Lunedì, 21 Novembre 2016 00:00

Animali Notturni: amore come violenza e vendetta per Tom Ford

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Nel 2009 fu un'autentica sorpresa.

Lo stilista Tom Ford esordiva alla regia con lo splendido A single man che gli fruttò diversi premi, tra cui la Coppa Volpi (per la straordinaria performance di Colin Firth) al Festival di Venezia. Solo il monologo sulle minoranze valeva il prezzo del biglietto (potete vederlo qui).

Eppure questo ambizioso personaggio è conosciuto più che altro per aver "aiutato" case di moda come Gucci e Yves Saint Laurent. E poi è noto perchè da 30 anni ha una relazione con il giornalista inglese Richard Buckley. Cosa che si può riscontrare nella sua opera prima come regista. Le sue collezioni, la sua autorevolezza, le sue provocatorie e aggressive campagne pubblicitarie hanno reso le case di moda più proficue e più ricche. Poi ha lasciato perchè non si sentiva libero di creare.

Il cinema lo ha rimesso in gioco e in questo secondo film si vede eccome. Per Tom Ford ogni forma d'arte ha il suo perchè. Non deve sorprendere, pertanto, che le sue idee abbiano grande efficacia anche nella settima arte. Anche in questo campo si è rivelato straordinariamente dotato, ricco d'intelligenza e non ha bisogno della ricerca del successo facile al botteghino.

Dopo lo straordinario esordio, tutti lo aspettavano al varco con l'opera seconda. Sette anni dopo ecco un nuovo passaggio al Festival di Venezia (edizione 2016) dove ha, ancora una volta, lasciato il segno: Gran Premio della Giuria e critiche piuttosto positive ovunque. L'opera in questione si chiama Animali notturni, che Universal ha finalmente distribuito anche in Italia.

Proprio il nostro disastrato Paese è stato una grande manuale per Tom Ford: aldilà della sua collaborazione con Gucci, sembra essersi ispirato a una vecchia lezione di Massimo Troisi e a una abbastanza recente di Giuseppe Tornatore (tuttavia non risparmia omaggi anche a Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, a Kubrick, Hitchcock e De Palma).

Partendo dal romanzo Tony e Susan di Austin Wright, Ford questa volta analizza la coppia riproponendo anche il dolore caratterizzante l'opera prima. Se in A single man si parlava soprattutto di solitudine, qui si parla dei problemi che la relazione comporta. L'amore non sempre è positivo, è visto come una lotta di classe tra uomini e donne, avvicinandosi alle lezioni di Pensavo fosse amore e invece era un calesseLa migliore offerta.

Ford però va oltre: questo sentimento sa essere cupo, violento oltre che vendicativo. Tutto dipende "dal punto in cui ci si vuole spingere". Finalmente qualcuno ha il coraggio di osare.

La protagonista della storia si chiama Susan (Amy Adams, bellissima e straordinariamente espressiva), un'artista ricca, depressa. Conduce una vita agiata e, sotto la superficie, è insoddisfatta con il ricco marito. La scossa però arriva ben presto: il suo ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) le spedisce un manoscritto misterioso chiamato Animali notturni. Lei capisce che lui ha ancora rancore per quello che fece lei: infatti il nome del libro era il soprannome che le dette quando erano sposati. Susan, in realtà, ha molte colpe sul fallimento del matrimonio. 19 anni fece una cosa crudelissima a Edward e poi finì per sposare il benestante Walker (Armie Hammer). Peccato che lui la tradisca, ma lei in questo non si ribella. Così la donna, già abbastanza in crisi, si mette i suoi enormi occhialoni neri stile "a single man" (una vera e propria maschera pirandelliana) e, incuriosita, inizia a leggere il romanzo. Risultato? Non dorme la notte, incubi e sensi di colpa a go-go.

Il film diventa una sorta di scatola cinese. Una storia dentro l'altra. Realtà e finzione si fondono, grazie a un montaggio mai così accattivante. Ciò che vediamo è il riflesso del pensiero di una donna che legge il libro, che è scritto da Edward. Lo so sembra Marzullo, ma la cosa si fa molto interessante, psicologicamente parlando.

Poi ad un certo punto, il meccanismo narrativo si divide in tre: il passato, il presente della coppia e la "deformazione" del romanzo. La storia è un noir ambientato nel cuore di una notte cupa e nera nel deserto del Texas. Sembra di essere in un libro di Cormac McCarthy. Nel manoscritto, Tony (alter ego di Edward, interpretato anch'esso da Jake Gyllenhaal) è un uomo a cui hanno ucciso moglie e figlia (particolare non da poco: entrambe hanno i capelli rossi come Susan). Cerca giustizia e vendetta contro un gruppo di sbandati e assassini, aiutato dallo sceriffo del posto (Michael Shannon).

C'è un continuo viavai di flashback e flashforward. Susan riesce ad immedesimarsi totalmente nel racconto, come vorrebbe l'ex. Sembra Bastian de "La storia infinita", perchè il corso degli eventi del romanzo lascerà alcuni strascichi: i fantasmi del matrimonio tornano a galla, tra verità insabbiate e cose non dette.

Questo film è un atto d'accusa contro le apparenze, utilizzate come paravento per non dirsi la verità. Anche il matrimonio è la cartina tornasole di questo concetto. Questo è il pensiero di Tom Ford, in soldoni. Sia Susan sia Edward usano l'arte per rivelare loro stessi, ma tra i due c'è una differenza sostanziale: lei espone nella sua galleria i riflessi della sua esistenza per formalizzare il suo disagio, lui invece ci va giù pesante,attraverso le pagine del libro, esponendosi apertamente attraverso una rancorosa vendetta. Scrivere, per lui, è la cura (personalmente condivido) mentre per lei l'arte è qualcosa per passare il tempo.

A tal proposito il regista affonda, in stile Bunuel, la vita borghese, gli snob, i valori dei repubblicani, l'educazione e gli atteggiamenti di Susan. Perchè la donna si subordina al marito benestante e infierisce con il buon Edward? "Ti piace ciò che fai? O ti fai guidare?" - fa dire Tom Ford a Susan attraverso uno dei suoi personaggi. Questa fase è davvero ben congegnata nello splendido dialogo in cui la navigata Laura Linney (la madre di Susan) ammonisce la giovane figlia: "ciò che ora ami di lui, un giorno lo odierai. Vedrai che quando invecchierai, diventerai come me". Oltre alla madre, ci sono poi il romanzo e le parole dell'ex che risuonano nella testa di Susan. "Devi fare attenzione quando ami qualcuno. Potrebbe non capitarti più".

Nel complesso c'è da dire che Tom Ford fa un cinema per niente banale e piuttosto ricco di contenuti, coadiuvato da un ottimo cast tecnico e artistico: lo straordinario montaggio di Joan Sobel è serrato e coniuga perfettamente l'incastro delle storie (solo apparentemente slegate), la fotografia di Seamus McGarvey (Avengers) è splendida e poi ci sono le sublimi interpretazioni degli attori. Jake Gyllenhaal, come al solito, è straordinario per la sua varietà di espressioni, Michael Shannon sembra piuttosto a suo agio nei panni dello sceriffo, Laura Linney (la madre di Susan) sfrutta la sua esperienza nell'unica scena che ha. Sopra tutti però c'è una grandissima attrice che regge quasi da sola il film: si chiama Amy Adams (che a gennaio vedremo anche in Arrival di Dennis Villeneuve).

In questa pellicola Tom Ford sa dirigerla alla grande e, da buon stilista, sa esaltare in maniera lussuriosa la sua bellezza (considerate che la Adams ha 42 anni). I suoi sguardi, la sua glacialità e la sua lenta implosione interiore sono il motore del film. Anche il make up ha il suo perchè nel contesto della storia.

Ancora una volta il regista rivela la sua ossessione per le donne dai capelli rossi. In questo film quasi tutte hanno questo risalto cromatico e, se ricordate, c'era anche Julianne Moore nel precedente A single man. Ford pare ossessionato da queste femmine particolarmente enigmatiche, tanto che ciò influisce anche nella composizione delle inquadrature (oltre agli abiti e al make up). È un film da vedere, è stilisticamente lussuoso, modaiolo (e non poteva essere altrimenti) e ha alcuni eccessi (i titoli di testa con donne "boteriane").

A tutte le persone che credono che l'amore sia solo una forza positiva, raccomando vivamente un'accurata visione del film. In attesa del terzo gioiello firmato Tom Ford.

TOP

La cura dei particolari, lo stile di Tom Ford, il montaggio serrato e avvincente, le interpretazioni straordinarie di Jake Gyllenhaal e Amy Adams. Quest'ultima in particolare riesce a riprodurre una serie di sfumature solo con lo sguardo, grazie anche a un make-up particolarmente efficace. Il finale, seppur un po' prevedibile, è coerente con il contesto dell'opera.

FLOP 

È un film per cuori forti. Non piacerà a coloro che cercano un cinema lineare e minimalista, povero di fronzoli e orpelli. Anche a livello di inquadrature è molto ricco e lussurioso, per non dire modaiolo. Il finale sa di già visto.

ANIMALI NOTTURNI **** (USA 2016)

Regia e Sceneggiatura: Tom FORD Cast: Jake GYLLENHAAL, Amy ADAMS, Michael SHANNON, Isla FISHER, Aaron TAYLOR JOHNSON, Laura LINNEY, Andrea RISENBOROUGH, Michael SHEEN, Armie HAMMER

Durata: 1h e 55 minuti

Distribuzione: Universal Pictures

Uscita: 17 Novembre 2016

Immagine liberamente ripresa da timedotcom.files.wordpress.com

Ultima modifica il Sabato, 19 Novembre 2016 00:52
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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