade attorno che per una reale volontà, ma è l’unico che decide di insegnare qualcosa di importante a Nadja: il libro di poesie che la ragazza legge durante tutto il film tenta di far conoscere le radici ucraine a cui è stata strappata per la prostituzione. L’evasione dalla normalità viene ricercata da tutto il contorno di personaggi, oltre la madre, il figlio la sfrutta sessualmente fingendo di esserne innamorato, gli amici di famiglia da un lato la considerano come una colf e dall’altro vogliono riuscire ad andarci a letto riportandola nella condizione di prostituta.
Il vero pregio del film è la sceneggiatura: ogni scena non è lasciata al caso, ma è studiata in ogni minimo particolare, non ci sono momenti morti. Nel complesso il film non annoia anche se tecnicamente non esalti, l’unico cambio drastico si ha quando la ragazza viene portata dal figlio in città e i colori e le facce, simili alle inquadrature iniziali di Giù La Testa, ci fanno comprendere lo stato d’animo della ragazza e il modo in cui la vedono i paesani, tutti i paesani, dai ragazzi in motorino, gli anziani al circolo e il poliziotto appostato, nessuno escluso. Gli attori bravi ma non bravissimi sono molto azzeccati, anche se forse si cade ogni tanto nel cliché.
Ivan Di Matteo ci dimostra come sia impossibile l’integrazione e l’uscita di una persona dalla propria condizione sociale ed economica se l’unica possibilità concessa, gli viene data non da un organizzazione ma da un individuo. Il film è un attacco a tutte quella bella gente che crede di riuscire a cambiare il mondo stando in un salotto e adattarlo alla propria visione del mondo, ma di fronte alle difficoltà si rifugiano prima nel rifiutare la realtà e poi nell’attaccarla. La madre, simbolicamente la sinistra salottiera, attacca Nadja non perché non è stata capace lei stessa a farla vivere bene, ma si rinserra nell’idea che Nadja non sia capace di uscire dalla propria condizione.
Voto ***