Sembra un crogiolo ottenuto dalla fusione di Paradiso amaro di Alexander Payne, mescolato ai coloratissimi Tenenbaum di Wes Anderson, con sprazzi di filosofie alla Into the wild di Sean Penn.
Purtroppo però tutta questa diversità esibita (e compiaciuta) diventa più normale della realtà. È questo il difetto più grosso del film che ha partecipato all'ultimo Festival di Roma. Non è una brutta pellicola questa.
Ci sono riflessioni importanti su temi quali la famiglia, la libertà, l'educazione, la diversità, il consumismo, l'isolamento, i valori della società e quant'altro. Secondo il regista il conformismo è malattia, ma in sostanza il paradosso di questo film è che esalta la normalità. Vi spiego il perchè.
Il capofamiglia Ben (l'ottimo Viggo Mortensen) è un alternativo padre padrone che si fa chiamare Captain Fantastic. Ha insegnato ai propri figli una vita diversa, lontana dai riflettori e dai trambusti. Vivono immersi nella natura, ai margini della città. Ben ha 6 figli di età compresa dai 6 ai 20 anni. Insieme fanno di tutto: studiano, suonano, cacciano procurandosi da mangiare, si confrontano su sesso, politica e filosofia marxista, imparano lingue straniere, fanno yoga e attività fisica. Il tutto rigorosamente da autodidatti. La scuola pubblica è inefficace, le religioni non devono essere organizzate gerarchicamente. Il consumismo è un tabù, i medici sono delle interfacce per far vendere le medicine alle case farmaceutiche, la tv e gli abiti di marca sono cose che non esistono (per loro la Nike è la dea della vittoria). Quando la bimba di 6 anni chiede cosa sia il sesso durante una conversazione, il padre prima le risponde e poi le dà in pasto un manuale sull'argomento. Tanto per fare un esempio.
Un giorno però la moglie di Ben muore, dopo aver sofferto di disturbo bipolare. Insieme la famiglia prende una decisione: rispettare le volontà del testamento della donna ad ogni costo. Questa scelta sarà difficile perchè costringerà tutti a confrontarsi con il mondo reale, compresi i parenti. Il suocero di Ben (Frank Langella) in particolar modo non vuole nemmeno sentir nominare il capofamiglia.
Ha perfino organizzato un funerale "normale" che cozza con l'educazione di Ben (splendida la scena della cerimonia, da vedere e rivedere). Così salgono a bordo di Steve, il bus di famiglia arredato come un camper, e partono verso la casa dei parenti della donna. Fregandosene altamente delle conseguenze di questo viaggio. Il confronto con altri comuni mortali, metterà in dubbio l'unità familiare. Gli ideali educativi di Ben vacilleranno? Il suo concetto di libertà rimarrà lo stesso? Tuttavia, mentre quest'ultimo ha vissuto esperienze conformiste, i suoi figli, che hanno vissuto in un mondo ovattato, non sanno cosa significhi tutto ciò. Ripetono slogan come "abbasso il sistema", ma non ne conoscono la vera essenza.
Tra una battuta e una domanda, così si arriva al vero messaggio: la vita è fatta di compromessi. Si può essere alternativi, ma nel modo giusto. Si può decidere di non conformarsi, ma il mondo è fatto di regole, che ci piaccia o meno. Il libero arbitrio e il senso di responsabilità ci devono essere, intendiamoci. L'unica cosa che ci deve essere nella vita delle persone è senza dubbio la cultura. L'importante è il dosaggio. L'educazione e l'essere genitori sono gran brutte bestie. Non c'è una sola ricetta uguale per tutti. Tutto ciò diventa particolarmente problematico per il povero Ben, ma anche per il regista. In fondo il rischio è che il fantastic diventi ideal o peggio ancora normal. Come la famiglia felice del Mulino Bianco.
TOP
Matt Ross mette in luce le contraddizioni e i problemi dell'educazione hippie, oltre che a contraddire quelle della società "normale" - Viggo Mortensen tiene a galla il film, aiutato dai giovani coprotagonisti - I temi che il regista intende esporre con allegria, facendo esplodere le contraddizioni dei vari modelli - Matt Ross sceglie come modelli alcuni film di Wes Anderson, di Alexander Payne e Sean Penn, "unendoli" con discreta armonia
FLOP
Il finale piuttosto prevedibile - Il film è ruffiano perchè esibisce una diversità che poi si rivela normalità. Il politicamente scorretto diventa politically correct, il ribelle diventa ordinario. - La cover melodica "all together" di Sweet Child O' Mine dei Guns N Roses è improponibile per gli amanti del rock. - Il film fieramente "indie" (o indipendente) si conforma e rischia di essere ipocrita.
CAPTAIN FANTASTIC *** (USA 2016)
Regia e sceneggiatura: Matt ROSS
Cast: Viggo MORTENSEN,
Frank LANGELLA,
Steve ZAHN
Durata: 2h
Distribuzione: Good Films
Uscita: 7 Dicembre 2016