La protagonista Essie Davis, non molto nota in Italia se non per la partecipazione a ruoli di secondo piano nei film della serie Matrix e La Ragazza Con L’orecchino di Perla, riesce con una grande prova di recitazione a trasmetterci le trasformazioni psicologiche e fisiche che subisce lungo tutto lo svolgimento del film, tanto che questa performance le è valsa la nomination come migliore protagonista femminile all’AACTA Award.
Il mostro del film che non si vede se non quasi alla fine rimane abbozzato: la sua inquietante presenza è infatti solo annunciata dalle lunghe mani artigliate pronte a dilaniare e spaventare personaggi e spettatori. La bravura della regista sta anche nel fatto di non essersi mai affidata alla computer grafica, cosa che la distanzia molto da gli altri film horror oggi sulla scena; non si cade mai nello splatter e la tensione sale per tutto il film senza abbandonarci neanche dopo la fine. Il finale infatti è lasciato alla libera interpretazione dello spettatore, che sarà portato a intravedere spiegazioni diverse a seconda della propria esperienza reale e cinematografica e soprattutto a forti discussioni con gli altri spettatori.
Il film è continuamente inframmezzato dai sogni della madre, lasciando quindi lo spettatore incapace di comprendere se quello che vede sia la realtà o se si tratti piuttosto di una dimensione onirica. La peculiarità di “The Babadook” inoltre sta anche nella sua capacità di andare a scandagliare, nonostante il genere, nell’animo umano, riuscendo a mescolare con l’angoscia e la paura anche momenti di delicatezza e tenerezza, che però a loro volta sono forieri di una tensione psicologica piuttosto sottile. In alcune scene lo spettatore potrebbe essere portato persino a lasciarsi sfuggire qualche lacrima, soprattutto nell’episodio del compleanno del figlio e nelle notti di paura in cui la madre abbraccia quest’ultimo, per poi subito sentire un odio profondo per la madre per il modo in cui tratta il bambino.
Interessante e anche da notare la critica un po’ velata che viene fatta sia del sistema dell’assistenza sociale australiano, sia del mondo del lavoro. La madre è sottopagata e non ha alcuno aiuto da parte né dello stato né delle amiche, l’unico momento in cui lo stato interviene è quando deve valutare se portarle vie il figlio o no. Il tocco femminile si può notare nella caratterizzazione psicologica della madre, la sua angoscia mentre ripensa al marito morto proprio mentre dava alla luce il figlio ci rende partecipi e comprensivi della sua condizione.
The Babadook è un film che lascerà un segno nel cinema di genere horror, probabilmente rilanciando (finalmente) la parte più psicologica e meno splatter ormai abbandonata da molto tempo.
Piccolo Spoiler: Per i deboli di cuore ad un certo punto si vede una testa tagliata, unica pecca forse cercata per dimostrare di conoscere anche le tendenze più splatter di oggi, facendo forse l’occhiolino alle trovate simili di Edgar Wright; l’episodio comunque non è strutturato per far paura allo spettatore ma per comprendere il rapporto madre padre figlio.