Martedì, 21 Luglio 2015 00:00

The Babadook

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The Babadook

Il film da poco uscito è l’opera prima di Jennifer Kent, con la quale la regista australiana si è aggiudicata molti premi, fra cui il miglior horror del 2015 della rivista Empire. Se leggendo qua e là si crede di trovarsi di fronte alla solita storia dell’uomo nero ci si sta sbagliando: infatti, pur attingendo molto dalla tradizione di film in cui i titoli noti sono Boogeyman e Hide and Seek (Qualcuno nel Buio), il film è un mix molto ben azzeccato di paura, thriller psicologico e dramma.

Come molti altre pellicole film del genere, anche questa è ambientata in una casa monofamiliare e i protagonisti sono una madre, ormai sola, e un bambino con problemi psicologici; fin qua tutto già visto ma l’autrice riesce a mixare al meglio le esperienze cinematografiche di altri autori. I rimandi infatti sono molti: oltre i titoli sopra citati, lungo tutta la durata del film il comportamento della protagonista rimanda a quello di Christian Bale in El Maquinista (L’uomo senza sonno), il fatto di soffrire di insonnia permette all’autrice di confondere per tutto il film lo spettatore, lasciando molti interrogativi che non verranno comunque risolti.

La protagonista Essie Davis, non molto nota in Italia se non per la partecipazione a ruoli di secondo piano nei film della serie Matrix e La Ragazza Con L’orecchino di Perla, riesce con una grande prova di recitazione a trasmetterci le trasformazioni psicologiche e fisiche che subisce lungo tutto lo svolgimento del film, tanto che questa performance le è valsa la nomination come migliore protagonista femminile all’AACTA Award.

Il mostro del film che non si vede se non quasi alla fine rimane abbozzato: la sua inquietante presenza è infatti solo annunciata dalle lunghe mani artigliate pronte a dilaniare e spaventare personaggi e spettatori. La bravura della regista sta anche nel fatto di non essersi mai affidata alla computer grafica, cosa che la distanzia molto da gli altri film horror oggi sulla scena; non si cade mai nello splatter e la tensione sale per tutto il film senza abbandonarci neanche dopo la fine. Il finale infatti è lasciato alla libera interpretazione dello spettatore, che sarà portato a intravedere spiegazioni diverse a seconda della propria esperienza reale e cinematografica e soprattutto a forti discussioni con gli altri spettatori.

Il film è continuamente inframmezzato dai sogni della madre, lasciando quindi lo spettatore incapace di comprendere se quello che vede sia la realtà o se si tratti piuttosto di una dimensione onirica. La peculiarità di “The Babadook” inoltre sta anche nella sua capacità di andare a scandagliare, nonostante il genere, nell’animo umano, riuscendo a mescolare con l’angoscia e la paura anche momenti di delicatezza e tenerezza, che però a loro volta sono forieri di una tensione psicologica piuttosto sottile. In alcune scene lo spettatore potrebbe essere portato persino a lasciarsi sfuggire qualche lacrima, soprattutto nell’episodio del compleanno del figlio e nelle notti di paura in cui la madre abbraccia quest’ultimo, per poi subito sentire un odio profondo per la madre per il modo in cui tratta il bambino.

Interessante e anche da notare la critica un po’ velata che viene fatta sia del sistema dell’assistenza sociale australiano, sia del mondo del lavoro. La madre è sottopagata e non ha alcuno aiuto da parte né dello stato né delle amiche, l’unico momento in cui lo stato interviene è quando deve valutare se portarle vie il figlio o no. Il tocco femminile si può notare nella caratterizzazione psicologica della madre, la sua angoscia mentre ripensa al marito morto proprio mentre dava alla luce il figlio ci rende partecipi e comprensivi della sua condizione.
The Babadook è un film che lascerà un segno nel cinema di genere horror, probabilmente rilanciando (finalmente) la parte più psicologica e meno splatter ormai abbandonata da molto tempo

Piccolo Spoiler: Per i deboli di cuore ad un certo punto si vede una testa tagliata, unica pecca forse cercata per dimostrare di conoscere anche le tendenze più splatter di oggi, facendo forse l’occhiolino alle trovate simili di Edgar Wright; l’episodio comunque non è strutturato per far paura allo spettatore ma per comprendere il rapporto madre padre figlio.

Ultima modifica il Lunedì, 20 Luglio 2015 18:21
Lorenzo Palandri

Sono nato a Firenze il 07-02-1990. Diplomato nel 2009 al Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, frequento a tutt’oggi la Facoltà di Ingegneria, e sono iscritto al corso di Laurea in Ingegneria Civile. Sono rappresentante degli studenti del corso di laurea e della facoltà. I miei interessi sono la politica, il cinema, la letteratura e il buon vino.

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